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Una canzone per la domenica (13). Luigi Tenco

proposto da Sandro Russo
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Luigi Tenco (1938 –1967) è stato un cantautore, attore, poeta, compositore e poli-strumentista italiano.
Insieme a De André, Lauzi, Paoli, Bindi, Calabrese, i fratelli Reverberi e altri, fu uno degli esponenti della cosiddetta “scuola genovese” (sul sito, leggi qui [2]), un nucleo di artisti che rinnovò profondamente la musica leggera italiana a partire dagli anni sessanta (da Wikipedia).

Per quanto riguarda me e il gruppo con cui sentivamo musica e strimpellavamo la chitarra – nelle estati di Ponza degli anni ’60 (quelle descritte nella serie di Silverio Guarino Erotika ’60), sul muretto di Sant’Antonio – le sue canzoni non si suonavano in gruppo. Erano talmente graffianti, mettevano i sentimenti così allo scoperto che si preferiva suonarle da soli (…o al massimo in due).

Angela era una di queste. Entrava sotto la pelle e là rimaneva.
Qui da YouTube, dall’album “Luigi Tenco” del 1962 (già pubblicata su 45 giri, insieme a “Mi sono innamorato di te”).

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Ma Tenco non era solo intimista, aveva una disperazione cosmica che raramente prende le note e le parole della poesia, come in Un giorno dopo l’altro, del 1966.
Ebbe un successo insperato per un cantautore di quei tempi, per essere stata scelta come sigla della seconda serie, dello sceneggiato televisivo RAI “Le inchieste del commissario Maigret” (una citazione anche nel video da YouTube, vedi in seguito).

Ancora: nel 2000 Carlo Lucarelli ha pubblicato un romanzo con lo stesso titolo del brano di Tenco, dove il testo della canzone è citato più volte nella narrazione,
Così Lucarelli:
“Quasi alla metà del terzo arpeggio, Tenco inizia a cantare. Non lo fa con tristezza, anche se le parole che dice sono tra le più tristi che abbia mai sentito […] C’è un momento, in questo brano, in cui la voce di Tenco si spezza. Fino allora aveva cantato con quel modo che ha lui di farlo […]
Si poteva pensare che fosse perplesso, assorto, malinconico forse, con lo sguardo perso nel vuoto e gli occhi un po’ socchiusi, tirati agli angoli, e invece lì no, la voce gli si spezza, scivola più in fondo, più roca e fa capire quello che veramente è.
Non è pensoso, è disperato”.

Da YouTube: Un giorno dopo l’altro (1962)

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Un giorno dopo l’altro

Un giorno dopo l’altro
il tempo se ne va
le strade sempre uguali,
le stesse case.

Un giorno dopo l’altro
e tutto è come prima
un passo dopo l’altro,
la stessa vita. 

E gli occhi intorno cercano
quell’avvenire che avevano sognato
ma i sogni sono ancora sogni
e l’avvenire è ormai quasi passato.

Un giorno dopo l’altro
la vita se ne va
domani sarà un giorno uguale a ieri.

La nave ha già lasciato il porto
e dalla riva sembra un punto lontano
qualcuno anche questa sera
torna deluso a casa piano piano.

Un giorno dopo l’altro
la vita se ne va
e la speranza ormai è un’abitudine.

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