Arte

Una canzone per la domenica (18). Stefano Testa su Battisti-Mogol

segnalato da Sandro Russo

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Per la scelta di oggi riprendiamo per intero l’articolo di Stefano Testa comparso su Latina Oggi di ieri 27 ottobre (file .pdf originale allegato), cui aggiungiamo soltanto il video da Youtube che il giornale cartaceo non prevede.

Quarant’anni con una donna per amico
L’anniversario
Un album ancora straordinario, con otto canzoni che hanno fatto la storia e che segnano la vetta del sodalizio Battisti/Mogol
Testi semplici e immediati che fotografano alla perfezione l’Italia di allora.
L’arrangiatore britannico Geoff Westley ha contribuito a rendere il disco immortale

La musica leggera italiana ed internazionale ha indubbiamente vissuto, nell’arco temporale che va dall’inizio degli anni sessanta alla metà degli anni ottanta, il suo periodo migliore. In quell’incredibile quarto di secolo, infatti, quasi ogni mese, uscivano dischi geniali, innovativi, emozionanti. E che non è esagerato definire, in molti casi, memorabili.
Nell’ottobre del 1978, e dunque quarant’anni fa, venne pubblicato uno dei 33 giri più belli della storia della musica leggera italiana (tanto è vero che la rivista Rolling Stone lo pone al terzo posto tra i migliori 100 di sempre).
Stiamo parlando di “Una donna per amico” di Lucio Battisti (il cantautore reatino prematuramente scomparso nel settembre del 1998). Per realizzare questo album Battisti volle accanto a sé musicisti di livello internazionale (come Gerry Conway, ex “Jethro Tull”, Paul Westwood e Frank Ricotti), ed un tecnico del suono di enorme talento (Greg Walsh) che avrebbe poi collaborato con lui anche dopo il “divorzio” con Mogol. Ma soprattutto scelse, per la produzione del disco, il grande arrangiatore britannico Geoff Westley. Il quale seppe esaltare al massimo, con la sua straordinaria sensibilità musicale, i frutti della creatività della coppia artistica più famosa e vincente della storia della musica leggera italiana.

“Una donna per amico” è uno di quegli album che, tutte le volte che lo si ascolta, si vorrebbe non finisse mai. Armonie raffinatissime, melodie immortali, testi poetici, emozionanti, ironici.
Era, ed ancor oggi è, un disco praticamente perfetto.
Otto brani. Uno più bello dell’altro. L’inizio è folgorante. Memorabile. “Prendila così” è infatti un gioiello di incomparabile bellezza che dura più di sette minuti (una novità assoluta per i canoni della musica leggera del tempo), il quale trova la sua sublimazione massima in un lungo assolo finale di sax alto che stupisce ogni volta per la sua efficacia melodica, e che potrebbe continuare all’infinito. Se qualcuno mi costringesse a scegliere i brani migliori di questo leggendario album avrei serie difficoltà. Perché sono tutti splendidi.
Tuttavia ritengo doveroso ricordare, oltre a quello già citato, anche “Aver paura di innamorarsi troppo” (che mirabilmente scava dentro le passioni umane), e “Nessun dolore”, che regala all’ascoltatore, attraverso una ritmica incalzante, armonie straordinarie ed un testo di stupefacente forza evocativa, una delle migliori pagine di pop italiano di sempre.
Ma forse il pezzo dell’album che meglio sintetizza la forza creativa del duo Battisti / Mogol è “Perché no“, che io ritengo una delle più belle canzoni d’amore che siano mai state scritte.
A mio modesto avviso è la perfetta, fotografica descrizione dell’idillio amoroso di una coppia italiana della fine degli anni settanta (“In un grande magazzino una volta al mese. Spingere un carrello pieno sotto braccio a te, e parlar di surgelati, rincarati, far la coda mentre sento che ti appoggi a me. Prepararsi alla partenza con gli sci e scarponi, esser svegliati presto prima delle sei. E fermarsi in trattoria per un panino, e restar due giorni a letto e non andar più via. Perché no?…”).

In quelle frasi così semplici, in quelle immagini così minimali, in quelle fotografie emotive così efficaci si riescono infatti a cogliere e percepire senza sforzo sfumature, sentimenti, sensazioni, pulsioni. E questo è, a ben vedere, un vero e proprio miracolo creativo.
La forza di quel disco risiede, quindi, non solo nelle sue celebri melodie, e negli splendidi arrangiamenti, ma anche nei testi. Diretti, taglienti, filmici, evocativi.
Testi che sono rimasti nell’immaginario collettivo, e che sono diventati dei veri e propri “modi di dire colloquiali” della lingua italiana (“…è possibile che sia tutto orribile o bellissimo, bambina mia…”; “…la donna, la vera donna, è quella che resta vicina…; “…Il vetro non è rotto dal sasso, ma dal braccio esperto di un ingenuo gradasso, l’applauso per sentirsi importante, senza domandarsi, per quale gente…”; “…aver paura di confessare tutto, per il pudore d’innamorarsi troppo, finger che anch’io le altre donne vedo, è un leggero dolor, temere di mostrarsi interamente nudo, e soffocare la sana gelosia, e controllarsi, non dirti che sei mia, voler restare e invece andare via, è proprio un vero dolore…”).

In una delle rare interviste che concesse per promuovere l’album (e precisamente quella alla Radio Svizzera Italiana, che risale alla fine del 1978), il grande cantautore di Poggio Bustone così spiegò le scelte artistiche che avevano influenzato la realizzazione di quel meraviglioso 33 giri: «Quello che cerco è una specie di incrocio tra disco-music e melodia, che è molto difficile, perché la melodia fa un po’ a pugni con il ritmo ribattuto. Quando ho fatto “Ancora tu”, in Italia era dato come un disco perdente. Invece il risultato non è stato un brano “disco”, ma una canzone che aveva un certo ritmo. E “Una donna per amico” non è neanche tanto disco-music, ma un pezzo con un ritmo martellante, imperativo».

Per concludere, una curiosità. L’album che celebriamo oggi avrebbe in realtà dovuto contenere una canzone in più, e precisamente “Perché non sei una mela”, la quale fu poi invece inserita nel successivo 33 giri (“Una giornata uggiosa” pubblicato nel 1980, e che purtroppo costituì l’ultimo capitolo dello straordinario ed inimitabile sodalizio artistico Battisti / Mogol). Che altro aggiungere? Con il permesso di quest’ultimo potrei soltanto parafrasare alcune strofe del brano che dà il titolo all’album, e così concludere: “Io sono certo di quello che dico… se penso che Una donna per amico, sia un disco che ti illumina la vita…”.
Stefano Testa

Qui di seguito il brano su YouTube:

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Pdf dell’articolo originale: Stefano Testa. Battisti-Mogol da LT Oggi del 27.10.2018

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