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Biancolella… Biancolella!

segnalato da Isidoro Feola

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Qualche giorno fa, in una pizzeria napoletana doc della capitale, mentre attendevo di essere servito, sfogliando una rivista di settore, mi sono imbattuto in un articolo che parla del vitigno “biancolella” (e del relativo vino); vi si accenna anche a Ponza.
Lo propongo pensando che possa interessare parecchi lettori di Ponza Racconta appassionati di enologia e non.
I. F.

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Un vino di antica storia
Il Biancolella di Ischia DOC e la pizza
di Giampiero Rorato

C’è una bella storia che unisce il Biancolella d’Ischia alla pizza e mi riferisco precisamente al pranzo che la regina Margherita di Savoia fece nella reggia di Napoli nel giugno del 1889, servita dal cuoco Raffaele Esposito della Pizzeria Brandi, sempre di Napoli. Il cuoco dette furbescamente il nome di Margherita alla pizza presentata alla regina e si trattava in realtà di una pizza che risulterebbe, secondo il parere di diversi studiosi dell’evento, dell’evoluzione di una pizza che già c’era a Napoli, come si può dedurre anche dal capitolo del filologo Emmanuele Rocco che nel volume di Francesco De Bourcard – Usi e costumi di Napoli e contorni descritti e dipinti, Vol. Il, pag. 124, pubblicato nel 1858 -, cita per l’appunto delle pizze con fette di mozzarella e foglie di basilico.
Probabilmente pizze di tal fatta, non ancora codificate, potevano essere realizzate a Napoli già nei primi decenni dell’Ottocento, magari presentate in modo diverso, trovando forma stabile probabilmente con la preparazione de Raffaele Esposito in onore della regina Margherita. Ebbene, quello che a noi interessa è sapere, per cronaca tramandata verbalmente, che in quell’occasione Raffaele Esposito avrebbe servito alla regina in abbinamento alla pizza un pregiato vino Biancolella dell’isola d’Ischia.

L’origine del Biancolella
Per chi ancora non lo conoscesse, precisiamo subito che il Biancolella è un vitigno a bacca bianca, molto probabilmente introdotto in Campania dai coloni greci provenienti dall’Eubea nel corso del VII secolo prima di Cristo, proprio nei decenni in cui fiorì la Magna Grecia, ancor oggi stupenda per la ricchezza dei monumenti che sorgono un po’ ovunque in tutta l’Italia Meridionale.

Questo vitigno è coltivato fin dall’antichità a Ischia, oltre che a Procida, Capri, Ponza, un tempo isola del Regno dei Barboni che vi impiantarono il vitigno portandolo da Ischia e in costiera Amalfitana e Sorrentina.

Grazie a una storia quasi tri-millenaria e per la continuità di coltivazione, il Biancolella è ormai considerato un vitigno autoctono tipico dell’isola d’Ischia e dei suoi terreni vulcanici. Va anche aggiunto che nel corso dei secoli ha assorbito, rispetto al vitigno coltivato in Grecia, nuove caratteristiche, date dal cosiddetto “terroir”, cioè il terreno, il clima, le tecniche di coltivazione e vinificazione, con gli aggiustamenti portati via via dai vignaioli del posto.
Credo sia facile capire che il territorio ha grande influenze sul vino che si ottiene da un vitigno. Da un punto di vista geologico, infatti, a differenza dell’Eubea sua terra d’origine, Ischia è il risultato di numerose eruzioni vulcaniche, che si sono succedute sul fondo del mare fin dai tempi più remoti. L’attività vulcanica più antica è stata di tipo esplosivo e ha lasciato sedimenti di ceneri e pomice a cui hanno fatto seguito colate di lava e altri eventi. Successivamente, l’esplosione più importante è stata quella di Tufo Verde, che ha dato vita al Monte Epomeo e determinato la composizione dei terreni dell’isola. L’attività vulcanica è poi continuata nel corso dei millenni, fino all’ultima eruzione del 1302.
Tutte queste eruzioni hanno dato al terreno una caratteristica composizione minerale che si trasmette poi al vino prodotto, che risulta sapido, con un forte sentore minerale, legato quindi al territorio.

Chi ha visitato l’isola è sempre rimasto affascinato dai piccoli appezzamenti vitati ricavato nei pendii scoscesi e isolati, a volte difficilmente raggiungibili e ci sono addirittura arditi terrazzamenti, strappati al cielo e al mare e inondati dal sole. Pochi filari, tra muretti a secco, coltivati su ripide pendenze di pomice bianca e tufi verdi. Intorno, il blu profondo del mare, che incornicia gli sbalzi geometrici e irregolari delle vigne.

Il vino
Il Biancolella, chiamato sul posto anche Jancolella e janculella, esprime al meglio le sue interessanti caratteristiche in presenza di climi caldi e ventilati Le escursioni termiche dell’isola, con i vigneti coltivati fino a 5oo metri sul livello del mare, aiutano a sviluppare il corredo aromatico. Gli acini hanno colore verde paglierino e buccia sottile coperta da un’abbondante pruina. Il vino ha un colore giallo paglierino, un piacevole profumo fruttato e mediterraneo, con note agrumate, frutta a polpa gialla, mandorla e delicate sfumature speziate e possiede una buona freschezza con una vena di sapidità minerale.
Il Biancolella si abbina molto bene con la cucina di mare, è perfetta con frutti di mare, crostacei, alici e pesci anche di una certa importanza. In terraferma trova un interessante abbinamento territoriale con la mozzarella.

Raffaele Esposito non poteva dunque scegliere vino migliore per il pranzo a base di pizza offerto alla regina d’Italia nella reggia di Capodimonte in quel lontano giugno 1889.

[Da “PIZZA & PASTA ITALIANA”- Settembre 2018]

File .pdf dell’articolo: Biancolella [2]