Ambiente e Natura

Appesi al filo della nostra educazione (2)

di Francesco De Luca

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per la prima parte, leggi qui

La mia conoscenza del mare e dei fondali di Ponza è nulla rispetto a quella di chi da decenni osserva, pesca, perlustra, girovaga nelle acque di Ponza. Parlo di Nino Baglìo.

E’ esterrefatto, Nino. Da alcuni anni, avvalendosi della collaborazione del biologo marino Adriano Madonna (amico dei Ponzesi prima e amico di Ponzaracconta poi), notano il progressivo deterioramento delle nostre acque.

Quello derivante dalle cattive abitudini di noi isolani è talmente pacchiano che può suscitare il sorriso. “All’imboccatura della grotta di Capo Bianco – mi dice – ho trovato sul fondale un cappotto”. Come è sua abitudine, quello che può portare con la barca lo deposita poi nell’immondizia. Alla stessa maniera: – Ho trovato in una buca, a pochi metri, nella vicinanza della piana dove negli anni ’50 stracquò la balenottera, undici scarpe.

La zona della Piana Bianca

Queste sono plateali segnali di inciviltà. Di chi? Ciascuno tragga le proprie conclusioni.

Più importante è prendere consapevolezza del danno che, se provocato all’ambiente, converge anche sui residenti. Su tutti noi che dalle bellezze naturali traiamo ricchezza.

E che dire della vivezza delle nostre acque. Nino si fa serio. E’ impressionante come alcuni tratti di costa appaiano privi di vita. “Anche la posidonia – dice – sta morendo”. E infatti sulle spiagge (d’ u summariello, ‘i Ciancosse, ‘i Santamaria) non compaiano più le sue foglie secche.

Segnalare questi fenomeni è fare del male all’isola? E’ alimentare una cattiva propaganda? L’ho sentita questa lamentela e la sento tuttora ma non la ritengo pertinente. La verità va detta e, se implica talune responsabilità, va gridata affinché nessuno si senta al sicuro dall’ignoranza. Qui siamo tutti in bilico: isolani, amministratori, politici. Tutti.

Ed è per questo che, quando assisto in Ponza ai crocchi, divisi e digrignanti: quello legato all’attuale amministrazione, quello dell’amministrazione uscente, e quello di antiche consorterie, mi viene da ironizzare sulla ‘concordia’ e ‘avvedutezza’ dei compaesani.

Non voglio insegnare nulla a nessuno ma soltanto avvertire che l’ equilibrio naturale dell’isola va salvaguardato, a prescindere dai rancori personali.

Seguitemi nel prossimo articolo.

[Appesi al filo della nostra educazione (2) – Continua]

1 Comment

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  1. Francesco De Luca

    17 Ottobre 2018 at 21:33

    Mi telefona Nino Baglio e mi rettifica. “La posidonia ha un ciclo annuale tale che si rinnova in autunno perché è in questo periodo che getta le nuove foglie. Per cui se in settembre-ottobre si vedono le foglie secche stracquate sulle marine vuol dire che il suo ciclo è stato stravolto. E dunque è malata!”
    “Ma allora – mi affanno a dire – allora è più corretto affermare che quelle poche foglie secche che si vedono ncopp’ u summariello e a Ciancosse sono conseguenza di questa anomalia?”
    “E’ corretto così – ribatte Nino – è più corretto così. Le foglie secche dovrebbero comparire in primavera. Se si vedono in autunno la pianta è malata”.
    Questo a correzione di quanto scritto. Rimane inalterato l’avvertimento a cui l’articolo dà voce. Controlliamo gli scarichi che operiamo nel mare perché è palese il disastro che produciamo.

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