Ambiente e Natura

Il copri-water

di Rinaldo Fiore

 

Quella mattina mi alzai abbastanza presto, intorno alle sei, con il desiderio di farmi una passeggiata lungo la battigia per godermi la vista del mare nel silenzio delle persone e delle auto.
Chissà perché mi venne questo pensiero: in fondo vivevo al mare da oltre dieci anni e al mare c’ero andato poche volte, ma mai così presto. Il mare mi piaceva ma senza esagerare: quando erano piccoli ci portavo i ragazzi ma ora ci venivano da soli.
Mi rigirai per casa per vedere se dormivano tutti e, rapidamente, dopo un salvifico caffè mi preparai per uscire; vestito perché a quell’ora c’è un leggero fresco umido.
I ragazzi stavano dormendo profondamente e così mamma in camera sua. Il vicinato era silenzioso pure esso, stranamente perché a quell’ora in genere si sentivano i passi striscianti dei primi fumatori di giornata.

Scesi le scale lentamente con in spalla un asciugamani e lentamente presi la strada per il mare che distava un duecento metri. Quella distanza ci salvava dal rumore delle auto che, quasi ad ogni ora, passavano sulla litoranea.
Rare persone sull’altro lato della strada camminavano anch’esse verso il mare: speravo che andassero dal tabaccaio perché al mare volevo essere solo.
Dopo dieci minuti varcai il cancello che separava le palazzine basse dalla spiaggia: era un cancello privato ma mai era stato chiuso, per la difficoltà del suo uso e perché non era corretto impedire l’accesso ai bagnanti.
Superato il bordo delle case mi fermai per fare un bel respiro dell’aria di mare, ma l’odore di catrame della pavimentazione stradale e dei motori riempì i miei polmoni e così mi allontanai verso la sabbia bagnata che stava a circa venticinque metri dalle case e misi i piedi con i sandali in acqua: era fredda e schiumosa e mi ritirai subito iniziando a passeggiare verso Ostia.

In spiaggia a quell’ora non vidi nessuno e libero da tutto lasciai volare i miei pensieri verso il lavoro impegnativo che facevo e verso i figli che avevano iniziato le scuole superiori, il liceo Roberto e ragioneria Francesca.
Mi davano un poco da pensare perché la separazione dalla loro madre li aveva fatto soffrire e ancora oggi ne pativano. Intanto davo calci ad ogni conchiglia o sasso che sporgeva dalla sabbia.
A testa bassa e con l’asciugamano a tracolla, per proteggermi un poco dal fresco, continuavo a seguire i miei pensieri, ma la presenza di un rivolo d’acqua che si buttava nel mare mi costrinse ad un salto per superarlo senza bagnarmi e, nel fare questo, sollevai la testa: a distanza vidi una persona solitaria che veniva verso di me tenendo qualcosa in mano.
La mia attenzione e la curiosità mi distrassero dai rimuginamenti e così puntai lo sguardo verso quella persona che si avvicinava a me, con un aggeggio ciondolante nella mano destra; lui stava in pantaloncini corti e con una maglietta bianca, alto e con gli occhiali e in mano – ormai potevo vederlo bene – portava un copri-water bianco.
Un sorrisetto mi venne spontaneo ma niente altro… – “Chissà soffrirà di emorroidi, ma forse è un igienista che ha avuto cattive esperienze… Boh! Che cosa strana! Certo che se ti capita di dover andare in bagno… ti devi mettere lo scafandro a tutela di cattivi odori e di sporcizia, se trovi il bagno! Quando esci di casa devi fare i calcoli per non avere incidenti di bagno!”.
Questi erano i miei pensieri, incrociando la persona col copri-water:
– “Buongiorno, buongiorno” – ci scambiammo un saluto senza dire altro, mentre continuavo ad osservare quel copri-water saldamente tenuto in mano.
Appena mi superò, dopo qualche secondo mi voltai e rimirai quel signore e il suo oggetto di valore perché, se lo portava appresso in mano, certamente era di valore! Scossi la testa pensando alle volte che mi era capitato di averne bisogno di quel copri-water, e invece avevo dovuto stare col corpo semi-seduto, per non appoggiarmi direttamente sul water che mi faceva schifo, stando pure attento a non sporcare i vestiti.
Forse quel signore aveva proprio ragione a girare sulla spiaggia col copri-water ma certamente doveva sapere dove andare a parare in caso di bisogno e, d’altra parte, le dune basse che residuavano dalla cementificazione sarebbero state una sufficiente location per le necessità improvvise…

Qualche persona intanto cominciava a frequentare la spiaggia, mentre una barchetta solitaria tornava a riva e così presi la strada di casa stando attento ad attraversarla perché le auto davano i primi segnali che tutto tornava e che la giornata stava iniziando.
A casa trovai mamma alle prese con la macchinetta del caffè mentre i ragazzi ancora dormivano…

 

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