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Procida, Ischia, Capri. E poi Ventotene, Ponza… Modi diversi di vendersi l’anima

proposto dalla Redazione

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Abbiamo trattato più volte su questo sito delle diverse modalità di approccio al turismo che isole del golfo di Napoli e del golfo di Gaeta hanno adottato nel corso degli ultimi trent’anni. C’entrano un po’ anche le diverse “personalità globali” degli isolani (Baricco lo chiama mood), pur condividendo tutte una stessa matrice napoletana; ma le differenze sono sensibili.
Ne abbiamo parlato più volte; con le nostre redattrici Rosanna Conte e Rita che Bosso hanno la “doppia nazionalità”: procidana-ponzese la prima e ponzese-ischitana la seconda. Poi con Giuseppe Mazzella di Rurillo che ci ha fatto conoscere il modello iper-maturo dell’economia ischitana.
Anche di Capri si parla spesso; per l’ultima volta sul sito: leggi qui [1].
E di Ventotene e Ponza sono piene le nostre cronache quotidiane.
Perciò ci fa piacere riportare in proposito l’opinione di Alessandro Baricco, scrittore ospite non isolano (torinese, nello specifico, ma con un ampio sguardo sul mondo) che parla di Procida, ma fornisce abbastanza elementi, per cui qualche correlazione possiamo farla da soli.
Si potrebbe provare a intessere un bello scambio di opinioni…

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Alessandro Baricco: “La mia Procida, isola autentica dove sei sempre un po’ straniero”
di Anna Laura De Rosa

Pubblicato in www.repubblica.it [3] il 08 settembre 2018

Il 15 e 16 settembre lo scrittore presiederà la giuria di ‘Maretica’, giornate dedicate alla narrazione del mare

“Procida è un’isola dal mood strano, qui si incontrano caos e distacco dal resto del mondo. Non smetti mai di capirla”. Alessandro Baricco parla da Procida. Una casa nascosta sul promontorio di Santa Margherita vecchia con il giardino a picco sui colori della Chiaiolella.

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È questo il luogo che lo scrittore di Novecento ha scelto come rifugio. Poco più di 4 chilometri quadrati in mezzo al mare che gli hanno “regalato tanto, è il posto ideale per scrivere”. E a cui Baricco vuole “restituire qualcosa”. Nascono così le giornate di Maretica – Ripensare l’uomo a partire dal mare, organizzate da Comune e Canottieri Procida il 15 e il 16 settembre.

Articolo originale e video a questo link [5].

Baricco, cos’è Maretica?
“Un omaggio al mare voluto dalla gente del posto, ai narratori del mare, all’ambiente e agli sport acquatici. In genere scappo dai premi, non sono in alcuna giuria in Italia. Però credo che si debba restituire qualcosa ai posti che ti hanno dato molto. Mi piace questa gente, è un’isola strana”.

Perché?
“Procida è dei procidani, mentre molte isole italiane sono in parte diventate dei parchi dove noi dal Nord o da altre parti del mondo veniamo a ricordarci che il paradiso esiste”.

Un Sud autentico?
“Fanno quel che gli pare. La priorità non è il turista, sei sempre un po’ straniero e respiri un’aria diversa. Non è gente inospitale, anzi, ma ostinatamente difende questa cosa con naturalezza. Poi per certi versi è surreale: un’isola con tanti motorini e macchine non esiste al mondo. Ma c’è un incrocio tra il caos e il silenzio delle case e dei giardini di limoni”.

È anche l’isola dell’accoglienza. ‘Mare ed etica’ fanno pensare ai migranti, al caso Diciotti. Qual è il ruolo degli intellettuali? L’idea di Baricco?
“Il mare è un luogo di valori, di forza, ispira un senso di umanità alto. È un’idea che bisogna seminare ogni giorno, sopportando i momenti di distrazione o di ubriacatura. Viviamo uno smarrimento perché sono stati messi per la prima volta in discussione alcuni principi ma credo che alla fine il pensiero del Paese sia saldo. Gli scrittori forse devono restare più fermi degli altri. I migranti non sono il reale problema della gente. Abbiamo un’Europa enorme, ricchissima che può assolutamente accogliere e tollerare l’impatto di un’immigrazione che per quanto significativa non è massiccia. Deve finire questa illusione ottica. La civiltà occidentale ha questioni serie da affrontare, la felicità della gente è fragile ma non a causa degli immigrati. Questo è un modo abile di rigirare la frittata. Dobbiamo rimettere la mappa dritta quando qualcuna la gira, con piccoli gesti quotidiani, come le formiche”.

Quale narrazione del mare premierà?
“Non necessariamente libri. C’è una piccola giuria formata da Daria Bignardi, Elisabetta Montaldo, Valeria  Parrella e Stefano Masi. Abbiamo scelto una graphic novel di un disegnatore francese, Cristophe Chabouté, che ha adattato “Moby Dick”, gli è riuscita un’impresa impossibile. Premiare un francese è anche un messaggio: non ha più senso ragionare per confini”.

Libri e cinema. Al festival di Venezia grande successo per L’amica geniale, e Angelina Jolie produrrà un film tratto dal suo libro Senza sangue.
“Fieri che nel sistema sanguigno del mondo vadano a finire idee e personaggi provenienti dal nostro universo fantastico”.

Sta per uscire il suo nuovo libro, The Game, scritto tra l’Italia e la Silicon Valley.
“È un libro sulla civiltà digitale scritto in gran parte a Procida poiché paradossalmente qui si è più protetti. Ho cercato di capire cosa stiamo combinando, ho unito sintomi ed esperienze per disegnare una mappa che possa leggere chiunque”.

Internet, social network. Qual è ‘Il gioco’?
“Non siamo stupidi e non facciamo le cose a caso. Il mondo novecentesco è stato un disastro: due guerre mondiali, la bomba atomica, la Shoah. Troppa sofferenza per l’umanità, scappiamo da quello. Ciò che vediamo o temiamo nella società di oggi è un vaccino. Ci sono effetti collaterali non sempre piacevoli ma sono prezzi che possiamo pagare, soprattutto se siamo consapevoli e interveniamo per limitare eventuali danni. Contestare questo processo o vederne solo gli aspetti negativi sarebbe stupido. È come salire su un treno che ti porta via dall’inferno e criticare la toilette sporca. Che fai? Scendi e torni all’inferno?”.