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Una canzone per la domenica (14). Da un ospite in visita

di Stefano Testa; segnalato da Sandro Russo

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Intratteniamo un cordiale rapporto epistolare con Stefano Testa – “avvocato e scrittore con l’hobby del giornalismo” – come si presenta su Latina Oggi dove abitualmente scrive. L’ultimo suo pezzo pubblicato sul sito è su Tex Willer, dal quotidiano di ieri 29/9 (cfr. LT Oggi, [1] in .pdf). E’ in questa consonanza di interessi e sensibilità che gli chiediamo oggi di darci una mano per “La canzone della domenica”. 
Di Paolo Conte già abbiamo pubblicato sul sito: leggi e ascolta qui [2]
La Redazione

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Stefano Testa scrive di Paolo Conte [3]

La recensione di “Amazing game”.
L’ultimo lavoro di Paolo Conte, è un disco complesso. Ma raffinato e imperdibile Quasi interamente strumentale, attraversa i generi più cari al cantautore astigiano, dal jazz allo swing fino alla musica da camera
Ventitré tracce scritte e registrate dagli anni novanta a oggi
Davvero il modo migliore per festeggiare con i fan un compleanno importante

A distanza di quasi tre anni dal suo ultimo album di inediti (“Snob”, 2014), Paolo Conte si regala, e ci regala, un disco quasi interamente strumentale. È da poco uscito infatti “Amazing game – Instrumental music”.

Si tratta di un raffinato e personalissimo omaggio del cantautore astigiano alla musica che da sempre più gli piace (quella da camera, quella da film, ed ovviamente il jazz), e che lui normalmente ascolta nelle sue tranquille giornate “da italiano in gita”.
Nel cd, pubblicato dall’austera casa discografica, britannica Decca, troviamo ben ventitré brani scritti e registrati da Conte dagli anni ’90 ad oggi; brani che il musicista piemontese ha recentemente tirato fuori dal suo cassetto, e che ora offre in pasto ai suoi fan, senza aspettative né paure. Anzi esaltando semmai quella magica follia che la vecchiaia (proprio oggi il musicista compie infatti ottant’anni) talvolta offre agli spiriti più creativi.
C’è “il Novecento, in questi brani, spiega a chi glielo domanda. «C’è tutta, la mia ispirazione, la mia improvvisazione»: è tutto free, ma non necessariamente jazz, però, perché questo è un disco libero, senza condizionamenti di sorta. E infatti, man mano che le tracks si susseguono, durante l’ascolto emergono sapori sonori completamente diversi l’uno dall’altro. Si passa da un classico swing “En bleu marine”, a un arabeggiante “Song in D Flat”, a chiari richiami alla musica da camera (“La danse”, “Largo sonata per O.R”); poi una riuscita capatina dentro le atmosfere e le sonorità di Astor Piazzolla (“Fuga nell’Amazzonia in Re Minore”) e il brano finale (“Sirat al bunduqiyyah”), che in qualche modo ricordale malinconiche note della colonna sonora scritta da Roberto Gatto e Battista Lena per un bel film del passato: “Mignon è partita”.
“Amazing game” è un disco raffinato (il book interno è impreziosito da numerose opere astratte dello stesso cantautore), e di non facile digestione; ma ben suonato da musicisti di grande livello (tra cui il mitico Jimmy Villotti).
Anche se pochi lo sanno, questo non è tuttavia il primo lavoro totalmente strumentale di Paolo Conte (il quale da giovanissimo suonava anche il trombone).
Nel lontano 1962, dopo aver partecipato con buon successo assieme al suo gruppo alla registrazione dell’antologia “The italian way to Dixieland”, venne infatti pubblicato dalla RCA un doppio 45 giri di sole musiche, intitolato “The italian way to swing”, dove l’avvocato astigiano, che allora esercitava ancora la professione forense, si cimentava al vibrafono assieme al meno conosciuto fratello minore Giorgio, valente batterista e chitarrista.
Il disco conteneva quattro interpretazioni di altrettanti standard, resi famosi da leggende del jazz quali Chuck Beny, Artie Shaw, Benny Goodman e Les Brown.
I vinili appena citati sono stati recentemente raccolti, assieme ad un’altra antologica (“Swing” edita da Ricordi), in una pregevole ristampa in cd de12008 sotto etichetta Sony, intitolata “Paolo Conte plays jazz”.
Sembrava, quello del 1962, il folgorante inizio di una brillante carriera da musicisti puri per i fratelli Conte; ma complice probabilmente una stroncatura da parte degli addetti ai lavori, tra cui l’autorevole mensile Musica Jazz, Paolo decise di abbandonare il vibrafono per il più tradizionale pianoforte, e alle sue musiche iniziò ad aggiungere le parole. Ne vennero fuori le sue prime vere e proprie canzoni; alcune delle quali, interpretate da Adriano Celentano, riscossero subito un grande successo: “Chi era lui” (1966), “La coppia più bella del mondo” (1967), “Azzurro” (1968).
Solo nel 1974 uscirà però il suo primo album da cantautore, intitolato “Paolo Conte”, cui per fortuna ne seguiranno moltissimi altri.
Tra di essi mi piace ricordare il doppio, splendido live “Concerti” del 1985, e soprattutto il leggendario “Aguaplano” del 1987. Una carriera ultra-quarantennale, quella dello schivo musicista piemontese, che ha prodotto numerosi capolavori, come la celeberrima “Via con me”, ma anche “Sotto le stelle del jazz”, “Gli impermeabili”, “Max”, “Ho ballato di tutto”, “Sparring partner”, la poco conosciuta “Spaccami il cuore” (magistralmente interpretata nel 1985 da Mia Martini), e la recente “Snob”.

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Nel 2001 il Conte solo musicista offrì inoltre la sua “faccia un po’ così” anche al progetto della “Paolo Conte & Doctor Dixie Jazz Band”, un disco di registrazioni live effettuate tra i11983 e i11996, nel quale appaiono come ospiti, trai numerosi altri, anche il compianto Lucio Dalla, Renzo Arbore, Pupi Avati ed Hengel Gualdi.

Per continuare a festeggiare i suoi ottant’anni, Conte prosegue, con il solito strabiliante successo, il suo ultimo tour europeo; che lo porterà ovviamente anche a Parigi. Tappa obbligata, quest’ultima. Altrimenti si sa, “i francesi poi si incazzano…”

Stefano Testa

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Da YouTube, medley da “Amazing game”:

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YouTube player

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Questa è la sesta traccia del cd “Amazing game” di Paolo Conte:

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L’articolo originale (in file .pdf): RECENSIONE DI AMAZING GAME di PAOLO CONTE. Da LT OGGI del 06.01.17 [5]