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Resurrezione

di Francesco De Luca
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Provo a utilizzare lo strumento del linguaggio per tentare di giocare con due piani della coscienza umana. I due piani sono quello della ragione e quello del sentimento. Piani assolutamente distinti, tanto che nel passato uno si faceva risiedere nel cuore (sentimento) e l’altro (ragione) nella mente.
Piani che seguono percorsi propri, regole espressive diverse. Assolutamente distinti e non identificabili. Ragione e sentimento. In talune semplificazioni psicologiche al sentimento si sono date forme femminili, mentre la ragione la si raffigurava al maschile.

Dico questo non perché condivida questi infantilismi ma per rimarcare la natura psicologica diversa di queste due facoltà umane. Sentimento e ragione. Essi si intercettano, si mescolano, si compongono. Nelle manifestazioni umane sono intrecciate in modo lineare e/o caotico. Sempre presenti. Ma con distinti ruoli, influenze, obiettivi ed esiti.

Lo strumento del linguaggio, poiché si compone e si esplica attraverso simboli (parole), questo strumento può giocare con le due realtà (ragione e sentimento). I simboli (le parole) sono neutre. Possono riferirsi all’una (ragione) o all’altro (sentimento). Il cordone che li lega all’una o all’altro lo attesta il contesto della frase. Ma, a sé stante, ogni parola è una cosa, un oggetto con cui l’uomo può costruire preghiere e bestemmie, maledizioni e auguri.

Se così è, ed io ne sono convinto, allora è possibile mettere al centro campo-gioco la parola Resurrezione. E giocarci (nel senso di provare piacere a farlo).

La Resurrezione è per il Cristianesimo un evento fondamentale, senza il quale la dottrina cristiana sarebbe una religione come le altre. Mentre, al contrario, la vittoria di Gesù Cristo sulla morte (Victor Rex) dà ad essa un volto ‘divino’. Le altre religioni si esplicano soltanto nella dimensione umana, terrena. Nel Cristianesimo no, l’ambientazione terrena non è esclusiva. Anzi, si può dire, che essa sia secondaria. Cristo è Risorto (surrexit Christus spes mea) e dunque è la seconda vita quella cui tendere. Quella da conquistare coi meriti, da acquisire nella vita terrena.

Tutto questo è frutto di sofisticati discernimenti teologici. Ovvero di pertinenza razionale.

Ma poi la vittoria (Dux vitae mortuus) di Cristo sulla morte ha esondato dal confine razionale e si è portato nel campo del sentimento. Ha perso i connotati divini e ha assunto la carnalità degli uomini (dic nobis Maria quid vidisti in via?) con vene e sangue. La Resurrezione è diventato un evento alla portata della umanità e, anzi, di ciascun uomo.
Ciascun uomo può tendere alla sua Resurrezione ovvero alla sua rivalutazione. E se lo può, deve farlo. Alla dimensione corporea e terrena va dato massimo risalto, la ragione vivificarla col sentimento, le scelte farle pulsare di passione, la determinazione grondare di trasporto.
La Resurrezione l’uomo la raggiunge se non avvilisce i suoi sentimenti, se la sua umanità non la vive come limite. E infatti ogni volta che si è divincolato dai legacci della dimensione terrena l’uomo è risorto.
Libertà, fratellanza, uguaglianza hanno spezzato i vincoli terreni dell’interesse personale, della sicurezza nel privilegio, del potere sull’altro. L’uomo è risorto quando ha creduto in un sistema di potere basato sul consenso (democrazia). E ancora risorgerà se darà sentimento alla scelta ecologica.
Il divino non è nell’ultraterreno bensì nel ventre della nostra condizione di persone cui è stato dato, immeritatamente, il dono di vivere in un sistema che ha bisogno del nostro amore per continuare a brillare nell’universo.

Cristo non ci è opposto e nemmeno distante. Cristo ci è a fianco, come sempre, compagno nella Resurrezione.

Nota: Ho preso spunto dal canto pasquale per eccellenza:

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(Cliccare per ingrandire)

C’è anche la versione cantata in gregoriano: autentica meraviglia!

Nota della Redazione
Una intensa rievocazione del Venerdì Santo giocata sul filo della memoria personale è stata proposta dall’Autore per la ricorrenza dello scorso anno; anche lì il Canto gregoriano: “Victimae Paschali Laudes” chiudeva il pezzo (leggi e ascolta qui [3]).
Per quest’anno abbiamo scelto un’altra versione dello stesso canto.

Da YouTube: “Victimae Paschali Laudes da recitare o cantare prima dell’alleluia, durante la S. Messa del giorno di Pasqua. Cantori: Paolo Pettinelli e Tamara Pelikhovska (Schola Cantorum Immacolata Senigallia)

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Immagine di copertina: Resurrezione di Cristo; dipinto a olio su tavola attribuito a Raffaello Sanzio, databile al 1501-1502 circa, conservato nel Museo d’Arte di San Paolo, in Brasile.