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Pensieri e una poesia per Amal, bimba yemenita morta per fame

di Rinaldo Fiore

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Ieri 29 novembre, data da ricordare. Riflessioni sulla Comunità di Capodarco di Grottaferrata (Roma). Pensieri e una poesia su Amal, bimba yemenita morta per fame.
R. F.

Amal, speranza! Piccola bimba, sono un tuo nonno “distratto” che non si è accorto della tua presenza e della tua scomparsa! Perdonami piccola figlia! Per aver ignorato, o finto di non sapere, che sotto la Sicilia ci fosse un’altra terra. Io non immaginavo che ci fossero bimbi anche lì!

Ero “distratto” dalle cose della vita e non pensavo alle sofferenze di tanta tanta gente, alle immani sofferenze dei bambini che morivano di fame, che ancor oggi muoiono di fame!
Nei ultimi dieci anni ho imparato a conoscere i bambini, dimentico quasi dei miei figli, perché i nipoti stravolgono i sentimenti e ci fanno tornare umani. Ma non basta
perché le guerre, le ingiustizie, le speculazioni e le prevaricazioni sono una barriera insormontabile o quasi allo svolgimento di una vita “normale”: oggi siamo stati capaci di sacrificare la vita di migliaia di bambini per guerre di potere, guerre senza fine che forse non sapremo o potremo neanche descrivere tante sono, e così disastrose da far rischiare l’estinzione stessa dell’Umanità!
Ormai le parole non riescono più a dare il senso della vita e si affollano nella mente alla ricerca convulsa della dimenticanza, ultima risorsa per la propria anima, dimenticare per sopravvivere, per andare avanti, per non perdersi nella propria e altrui follia.
Forse dobbiamo spegnere cellulari e TV, forse dobbiamo ignorare giornali, ed ogni altra modalità di comunicazione, per recuperare il contatto con la realtà cominciando dalla propria vita.
Ieri per un paio d’ore ho conosciuto un’altra possibilità di vita, altre genti con pensieri e azioni diversi ma con l’obiettivo di cercare di vivere meglio e, da quello che ho visto, ci riescono bene: per un paio d’ore ho scoperto gente per bene che non solo non si fa guerra ma è sensibile e generosa e opera nel campo della solidarietà nel
“sociale”.
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A Capodarco, cooperativa agricola di Grottaferrata (Roma) si cerca di recuperare al meglio la salute psichica e fisica, di giovani e meno giovani in disagio, attraverso il lavoro manuale e i risultati sono molto positivi: ieri la comunità ha festeggiato il decennale della attività del “Viva io”, un vivaio in cui lavorano un certo numero di
persone alla ricerca della propria identità, della propria autostima e delle proprie capacità di relazione: da quello che ho visto e che capisco a Capodarco ci sono riusciti!
La Comunità ha compiuto un vero miracolo perché parecchie persone hanno condiviso il progetto del “vivaio”, compreso la gente di Grottaferrata e l’Istituzione Comunale, dando vita con tenacia e dedizione ad un progetto praticamente unico per il recupero di giovani e meno giovani in disagio.

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Nella zona dei Castelli Romani l’energia di gente diversa, ma con uguale sensibilità, ha dato origine in modo spontaneo ad attività di recupero e riabilitazione di persone
diversamente abili: coltivare le piante nel vivaio, fare l’orto, fare musica ed ogni altra attività conosciuta sotto la guida di esperti tutor, ha fatto emergere nuove possibilità di vita in tutti i frequentatori della Comunità, e in tutti i visitatori che con curiosità si avvicinano alla Comunità stessa.
Il responsabile della Comunità ci ha detto che vengono da altre nazioni a vedere il miracolo di Capodarco per poterlo copiare nel proprio paese.

[3]
Nel tornare a casa, ieri mi son fermato a rimirare degli asinelli che stavano nel loro recinto, e mi sono ricordato di una vita passata, dei nostri contadini che vivevano necessariamente e spontaneamente in contatto con la natura tra asini e muli, maiali e galline, pecore e capre per una vita non ricca ma sudata e stracca, ben lontana dagli artifici moderni soffocanti ormai ogni libertà. Ho riflettuto su quello che avevo visto
poco prima e su ciò che avevo ricordato trovando una naturale assonanza tra la vita a Capodarco e quella nostra passata.
Vivendo nei Castelli Romani mi è parso di vivere in un mondo migliore dove le ignoranze son quasi bandite, mentre le sensibilità riaffiorano dall’animo dei cittadini consentendo la nascita di realtà di condivisione e di relazione che sono alla base del miracolo di Capodarco; ma non è tutto perché altre iniziative sono in atto grazie alla forza d’animo delle stesse persone e di altre persone che hanno fatto nascere il “Viva io”: la Cosmicband di Grottaferrata, nell’ambito della associazione culturale “Alchimia”, ove maestri di musica e canto dirigono una corale dove è l’anima che viene plasmata, ancor prima del canto corale e quasi si tocca con mano questa energia positiva tanto che, a dispetto dell’ora e del giorno in cui sarei stato parecchio impegnato, di sabato, con grande piacere frequento tale Cosmicband, in cui il sorriso è alla base di ogni comunicazione.
Ma non è tutto perché altre attività affiancano queste espressioni umane qualificate rappresentando nicchie culturali che man mano si diffondono coinvolgendo sempre più genti.
Ringrazio, citandoli solo per nome, Salvatore, Sara, Alessandro, Paolo, Gabriele, Alessandra e tanti altri che hanno reso possibile ogni iniziativa positiva che si svolge nella Comunità di Capodarco, il Comune di Grottaferrata che si è mosso permettendo la sua nascita, e tutti coloro che in ogni parte dei Castelli Romani, indipendentemente dalle proprie ideologie, hanno permesso l’affiorare delle “energie pulite” che in ogni persona sono presenti.

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Amal
Non ti conoscevo parola,
non sapevo che altri
potessero averti,
non sapevo che altri
vivessero come noi,
i nostri stessi sentimenti
le emozioni, la fede
l’amore…
ti ho scoperta pelle ed ossa
lo sguardo quasi spento
ma sognante di luci e colori
di foreste generose
e terra rossa
il colore della tua pelle…
Amal piccola figlia
di madri e padri uguali
di nonni come io sono…
Amal hai sacrificato
la tua vita
per mostrarti
simbolo di una Umanità
perduta…
Amal, come hai potuto Amal!
Amal come hai potuto
morire di fame, Amal!
Speranza è il tuo nome
ma guardandomi attorno
ho difficoltà a comprendere
come avrei potuto salvarti
eppure avrei voluto…
Amal piccola bimba
d’Umanità perduta…
Speranza leggo negli occhi
di padri e madri
di bimbi festeggiati
appena nati
comunque nati
ignari di te Amal!
Un giorno sapranno
che nella porta accanto
bimbi muoiono di fame…
a tanto siamo arrivati, Amal!
Perdonami
per essermi voltato dall’altra parte!

[5]