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Luce dal Decreto

di Giuseppe Mazzella di Rurillo

 

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In tempi bui come quelli di oggi preferisco vedere angoli di luce dove poter inserire l’ azione che stiamo portando avanti – Gino Barbieri ed io – per un robusto Piano di Pianificazione Territoriale e di Programmazione Economica per la Ricostruzione ed il Rilancio di Casamicciola, al centro di una Coesione Economica e Sociale dell’ isola d’ Ischia.

Presenteremo il primo progetto esecutivo e le tappe di una Programmazione Possibile nei prossimi giorni affondando la nostra azione nella cittadinanza attiva propagandata in tutti gli Statuti dei Comuni e nelle direttive di partenariato sociale imposte dall’ Unione Europea come metodo per l’ utilizzazione degli aiuti finanziari. Sarà un progetto esecutivo ed un Libro Bianco quasi come resa dei conti di un impegno civile di 50 anni. Ma senza nostalgia. Con i piedi per terra per andare verso un nuovo inizio come Zampa di Giaguaro di Mel Gibson nella scena finale di Apocalypto. Il 21 agosto 2017 in sei secondi ha infatti dopo 134 anni segnato una svolta: un avvertimento drammatico per cercare un nuovo inizio o andare nella foresta.

La luce che proviene da questo decreto per le emergenze nazionali che porta il numero 109 del 28 settembre 2018 e che il Corriere della Sera chiama il “decreto per Genova” segnando la parola “Ischia” una sola volta in oltre venticinque giorni di cronaca è che – per vie implicite – ritorna in maniera essenziale ed ineludibile la necessità di una Politica di Pianificazione Territoriale e di Programmazione Economica per un’ area ad economia matura e complessa come è quella dell’ isola d’ Ischia.

Così – per uno come me che viene dalla passione civile del ‘68 – la prima cosa è rileggere Giorgio Fuà e Paolo Sylos-Labini in quel libretto del 1963 Idee per la programmazione economica (Laterza-Bari 1963) e trovare una affermazione identica in Marcello Vittorini in Il Mezzogiorno ancora all’ opposizione (Guida Editori – Napoli 1979). Indimenticabile Marcello Vittorini – per me, Franco Borgogna e Antonino Italiano – che chiamammo nel maggio 1979 a relazionare al nostro convegno del comitato di zona del PSI per la Pianificazione Territoriale e del quale rimanemmo talmente incantati che fummo capaci di candidarlo al Senato per le elezioni politiche di quell’ anno.
Marcello era ordinario di Urbanistica alla Università di Napoli. Era un socialista della corrente di Lombardi cioè l’ estrema sinistra del partito. Diceva che solo “un partito come il PSI poteva sopportarlo”. Per tutta una lunga vita – nato nel 1927 e morto nel 2011 – ha portato avanti le sue idee utopiche. L’ ho incontrato circa trent’anni dopo a Napoli al Palazzo della Provincia chiamato dal Presidente Amato Lamberti a presiedere una Commissione Speciale per il Piano Provinciale di Coordinamento che la nuova Provincia, delineata dalla nuova legge per gli enti locali n.142/90, era tenuta ad approvare come strumento urbanistico sovraordinato rispetto ai Piani Regolatori Generali di 92 Comuni. La più grande Utopia delineata in Diritto Pubblico in tutta la storia d’ Italia!

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Marcello Vittorini

Cosa dicevano Fuà e Sylos-Labini nel libretto di 188 pagine che trovai casualmente oltre trenta anni fa su una bancarella di libri in svendita a Via Nilo a Napoli? Eccola l’affermazione pilota: “L’ obiettivo fondamentale della politica urbanistica è di tradurre sul territorio i programmi economici. La programmazione economica e la pianificazione urbanistica non rappresentano due fasi separabili sotto il profilo operativo ma sono due aspetti di un unico processo”.

Marcello Vittorini in quel suo libretto che mi regalò l’8 maggio 1979 con la dedica “all’ amico e compagno” conferma l’ affermazione 16 anni dopo: pag.45 – “Innanzitutto è opportuno ribadire ancora una volta,anche se ciò può apparire pleonastico, che governo dell’ economia e governo del territorio sono due aspetti della stessa azione politica, programmatica e gestionale: pensare – come si è fatto nel passato – di definire autonomamente o prioritariamente l’ uno dei due prescindendo dall’ altro porta esclusivamente a fallimenti ed a non ammissibili scollamenti fra le decisioni e la loro traduzione in interventi efficaci”. Sono affermazioni di 39 anni fa ma hanno il valore – per me – di un versetto di Isaia o di un salmo di Davide.

Non è mai stata avviata la Pianificazione Territoriale nell’ isola d’ Ischia. Mai tentata la Programmazione Economica. Così il Mercato non poteva regolare uno sviluppo caotico e spontaneo. La Natura del nostro sottosuolo – quello di una delle tre aree vulcaniche a rischio sismico della provincia di Napoli ampiamente studiata da Alfred Rittmann e Giuseppe Luongo – ci ha ricordato le nostre debolezze naturali insieme alle nostre spettacolari bellezze. L’ Uomo è chiamato a governare tutto questo e non è facile.

Il decreto per Genova dove il caso di Ischia appare dal numero 17 al 36 nella farraginosità del testo delle leggi italiane, alla quale abbiamo fatto l’ abitudine, ripropone l’ urgenza della Programmazione nell’ Italia spezzettata in una infinità di competenze e tenta di recuperare il tempo perduto per affrontare una emergenza. Fra le righe che il Parlamento è chiamato ad approvare o modificare appaiono termini come criteri omogenei di ricostruzione, piani di delocalizzazione e trasformazione urbana, concerto istituzionale, conferenze di servizio e perfino utilizzazione dell’ agenzia nazionale per l’ attrazione degli investimenti.

Insomma qui c’è scritto tutto quanto è già scritto nelle leggi di riforma della Pubblica Amministrazione a partire dal Testo Unico degli Enti Locali e nella legge sulla trasparenza n. 241/90. Ma il metodo era già stato indicato nel 1963 e ripetuto nel 1979.

Vedo queste luci accendersi con questo decreto oltre la discussione sulle tre leggi di condono perché senza la Pianificazione e la sicurezza sismica non c’è condono che tenga.

Su questa strada che a molti pare utopia – lo è stata per almeno 60 anni! – i vecchi sognatori ripropongono il cammino perché come dice Osvaldo Cammarota siamo “giovani da tempo”.

Casamicciola, 30 settembre 2018

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