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Infreddolita

di Francesco De Luca

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Come è piacevole crogiolarsi al sole in questo giorno di freddo invernale. Stamane sul muretto dove deposito le briciole di panettone, prima che irrompessero, come al solito numerosi e rumorosi, i passeri, si è avvicinato, guardingo e sospettoso, il passero solitario.

Non ama le compagnie e nemmeno gli sguardi, sebbene fugaci. Ha lasciato, come un guizzo nero, il tetto dell’edificio antistante, ha planato sul muretto. Blu intenso e cupo è il mantello del maschio. Ha beccato e poi si è impadronito di un pezzettone ed è fuggito. – “Come un ladro di Pisa” – avrebbe detto mia madre. Non ho mai saputo la ragione di quella espressione. Nei giorni freddi di gennaio si tutelava con una scialletta di lana sulle spalle. Proprio come quelle figure d’epoca utilizzate per rimarcare la differenza dal secolo scorso. Si metteva in faccia al sole, sulla finestra che dà sulle Formiche. Da lì, da est, il sole basso riesce a scaldare nelle ore di mezzo.

Gli scogli della Madonna sono leggermente orlati dal bianco di un leggero levante, e in alto bighellonano indolenti i gabbiani in cerca di non so cosa.

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Chi sa se anche oggi, con questo freddo, Giuseppe porta le caprette al pascolo sopra Frontone. Mi ha detto, pochi giorni fa, che due sono gravide. Me lo ha rimarcato quando gli ho chiesto del latte: – “In questo periodo, nello stato in cui sono, non producono latte”. Già starà in quei paraggi a badare a che le bestie non facciano danno ai terreni i cui proprietari sono lontani e non amano intrusi.

Entra nel porto senza rombo la nave Tetide. Il sole ne esalta la sagoma bianca, pur se dimessa è la sua comparsa.
L’isola è sì fatta bella dal sole ma il freddo ne sopisce l’ardore.
Come la scialletta di mia madre, la rende carica d’anni e di pensieri. Infreddolita.

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