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Domande utili, per chi è interessato

di Francesco De Luca
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Per l’articolo correlato, leggi qui [2]

Zi’ ’Ntunino non sembrerebbe ma ha chi lo legge. Una persona mi ha telefonato per evidenziare il suo pensiero rispetto a quello espresso da ’Ntunino. Lo dicono a me perché non hanno individuato Zi’ ’Ntunino, il quale rimane giustamente anonimo, altrimenti dovrebbe scrivere in prima persona. Lo fa attraverso me e, pertanto, è corretto (ma non piacevole per me) che sia io a portare ulteriori chiarimenti.

La questione sollevata dall’amico al telefono attiene alla distinzione: responsabilità privata – responsabilità sociale.
Anzitutto chiarisco che si sta all’interno di una categoria: la morale.
La responsabilità privata, quella espressa in ogni comportamento di una persona, si avvale, oltre che della morale, anche della giurisprudenza. Nel senso che c’è la legge a dirigere i comportamenti fra le persone. Insieme alla morale. Di cui do questa semplice definizione: attiene a ciò che è bene.
Qui mi fermo però. Quest’ ultima affermazione è carica di significati, tutti da chiarire (non qui).

La responsabilità sociale (di derivazione politica) non gode di nessun supporto. La regola soltanto la discrezionalità del soggetto. Chiarisco. Il soggetto, scelto dal popolo per rappresentarlo nelle decisioni che attengono alla vita civile, diventa un simbolo, un portabandiera dei suoi elettori. Se si macchia di colpe, nell’ambito della sua funzione politica, rende colposa anche la rappresentatività a lui accordata dagli elettori.
La legge punisce i suoi falli, e li punisce in modo tale che a lui solo sia inflitta la pena. Perché? Perché il malfatto lo ha deciso e perpetrato lui. Ma, e qui si salta da un livello ad un altro livello di coscienza, la rappresentatività espressa e la delega donata si copre, con le sue colpe, di una cattiva fama, di una opacità ideologica, di una magagna concettuale. Come si epura questa macchia? La normativa non c’è. C’è la morale sociale. C’è o ci dovrebbe essere.

Insomma, per essere chiari, se un partito politico ha fra i suoi eletti una maggioranza di corrotti accertati penalmente, non vuol dire nulla? Non si riverbera la colpa sull’insieme del partito, sulla sua ideologia, sul suo stare insieme?
Le risposte ognuno può darle come vuole. Non ce n’è una che vale per tutti, né una che deve valere per tutti. Ma una risposta va data.
Il politico che è stato accertato aver operato disonestamente, nell’ambito della sua funzione pubblica, pagato o no il suo debito penale, non pulisce la sua fedina politica. Non la pulisce. Deve allontanarsi dalla politica e fare pubblica ammenda. Anche questa ultima raccomandazione non è vangelo. La si può seguire o no. Ognuno sceglie quale maschera indossare. Quella pulita o quella sporca.
E l’elettore, a sua volta, può scegliere chi si veste di trasparenza e chi si ammanta di finzione.

Zi’ ’Ntunino ha letto e approvato questa precisazione. Gli fa piacere che la sua malcelata ignoranza trovi attenzione. Mi ha pure ringraziato per essere stato aderente al suo pensiero. Gli ho presentato qualche rimostranza per questa mia prestazione forzata. “Che te ’mporta – mi ha risposto – non rispondere alle provocazioni”.
Se l’è cavata, lui.