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L’Apollo buongustaio

di Rinaldo Fiore
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Ieri sera ho partecipato ad una serata “culturale” di cui ignoravo lo svolgimento, anche se l’amico che mi aveva invitato era una garanzia.
Per una serata ho ritrovato Roma, la Roma meravigliosa e umana, dimentico di tutti i guai, suoi e nostri.
Da Marino per entrare a Roma verso Arco di Travertino, parcheggio e metro fino a Barberini; poi a piedi verso via del Corso e infine verso piazza Venezia per seguire una laterale di via del Corso verso il Pantheon: via del Seminario e poi all’improvviso ci siamo trovati una grande piazza con delle colonne mastodontiche che coprivano una struttura enorme ma non particolarmente rifinita, anzi come non finita: un attimo di stupore e poi subito a ragionare e a capire di trovarmi sulla
fiancata del Pantheon a fianco di Via della Minerva.

[2]Roma, piazza della Minerva; il Pantheon sullo sfondo

A passo svelto continuiamo verso Piazza della Minerva al civico 42, al Chiostro dei Domenicani immerso tra affreschi e colonnate illuminate di luce. Eravamo arrivati e lì abbiamo incontrato l’amico.

[3]Chiostro dei Domenicani presso il Convento di S. Maria sopra Minerva

Nella sala consiliare del Chiostro c’erano parecchie persone di una certa età provenienti da varie regioni d’Italia e anche dall’estero arrivate lì per la presentazione di un libro gastronomico, L’Apollo Buongustaio, un annuario che i soci si concedono ogni anno dal 1960, fondato da Mario dell’Arco.

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[5]La prima edizione dell’annuario e quella dello scorso anno

Subito mia moglie ed io ci siamo trovati a nostro agio e abbiamo ascoltato con piacere i discorsi del prof. Staccioli e di Sandro Bari e poi la presentazione del libro e in particolare i contributi dei nuovi collaboratori, tra cui il sottoscritto che, per la prima volta, si è inserito in questo gruppo di amici.
Ho scritto un articolo di tre pagine su “Le sagne a lu cutture”, una pasta fatta in casa e mangiata con le mani in un caldaio, memoria affettiva verso il mio paese Castiglione Messer Marino, della terra d’Abruzzo (sul sito, leggi qui [6]).

Gli altri soci hanno presentato anche poesie dialettali dedicate al “mangiare” mentre io ho recitato una poesia che, come assonanza con l’arte della cucina, ha l’universalità dell’idea e dell’amore, perché chi cucina lo deve fare con il cuore…
Ci siamo trovati molto bene in quel consesso dove abbiamo ritrovato anche alcuni amici. Siamo tornati a casa con animo sereno e felici per la bella giornata passata. Ora comincerò a pensare a chi regalare L’Apollo Buongustaio come strenna di Natale…

[7]Foto di gruppo dei partecipanti al Simposio (il ‘nostro’ Fiore è al centro, con la giacca marrone) – NdR