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Altri commenti sul 25 aprile

segnalati da Tano Pirrone
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Stanco di riscrivere ogni anno le stesse cose, ogni anno insufficienti per il montare costante di un’oscura minaccia di qualunquismo fascistoide, nelle sue varie forme nostalgiche, neo, neonazi, populistiche ecc., mi metto a rimorchio di Sandro Russo, che ha citato l’ottimo compagno di viaggio Michele Serra, per offrire alla lettura e alla riflessione due brani, estrapolati dallo stesso giornale “comunista” La Repubblica, esattamente nella rubrica di Posta diretta dal “nostalgico” Corrado Augias.

Il primo brano è contenuto nella lettera di un lettore: <<…le parole di Ferruccio Parri — vicecomandante del Corpo volontari della libertà e primo presidente del Consiglio dell’Italia libera — pronunciate nel 1960 e ora contenute nel libro “Come farla finita con il fascismo” (Laterza, 2019):
« Noi non abbiamo da rinfocolare niente, non odi, non sentimenti di vendetta, non rivendicazioni, non vanità: ma abbiamo sempre il dovere della riaffermazione categorica che la storia d’Italia passa per questa tappa di liberazione, che non deve essere adulterata la scelta che fu alla sua origine. Non è lecito porre tutto il passato, la lotta di liberazione e il fascismo, sullo stesso piano e tutto confondere dentro un minestrone di dimenticanza, primo passo verso altre involuzioni ».
Parole che spiegano bene perché Parri sia stato la prima vittima dell’odio di qualunquisti e neofascisti dopo la Liberazione.>>

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Il secondo brano è la risposta data da Augias:
<<…Uno dei motivi ricorrenti oggi utilizzati per sminuire l’importanza della lotta di liberazione è di tipo pseudo- storico: il contributo militare ai fini della conclusiva vittoria fu scarso. Le azioni di alcune brigate partigiane male armate rispetto alla potenza di fuoco di due degli eserciti più forti del mondo non furono certamente risolutive. Fu un contributo, appunto — ma fu soprattutto un movimento il cui valore più grande è nel suo significato esemplare, di riscatto. Un popolo avvilito e diviso, ridotto alla miseria da un conflitto feroce combattuto a fianco di un regime omicida, ritrovava nelle azioni di quei giovani quel po’ di orgoglio che a liberazione finita — il radioso 25 aprile 1945 — avrebbe aiutato tutti, anche “gli altri”, a ricominciare. Come infatti avvenne, e nel modo migliore se penso allo slancio vitale, alla Costituzione, al boom economico, alla progressiva trasformazione di un Paese rimasto troppo a lungo fermo. Ci fu però in quella lotta un’altra caratteristica che offre oggi un pretesto per cercare di cancellarla. La sua robusta componente politica, al contrario per esempio di quanto accadde nella resistenza francese dove invece prevalsero le componenti militare e nazionale. È questo che permette oggi a un ministro come Matteo Salvini di cultura solo localistica di compiacersi in una dichiarazione in cui degrada quei venti mesi di guerra a un « derby tra fascisti e comunisti » , oppure « tra fascisti, comunisti, marziani e venusiani ».
È chiaro il calcolo elettorale che si nasconde dietro parole così inadeguate: servono i voti di destra e la destra italiana quello vuol sentirsi dire. Nessuno però troverebbe il coraggio per un’affermazione così truce se non vi fosse portato per natura o per cattiva educazione >>.

Per quanti mi leggono da Roma, questa è la mia proposta per il 25 aprile a San Lorenzo:

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25 Aprile 2019
74° ANNIVERSARIO DELLA LIBERAZIONE
SAN LORENZO
I MURI RICORDANO
Ore 9:00 Orfeo Mucci – Via dei Volsci, 36
Ore 9:15 Lapide ai martiri e gli eroi della Liberazione – Piazzale Tiburtino (Mura Aureliane)
Ore 9:30 Dionigi Tortora – Via dei Latini
Ore 9:45 Manlio Gelsomini e ricordo di Padre Libero Raganella – P.zza dell’Immacolata
Ore 10:00 Ricordo di Tina Costa in Via dei Sardi 119 Ore 10:15 Nicola Stame – Via dei Volsci 101
Ore 10:30 Fratelli Favola – Via dei Vestini, 2
Ore 11:00 Commemorazione al Mausoleo della Liberazione – Verano
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File .pdf dell’evento: 25 aprile. 74 anniversario. Roma S. Lorenzo [5]