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Torna il desiderio

di Francesco De Luca

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Già di prima mattina la vista solletica il desiderio del mare. Chiara la luce, la superficie dell’acqua ravviva l’azzurro che si stende calma fino alla Botte e oltre, dove il profilo di Ventotene chiude l’orizzonte.

A Frontone qualche barchetta a vela alla fonda punteggia la rada, agitata dalle ruspe all’opera per costruire la piccola scogliera.

Senza onde, il levantuolo punge il corpo baccellato di Ponza. Entra una  ‘zaccalena’  dopo la notte trascorsa a pesca. Ieri in pescheria si vendevano le sarde. E’ inconsueto vederle sui banchi di vendita perché sono state surclassate dalle alici. Meno spinose e meno grasse.

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Sotto i faraglioni della Madonna staziona un piccolo natante, e un uomo fa il bagno nelle vicinanze. Perché il sole, nelle ore in cui brilla, accalda l’aria e spinge il corpo a trovare refrigerio. L’uomo di città è disinibito e non si ferma al dettato che la tradizione paesana inculcava: mai fare il bagno prima di san Giovanni.

Ma Ponza è ormai lanciata nell’universo turistico. Si adatta ai richiami delle mode, alle impellenze di un mondo che travolge con forza ogni rifugio di tradizione.

Il piccolo popolo ponzese, fiero della sua manualità, ricca della furbizia costruita sull’esperienza, è diventato una massa di imprenditori. Che in nero privilegia il lavoro dei non residenti, che produce una ricchezza fiscale ridicola, e che in questi giorni è agitata dalla smania elettorale. Per accaparrarsi il referente politico più influente, che lo aiuti, domani, nella sua impresa.

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Girano bigliettini di propaganda come esche tossiche. Perché le forze politiche hanno presentato candidati inquisiti, con reati accertati, passati fra i partiti di varia sponda.

Mi appare degno di riflessione il fatto che un’isola, lodata per la sua bellezza da coloro che vi erano obbligati a soggiornarvi perché bramosi di allargare la libertà ai diritti della gente, oggi non riesca a scorgere, nella sua bellezza naturale, l’invito più evidente a non sottostare alla corruzione, all’imbroglio dilagante, alla mancanza di una visione politica chiara.

L’Europa va cambiata perché noi dobbiamo cambiare in meglio. E perciò votare senza indugi. Scegliere chi non è corrotto. Non aspettarsi il meglio ma divenirne promotori.