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Storyboard. Un ricordo di Sergio Leone

di Tano Pirrone

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La teoria dei sei gradi di separazione in semiotica e in sociologia è un’ipotesi secondo la quale ogni persona può essere collegata a qualunque altra persona o cosa attraverso una catena di conoscenze e relazioni con non più di 5 intermediari. L’ho sperimentata personalmente più volte e vi assicuro che funziona.
Quando ho deciso di ricordare Sergio Leone, di cui ricorre oggi il 30° anniversario della morte, mi è subito venuto in mente Stefano, un allora giovane architetto, con il quale a metà degli anni ottanta strinsi una bella amicizia, che chiamai a collaborare in un progetto di lavoro e che mi aiutò a ristrutturare casa, con un ottimo lavoro, ancora oggi attuale.

Ci frequentammo a lungo e facemmo un viaggio insieme in Toscana, nella settimana di pasqua del 1985. Durante una mia visita a casa sua, parlandomi di lui, dei suoi studi e delle sue esperienze, mi disse che aveva lavorato per Sergio Leone, curando, nel suo penultimo film (Giù la testa, 1971) lo storyboard.
Cos’è lo storyboard? In campo cinematografico si tratta di una serie di disegni, in genere diverse centinaia, che illustrano, inquadratura per inquadratura, ciò che sarà poi girato sul set. Di solito sotto i disegni sono indicati i movimenti della macchina da presa (ad esempio: “panoramica a destra”, oppure “carrello in avanti”) e delle frecce ne indicano la direzione. Spesso altre frecce, poste all’interno dell’inquadratura, indicano i movimenti dei personaggi e degli oggetti. A volte è descritta la scena e sono riportati brani del dialogo, oppure si scrive il tipo di obiettivo che s’intende usare, la luce o l’atmosfera che si vuole creare e, in certi casi, si segnala addirittura il costo di un’inquadratura.

Sergio Leone fu un utilizzatore di questa modalità esecutiva. Ogni suo film aveva alle spalle un lavoro minuzioso di pre-confezionamento in immagini della storia che poi avrebbe girato sul set. Di Sergio Leone sapevo quello che tutti sapevano e avevo visto, ammirato tutti i suoi film. Stefano non si fece pregare: prese dal suo archivio un voluminoso fascicolo e mi mostrò le numerosissime tavole da lui magnificamente disegnate, nelle quali, su input del grande regista, aveva descritto, una dietro l’altra, tutte le scene che sarebbero andate a comporre il film.
Ancora oggi ricordo quelle tavole e mi sento affascinato dal mondo che sta dietro un film, della grande macchina organizzativa che ne permette la realizzazione. Mi piacerebbe rivederle.
Cercherò Stefano, col quale sono rimasto in contatto e gli chiederò di permettermelo. Lo farò oggi stesso. Sarà un modo come un altro per ricordare il grande maestro del cinema, non solo italiano, scomparso ormai da trent’anni, ma che vive attualissimo ancora oggi.
Ciao Sergio.

In attesa di poter vedere una tavola originale dal film di Sergio Leone, un famoso storyboard della storia del cinema; da Psyco (Psycho, 1960), di Hitchcock.

DA YouTube, il leggendario ‘triello’ nelle sequenze conclusive di “Il buono, il brutto, il cattivo”, 1966, di Sergio Leone. Un capolavoro di montaggio e di attenzione ai dettagli:

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YouTube player

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…con Clint Eastwood, Lee Van Cliff e Eli Wallach

Nota
Sul 30° anniversario della morte di Sergio Leone, leggi anche qui

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