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Uno sguardo da Le Forna

di Francesco De Luca

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Stamane sono andato a Le Forna.
Perché?
Perché al Porto c’era un andirivieni esagerato. Il mare di levante e l’aria cupa di scirocco suggerivano ai turisti di abbandonare l’isola. Nessuna gita a mare, e gironzolare per le vie era l’aspettativa. Ma poi le navi dal continente hanno sbarcato alcuni gruppi di villeggianti che, non condizionati dal tempo incerto, si sparpagliavano per le strade.
E a Le Forna?
Cosa starà succedendo a Le Forna? La domanda poteva trovare una risposta immediata e perciò mi ci sono recato.

Non appena sono arrivato sulla Chiesa è parso chiaro che l’atmosfera era completamente diversa. Nessuna calca, nessuna pressa, ma soltanto il lento procedere della gente a piedi. Sporadica e tranquilla.
Le Forna manca di luoghi per la comunità, anzi, manca del luogo sociale per eccellenza, ossia di una piazza.

Più mi dirigevo verso Calacaparra e più le persone incontrate erano poche e sparute. I locali aperti, un traffico di pullmini e di auto, ma niente di più. I pochi villeggianti, di solito in coppia, procedevano come se sapessero cosa fare e dove andare.

Sono sceso giù a Cala Fonte. Tutto chiuso a causa della frana, e ne ho dedotto che questa estate debba essere stata magra per tutte quelle attività che avevano come clienti i frequentatori della cala.

Insomma una diversità di vita, di relazioni, di prospettive, eccessiva, fra il Porto e Le Forna.

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E’ giudizio risaputo ma vederlo così evidente, sbattuto in faccia, fa male.
Penso che questa ferita che il corpo sociale dell’isola patisce da tanto tempo debba essere affrontata. Con strumenti politici, anzi no, amministrativi.
Non ho alcuna pretesa che portare all’evidenza il problema. Nessuna altra pretesa.

D’altra parte sono convinto che sia tempo perché si faccia una programmazione per lo sviluppo dell’isola. Procedere per soluzioni isolate e disarticolate non penso sia il modo più efficace per realizzare un piano politico.

Lo sviluppo di Le Forna, in questo programma politico, dovrà trovare un posto privilegiato. Per una questione di serietà e non di opportunismo politico. Questo lo si lasci a chi aveva già in tasca la soluzione di tutti i problemi.

Mentre percorrevo la strada ho dovuto alzare gli occhi al cielo perché attratto da un nugolo di rondini che si rincorrevano, agitate dall’imminente migrazione. Quante… e tutte euforiche e impazienti.

Il contrario di ciò in cui sono incappato sulla strada in prossimità della Chiesa. C’erano i pullmini di Schiaffini, quelli di Pilato, i camioncini con le derrate alimentari. In quel punto si crea in imbuto che si chiude, anche per la presenza di veicoli sostanti in zona di divieto.

E’ un problema serio. Riuscire a regolamentarlo darebbe ai Fornesi la certezza che il Potere Locale ha a cuore la loro condizione.
Eh già perché le rondini, così numerose e veloci, trovano tutte la loro strada, mentre in quel tratto di provinciale si impreca pesante e malvolentieri.