Ambiente e Natura

Prova d’inverno

di Francesco De Luca

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Dico io… avevi tutta questa fretta… Soltanto domenica (14 ottobre) Giuseppe Mercurio ha goduto del bagno a Palmarola. La spiaggia di San Silverio deserta e ospitale, e il mare, come sempre, accogliente e trasparente. Poi un incupirsi dell’aria, un indispettirsi del cielo. Grigio a Chiaiadiluna.
Stai attento – mi sorprende Mariano – là è pronta la pioggia!
Lo incontro sulla Panoramica. Lui discende verso i Guarini e io salgo in direzione Linguana. Mi prende in giro. Per un po’ rimango interdetto, poi sorrido. Però… però… un’aria grigia s’avvicina da ovest.


A casa trovo la notizia della morte di Silverio Sandolo.
Chi? Lui? La foto mostra il volto pacioso di Silverio. Brav’uomo. È vero tutti dobbiamo lasciare questa terra… ma lui meritava di godersi ancora gli anni di pensione maturati col lavoro. Chi può giudicare se li meritasse o no?
Lo attesta la sua vita. La bontà è tanto banale quanto rara.

Qualcosa nell’aria anticipa tempesta. La morte di Silverio grandina dolore. La notte invece grandina chicchi di ghiaccio.

Fulmini… quanti… ci avvolgono, e la sagoma dell’isola sembra in loro balìa. Poi i tuoni sempre più pesanti e vicini. Sino a che un diluvio dì acqua sovrasta l’isola.

Il mio salvavita si indispone e taglia l’elettricità. Al buio tutto si amplifica: i bagliori, i rumori, gli scrosci, l’acqua che dilava.

Manca un elemento di peso. Manca il vento. Che infatti si tiene nascosto. Non è assente. Tant’è che nella nottata spinge e spinge e spinge. E stamane è tutto bianco il mare. Spumeggia vicino alla costa e si imbianca sulle creste dei cavalloni che circondano l’isola.

Scendo… le stradine mostrano come l’acqua, tendendo al mare, ha segnato il percorso di foglie, screpolature di intonaco, carte. Tutto verso il mare, ed infatti lui appare ingrossato nell’incavo del porto borbonico. È come se fosse stracolmo di tutto quanto scende dagli Scotti, dalla Dragonara, da Chiaiadiluna, da Giancos, da Santa Maria. Tutto, irrimediabilmente a mare. E le barche danzano con passi che le onde impongono.

Le impongono anche al traghetto che nel porto sembra in preda all’alcol, tanto è traballante il suo incedere. Ma traballanti sono anche le sagome degli isolani, già avviluppati nei berretti e nei giubbotti. Con visi disturbati.

La prima prova d’inverno li ha infastiditi. Sorpresi e impreparati.

Così come il piccolo codirosso che stenta a vincere sulle raffiche del vento. Anche lui indispettito.

Guardo meglio… forse ci sarà pure il pettirosso. No, di rosso c’è l’ultima fioritura della bouganvillea. Fiorellini appena accennati che aspettano giornate più serene. O forse no. Il calendario punta decisamente verso le giornate dedicate ai defunti. Quando l’unico ristoro per il cuore è l’insistente profumo d’i ganzirre (gaggia – Acacia farnesiana). Dolce e venato di mestizia. Come si conviene al ricordo dei nostri Morti.

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