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Il colosso di Rodi, ovvero le immagini del nulla (4). Le chiacchieredi Pasquale Scarpati . Per la puntata precedente, leggi qui La filosofia del “nulla” Detto questo mi sovviene quando, seduti tra i banchi, irridevano alla filosofia definendola “la materia con la quale e senza la quale si rimane tale e quale”. Da giovani, infatti, non si riesce a capire che il mondo è filosofia: spiccia se volete, ma pur sempre filosofia. L’evoluzione del modo di pensare di tutti ed anche l’evoluzione di tutto è pur sempre filosofia. Il modo di agire non è altro che la conseguenza del modo di pensare. Se ci sono stati e ci sono cambiamenti non è un caso. La stessa tecnologia avanza con la filosofia. Il pensiero, infatti, che si libra nel cielo e nell’etere come fosse entità astratta, sempre o molto spesso sbatt’ ’n’terra; si concretizza, cioè, con le inevitabili conseguenze. Da queste scaturiscono nuovi pensieri da cui si dipartono nuove conseguenze. Se così non fosse saremmo ancora all’età della pietra o ancor prima. Lo storico, poi, guardando la realtà degli avvenimenti, che al pari dei i numeri non si possono cambiare – per tale motivo, a mio avviso, la storia sarebbe da annoverare tra le materie scientifiche più che letterarie e ad essa dovrebbe essere dedicata una cattedra esclusiva in tutte le scuole di ogni ordine e grado -, li indaga, li analizza nei particolari secondo una sua prospettiva (così come fa il regista nelle diverse inquadrature di un film). Lui, lo storico, poverino, spera che qualcuno faccia tesoro della sua analisi e trovi colà una soluzione agli onnipresenti problemi: trovarne le soluzioni non è di sua competenza. Altri, tra le pieghe del suo pensiero, potrebbero trovarle. Lui pensa soltanto che tutto poggi sul passato; pensa che non possa esistere nulla che venga dal nulla. Molti pensano e dicono, pertanto, che solo il Creatore abbia avuto ed abbia ancora la prerogativa di creare dal nulla. Anche il Colosso di Rodi poggiava su solide basi. A me quella enorme statua fa pensare agli abitanti dell’Isola che poggiano con i piedi su due sponde diverse: da una parte la sponda estiva, dall’altra quella invernale. A proposito del “Nulla”, il filosofo o pseudo tale ha tirato fuori dal suo cilindro “l’elogio del nulla”. Ha detto, infatti, che per risolvere molti problemi del Paese ed in particolare quello del depauperamento abitativo invernale dell’Isola esiste una soluzione: non fare (nel senso di porre in atto) nulla!
Conclude: nulla è più bello del nulla, più dolce del nulla, più libero del nulla, più lento del nulla più sonnolento del nulla… “là voce di tenebra azzurra… Ascoltavo mia madre poi… nulla…” (G. Pascoli: “La mia sera”). Di conseguenza la domanda che ci si pone è: bisogna sempre aspettare che tutto ci piova dall’alto? O piuttosto sarebbe ora che ci si muovesse dal basso e si “spingesse” chi sta in alto ad agire in modo appropriato all’ambiente e alle esigenze locali? Ancor meglio se piccolo? Anch’io sorrido ma non per le sue solite idee stra-vaganti ma perché penso a quei dolci che allietano la tavola soprattutto nel giorno di carnevale, le “chiacchiere” dette anche “nocchette”. Sono dolci molto semplici da fare: leggeri e ricoperti di zucchero. Ad esse, così come alle chiacchiere, si danno le forme più svariate: lunghe, intrecciate, a forma di cuore ed altro. Essendo leggere se ne mangiano a volontà, come le ciliegie: l’una tira l’altra. Zuccherate, voluttuosamente scivolano in bocca e quasi non ce ne accorgiamo: hanno poca consistenza. [Il colosso di Rodi, ovvero le immagini del nulla (4) – Continua] Devi essere collegato per poter inserire un commento. |
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