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Taccuino 7. Scelgo i colori dell’autunno e lo dipingo

di Silveria Aroma
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Nel silenzio della casa ascolto le voci che arrivano dall’esterno.
Rintoccano le campane. Guardo l’orologio a parete, sono le dieci.
La sera è tiepida, tra le voci adulte s’insinua a tratti un vociare di bimbi seguito da una nota femminile; si mescolano i toni e i timbri, tutto è indistinto e vaga nell’aria delicata di una sera isolana che vede l’estate sfumare sullo sfondo.
Guardo tra le foto alla ricerca di autunni e di boschi, e sogno altri boschi ed altri autunni…

L’autunno che segue, nelle parole del poeta, è una stagione della vita più che una passione d’alberi tinti di giallo, di rosso… e di caducità.
Fuori un piccolo fa i capricci, vira verso il pianto e poi conclude con un prolungato “uuhhh” il suo canto notturno che termina fra le braccia di mamma.

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Guardando l’Italia

Di là dal lago dietro
rosati monti giace l’Italia, terra promessa della gioventù,
patria familiare dei miei sogni.
Alberi fulvi parlano dell’autunno.
E nell’incipiente autunno della vita me ne siedo solo,
guardo del mondo i begli occhi crudeli,
scelgo i colori dell’autunno e lo dipingo,
lui che tante volte mi tradì
lui che sempre e sempre ancora io amo.

Amore e solitudine,
amore ed incolmabile nostalgia son dell’arte le madri;
e nell’autunno della vita ancora esse mi conducono per mano,
il loro canto struggente splende malioso al lago e alla montagna,
al dolce mondo da cui ci congediamo. 

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Blick nach Italien

Über dem See und hinter den rosigen Bergen Liegt Italien,
meiner Jugend gelobtes Land,
Meiner Träume vertraute Heimat.
Rote Bäume sprechen vom Herbst.
Und im beginnenden Herbst Meines Lebens sitz ich allein,
Schaue der Welt ins schöne grausame Auge,
Wähle Farben der Liebe und male sie, Die so oft mich betrog,
Die ich immer und immer noch liebe.

Liebe und Einsamkeit,
Liebe und unerfüllbare Sehnsucht Sind die Mütter der Kunst;
Noch im Herbst meines Lebens Führen sie mich an der Hand,
Und ihr sehnliches Lied Zaubert Glanz über See und Gebirg Und die abschiednehmende,
schöne Welt.

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Hermann Hesse (Calw, 2 luglio 1877 – Montagnola, 9 agosto 1962) è stato uno scrittore, poeta, aforista, filosofo e pittore tedesco naturalizzato svizzero, insignito del premio Nobel per la letteratura nel 1946 (notizie da Wikipedia).

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La sua produzione, in versi e in prosa, è vastissima e conta quindici raccolte di poesie e trentadue tra romanzi e raccolte di racconti. I suoi romanzi più famosi sono Peter Camenzind (1904), Gertrud (1910), Demian (1919), Siddhartha (1922), Il lupo della steppa (1927), Narciso e Boccadoro (1930) e Il giuoco delle perle di vetro (1943). I suoi lavori rispecchiano il suo interesse per l’esistenzialismo (in particolare Schopenhauer, Nietzsche e Heidegger), lo spiritualismo, il misticismo non meno della filosofia orientale, specialmente indù e buddhista.

Negli anni ’60, ispirandosi alla sua critica al consumismo e al capitalismo americano, fu proprio negli Stati Uniti che Hesse divenne un autore di grido, dopo la sua morte, tra i giovani pacifisti e hippie, che rifiutavano la guerra del Vietnam e la materialità della società occidentale, ma anche il comunismo sovietico. Assieme a Thomas Mann e Stefan Zweig, Hesse è lo scrittore di lingua tedesca del XX secolo più letto nel mondo, tradotto in più di 60 lingue e con circa 150 milioni di copie vendute in tutto il mondo.

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Hermann Hesse, l’autore di Siddharta e di Narciso e Boccadoro, dipinse tremila acquerelli fra i boschi e i prati di Montagnola, un paese svizzero di lingua italiana.
Dietro consiglio del suo psicanalista (allievo di Carl Gustav Jung) Hesse cominciò malvolentieri a usare colori e pennelli, ma trovò nel dipingere un tale piacere che divenne la sua attività prediletta.

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Da Herman Hesse: “Acquarelli – Dalla magia dei colori alla magia della vita attraverso gli scritti e i dipinti”. 1° Ed. 1982; Union Print, VT

Nota
Le foto dell’articolo (tranne gli acquerelli) sono dell’Autrice

[Taccuino (7) – Continua]