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Taccuino (12). Rondinella gentile

di Silveria Aroma
[1]

.

Facevamo la prima elementare, la maestra di quell’unico anno (credo si chiamasse Elvira) ci assegnò una filastrocca da imparare a memoria per le vacanze di Pasqua; uno di quei componimenti da recitare davanti alla famiglia magari in piedi sulla sedia.
Faceva così:

Rondinella mia gentile
perché vai sul campanile?
Le campane vo’ svegliare
Dio risorto salutare…

[2]

Quella rondinella gentile fece il nido nella mia testa e da allora – la filastrocca in questione – non ha mai abbandonato la mia memoria. Tutte le filastrocche a scuola presero a piacermi e tutte le canzoni. Col tempo arrivò la poesia, scartata dapprima con un bacio perugina, poi cercata ovunque.
Mi piacevano i versi tutti; filastrocche, poesie, canzoni e canzonette (anche quelle che farebbero storcere il naso ad un esperto di musica) e questa passione continua anche se più selettiva, mai troppo severa.
Talvolta, giocherellando con le dita, canticchio una filastrocca inglese a mio nipote, e lui prova a ripetere il suono delle parole in una melodia dolce…
L’adolescenza ha messo molti di noi a confronto con le strofe; una poesiola fra le pagine di un diario o in un cassetto l’abbiamo avuta un po’ tutti o, almeno, l’abbiamo pensata.
Qualcuno ha continuato ad inseguire il verso. Io fra quelli.

[3]

Cielo d’inverno

Orione vigila un cielo orfano di luna,
velluto nero
trapunto di diamanti, inverno.
La mente
gravida di parole vuote di suono
oscilla sulla linea del tempo.
L’orologio è fermo
i ricordi disconoscono cronologie.
Il seme del passato ha prodotto gemme
divenute fiori divenuti frutti.
E ancora semi
che sconosciuti dormono
ma usciti dalla terra
segneranno un corso nuovo.
Le certezze sono rimaste nelle zolle
prive delle mie radici.
Ho ripreso il mare
sulla prua una grossa ancora
per la fonda, senza desiderio di un porto
figlia dell’acqua sposa del vento.

[4]

Il silenzio

Il silenzio è una lama sottile
Il silenzio dell’amore
che non mostriamo
Il silenzio della rabbia
che ingoiamo.
Il silenzio ha la faccia della paura
Il silenzio ci incatena
e ci flagella.
Vorrei gridarti la gioia
che provo nel vederti
la rabbia che scatena il mio silenzio.
Il silenzio, l’ombra
è tardi: urla!

[5]

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Nota

Le foto dell’articolo sono tutte dell’Autrice