Attualità

Mo’ vene Natale…

di Franco Zecca

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Chissà perché il Natale viene considerato come una festa esclusiva per i bambini.
Manca poco all’avvento e la mente, appena sveglio, va indietro nel tempo, a rivivere momenti vissuti da piccolo con i genitori.

A pochi giorni da Natale, mi svegliavo al sussurro di una cantilena che mio padre canticchiava:

Mo’ vene Natale
nun tengo denare
me fumo ’na pippa
e me vangh’a cucca’

Tanti anni dopo avrei scoperto che Renato Carosone l’aveva cantata opportunamente modificata e musicata. E come non poteva essere vera quella filastrocca, essendo da poco finita la guerra e quindi abituale la povertà!?

Qui la canzuncella su YouTube:

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YouTube player

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Oggi non è più come allora anzi, a parte il fatto che quella cantilena forse nessuno la ricorda, sarebbe inopportuna dal momento che nel periodo che precede il Natale siamo presi dalla frenesia di andare in giro per spendere tempo e denaro senza più badare alla tranquillità dell’anima e dello spirito.

Di mio padre ricordo pure questo motto: “Gesù Cristo mio, quando nasci e quando muori sei la rovina di casa mia” – si riferiva appunto alla frenesia di cui dicevo prima, e oggi sarebbe più appropriato.

Ad ogni buon conto, messi da parte i ricordi, belli o brutti che siano, voglio esprimere dal profondo del mio cuore gli auguri più sinceri ed affettuosi ai redattori del sito e tutti i lettori di Ponzaracconta:  Buon Natale e felice Anno Nuovo.

1 Comment

1 Comment

  1. Luisa Guarino

    19 Dicembre 2018 at 16:55

    Anche a casa nostra quando eravamo bambini si cantava questa sorta di filastrocca, però con le due varianti: “me leggio ‘o giurnale” e “me fumo ‘na pippa”. Sarà che mio padre era patito di quotidiani e gran fumatore! E a conclusione c’era sempre quella specie di coretto: “e vatte ‘a cucca'”, che Carosone mette solo alla fine. Trovo che la nostra versione fosse molto più varia e divertente di questa.

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