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Lezioni dalla Storia. Mussolini (11). Conclusioni: il fascino della leadership dittatoriale

di Emilio Iodice (traduzione dall’inglese di Silverio Lamonica)

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Qui di seguito l’undicesina (e ultima) puntata dell’ottimo saggio di Emilio Iodice su Mussolini – nella traduzione di Silverio Lamonica – pubblicato sulla rivista americana The Journal of Values Based Leadership (Il giornale della Leadership basata sui valori), attualissimo (luglio 2018).
La Redazione

 

Il fascino della leadership dittatoriale
Qui non potrebbe accadere?
Il termine “dictator” deriva dalla Repubblica Romana; veniva designato per un compito specifico e per far fronte a un’emergenza. Finita la crisi, il leader rinunciava alle sue mansioni. La carica di dittatore finì con l’assassinio di Giulio Cesare, l’ultimo supremo dominatore di Roma, prima dell’inizio dell’era imperiale (Oxford Classical Dictionary, p. 339 “Dictator”). Oggi il governo tirannico non è affatto prevedibile come lo era in passato.

Le dittature sono spesso inaspettate. Sono sorte tra popolazioni prospere, educate e acculturate che ne sembravano incolumi, in Europa, Asia e Sud America (Jim Powell – Come i dittatori arrivano al potere in democrazia – Forbes 5.2.2013 ).

Perché è questo il caso? Perché persone intelligenti, ben educate e di esperienza cadono nell’incantesimo del dominio tirannico? Come può una minoranza attiva penetrare in un sistema democratico e sostituirlo con un regime totalitario? La nostra autodeterminazione è davvero a rischio o le nostre istituzioni e le persone che amano la libertà, la preserveranno ad ogni costo?

Le democrazie finiscono a causa di leadership incompetenti, deboli, inefficienti e prive di etica. I leader eletti che non adempiono al loro dovere di proteggere e difendere le libertà civili, i diritti politici e la costituzione nazionale, facendo il loro lavoro con abilità, coraggio ed onestà, piantano i semi per la fine della libertà. Più di 75 anni fa venne formata un’organizzazione per combattere la tirannia e per delineare le tendenze della libertà in tutto il mondo.

Nell’ottobre del 1941 Eleanor Roosevelt e il candidato repubblicano alla presidenza, Wendell Wilkie , insieme al sindaco della città di New York, Fiorello H. La Guardia ed altri eminenti leader civili e politici, crearono, in modo bipartisan, la Casa della Libertà. In origine fu fondata per sostenere il coinvolgimento degli Stati Uniti nella seconda guerra mondiale contro le dittature dell’Asse.

Dopo la guerra, la Casa della Libertà iniziò la lotta contro il comunismo e altre minacce alla democrazia, sostenendo strenuamente la Dichiarazione dei Diritti Umani delle Nazioni Unite.

Eleanor Roosevelt e la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, 1948

“Fin dalla sua fondazione, la Casa della Libertà ha contribuito a plasmare il dibattito sui problemi più urgenti del suo tempo. Fu un’acerrima nemica del Maccartismo negli anni ’50. Fu anche una forte sostenitrice, della prima ora, del movimento per l’uguaglianza razziale. Nel corso di tutta la sua storia, la Casa della Libertà ha incluso nella sua leadership eminenti difensori dei diritti civili, tra i più noti Roy Wilkins, direttore del NAACP (Associazione Nazionale per la Promozione delle Persone di Colore – N.d.T.) e Bayard Rustin, consulente principale di Martin Luther King Jr” (Casa della Libertà https://freedomhouse.org/content/our-history. )

Ogni anno la Casa della Libertà prepara un rapporto speciale: La Libertà nel Mondo con cui valuta la condizione delle libertà civili e dei diritti politici in tutto il mondo. Nella sua ricerca del 2017 dal titolo Populisti e Autocrati: La Doppia Minaccia alla Democrazia Globale, l’Organizzazione descrive l’accelerazione di una sorprendente tendenza: la libertà è in rapido declino in nazioni “libere” (Freedom House, Freedom in the World, 2017, https://freedomhouse.org/report/freedom-world/freedom-world-2017. )

Per oltre un decennio le forze nazionaliste e populiste si sono intromesse, in modo significativo, nei paesi democratici. Ci sono state delle battute d’arresto nella protezione delle libertà civili e dei diritti politici da parte di nazioni considerate “libere” compresi Brasile, Danimarca, Francia, Ungheria, Serbia, Sud Africa, Sud Corea, Spagna e Stati Uniti”.
Su 195 paesi valutati, 87 (il 45% ) era considerato libero, 59 (30%) parzialmente libero e 49 (25 %) non libero. Nel 2016, in totale 67 paesi hanno subito netti cali nei diritti politici e nelle libertà civili, a fronte di 36 che hanno registrato miglioramenti. Ciò sta a sottolineare che per l’11° anno consecutivo, il calo (della democrazia) ha superato in cifre il miglioramento.

Le tendenze sono chiare. Come si erodono i diritti umani e le libertà politiche, singoli leader perseguono i propri ristretti obiettivi “senza vincoli significativi e senza riguardi per i benefici condivisi della pace globale, della libertà e della prosperità”. ( Ibid. Libertà nel Mondo p. 1).
L’aspetto più inquietante di questa tendenza è che sta avvenendo in democrazie affermate. Questi paesi stanno perdendo le loro libertà con un ritmo allarmante.

Qual è la causa di questo movimento verso governi autoritari in nazioni con una lunga e venerata tradizione di libertà? Le ragioni comprendono:

  • Cattive politiche economiche che non distribuiscono in modo adeguato la ricchezza e creano una forte discrepanza tra “abbienti e non abbienti”.
  • Fallimento di strategie con l’estero, con serie conseguenze finanziarie e sociali.
  • La derisione costante degli avversari politici, associata alle minacce di repressione e rappresaglie.
  • Leader politici in cerca di maggiori poteri, per affrontare i problemi conseguenti a cattive decisioni governative.
  • Persone disposte a rinunciare alla libertà in cambio della sicurezza e del mantenimento dei valori condivisi, che ritengono intaccati dagli eccessi della libertà.
  • Un crescente nocciolo duro di sostenitori, per eleggere dei leader disposti a creare un regime che non rispetti la divisione dei poteri.
  • Sostegno da parte di leader religiosi che vogliono preservare le tradizioni e la fede.
  • Critiche acute alla stampa e minacce ai giornalisti.
  • Tassazione ingiusta, spesa incontrollata del governo, guerre e stagnazione economica causano rabbia, frustrazione e malcontento sociale.
  • Impossibilità di prevenire una minoranza attiva, intenta a strappare il controllo del processo politico, pur non rappresentando la maggioranza del popolo.
  • Indifferenza e mancanza di coraggio da parte di funzionari scelti, dei capi dell’istituzione e dell’elettorato per lottare al fine di preservare la democrazia ad ogni costo, specie in periodi di crisi.
  • Il fascino per i leader apparentemente forti e decisi, che mettono in luce la forza contro la debolezza e il potere sulla pietà e che fanno percepire la promessa di “fare le cose”.
  • Il potere dei social di diffondere messaggi di nazionalismo ed il senso di “noi contro loro”.

In nazioni che amano la libertà, stanno crescendo movimenti politici estremisti, perché i governi non sono capaci di indirizzare le preoccupazioni di una cittadinanza arrabbiata, che si sente esclusa ed estraniata da leader che vedono come incompetenti, corrotti e indifferenti. Gli inizi del dispotismo sono stati piantati da quest’elettorato che è alla ricerca di leader, che offrano facili soluzioni.

È pericoloso, oltreché falso, credere che l’Europa e gli Stati Uniti non fronteggino un rischio per la libertà che hanno conquistato dopo secoli di lotte, per rimuovere il giogo dell’oppressione da parte di governi monarchici ed assoluti. Se non riconosciamo questa minaccia, vivremo per pentirci.

Non può accadere qui?

Quando il fascismo arriverà in America, sarà avvolto in una bandiera e porterà una croce.
Sinclair Lewis

La parola è la stessa civiltà. Le opinioni non possono sopravvivere se non si ha scelta di lottare per loro
Thomas Mann

I timidi preferiscono la calma del dispotismo, al mare in tempesta della libertà.
Thomas Jefferson

Nel 1926, lo scrittore tedesco Thomas Mann visitò l’Italia. Era una vacanza al mare piena di delizie, di vedute e di suoni in uno dei luoghi più belli del mondo. Mann studiò non solo i luoghi, ma innanzitutto la gente. Egli osservò l’impatto del nuovo regime di Benito Mussolini che aveva spento la democrazia italiana, sostituendola con la dittatura fascista. Mann osservò gli elementi della repressione psicologica e fisica.

Le tattiche di bullismo e il senso di superiorità dei fascisti sugli individui. Egli esaminò il culto della personalità e l’ipnotismo del Duce sulle masse. Il periodo trascorso in Italia ispirò a Mann la novella “Mario e il Mago”. Era il racconto profetico di un ciarlatano, un mago che incanta il pubblico con trucchi e tattiche da bulli, di cui si serve per controllarlo e dominarlo. L’opera di Mann era una parabola riguardante Mussolini e il nazionalismo. La storia ha un finale triste, doloroso e tragico (Colin Campbell, Il Mago Diabolico lancia un incantesimo. L’inquietante somiglianza di Trump alla parabola su Mussolini di Thomas Mann, New Republic 15.08.2016 https://newrepublic.com/article/136045/evil-magician-casts-spell). L’argomento di Mann era chiaro: il potere può essere inebriante, specie se finisce in mani sbagliate e la gente può essere rapita dalle emozioni, dalla paura e dall’insicurezza. In definitiva esso conduce al disastro. Tre anni dopo, Mann fu insignito del Premio Nobel.

I semi dell’autoritarismo si possono piantare in una democrazia, quando i leader eletti sono deboli, incompetenti, corrotti e incapaci di affrontare le crisi nazionali. Tale era la situazione in Italia nel 1922, quando Benito Mussolini raggiunse il potere. La prima guerra mondiale fu devastante. Il paese perse centinaia di migliaia di vite ed era alla bancarotta; ricavò poco dagli enormi sacrifici del conflitto. Milioni di veterani e studenti arrabbiati scesero in strada protestando contro i gravi problemi economici e sociali che la nazione doveva fronteggiare. Un uomo si fece avanti offrendo soluzioni, idee e un programma che fu avvolto nella bandiera del nazionalismo, dell’estremismo, del bigottismo e della violenza. Si chiamava Benito Mussolini.

Fu eletto al Parlamento nel 1921, l’anno dopo fu Primo Ministro. In 17 mesi diventò capo della nazione. Dopo nemmeno quattro anni abolì il Parlamento, rimosse le garanzie basilari della Costituzione e si proclamò dittatore d’Italia. L’opposizione non fu capace di fermarlo. Le istituzioni democratiche italiane erano paralizzate e non furono in grado di fermare lo Juggernaut, la forza inarrestabile fascista. Mussolini fu abile nell’usare i suoi poteri di persuasione e i media per controllare i suoi seguaci e la gente.

Era un oratore che incantava ed ipnotizzava. Usava l’oratoria per trasmettere orgoglio sulla pietà, e la forza sulla ragione. Ridicolizzava i suoi oppositori e poi li incarcerava. Mostrò il suo odio per la democrazia eliminando le elezioni ed ogni forma di scelta. La stampa, da strumento di libertà, fu ridotta a voce del regime. Gli italiani furono indottrinati con la filosofia del fascismo, quasi fin dalla nascita. L’adesione al partito e l’attaccamento fedele al Duce divennero un requisito per la sopravvivenza.

Mussolini abbinò la sua dittatura col progresso. I suoi progetti di opere pubbliche e lo statalismo corporativo crearono milioni di posti di lavoro. Istituì programmi sociali e promise di rendere il suo paese di nuovo grande e di riportare in auge l’Impero Romano. Poiché la disoccupazione diminuiva e la vita migliorava, gli italiani, in larga misura, seguivano, credevano e obbedivano al Duce. Mussolini diffondeva i suoi messaggi di realizzazioni attraverso ogni forma di comunicazione, raggiungendo le famiglie anche nei villaggi più piccoli, nelle aule scolastiche e perfino nella chiesa. Mentre gli italiani cominciavano a sentirsi meglio, egli accumulava maggior potere fino al punto che non era più responsabile di nessuno.

L’immagine di se stesso, come l’uomo più intelligente d’Italia, come il più saggio del suo popolo e del leader saggio, coraggioso e potente, lo avevano consumato. Cominciò a credere alle sue bugie che gli venivano ripetute da una consorteria di yes men. Si vedeva come un moderno imperatore romano. A suo avviso, la battaglia era la vera misura di un uomo. Era il conflitto il test finale della grandezza. Aveva bisogno di guerre e di conquiste per magnificare la sua gloria. Come risultato, intraprese un percorso di agonia per il popolo italiano, ben al di là di qualsiasi esperienza precedente.

Prima venne la guerra in Etiopia, poi la guerra civile spagnola e infine la seconda guerra mondiale. Le guerre di Mussolini crearono dapprima un “impero” che solidificò il fascismo in Europa, ma poi condussero ad una sconfitta simile ad un cataclisma, che ridusse in cenere lui ed i suoi sogni di grandeur.

Nel 1935, all’apice della popolarità del Duce, lo scrittore americano Sinclair Lewis scrisse un romanzo visionario in merito alla possibilità di una dittatura in America. Il suo libro “Qui non può accadere” trattava di un politico carismatico che avrebbe sfidato Franklin Roosevelt, per la nomination del Partito Democratico nel 1936, conquistando la Casa Bianca e creando una dittatura. Lewis si riferiva a Huey Long, governatore della Louisiana. Long predicava contro il capitalismo, gli interessi particolari e il governo controllato da pochi sui molti. Promise di combattere per i diritti dei lavoratori e di rendere “ciascun uomo un re”. Huey Long fu assassinato nello stesso anno in cui fu pubblicato “Qui non potrebbe accadere”. Il concetto di Lewis era che perfino negli Stati Uniti potrebbe avvenire una dittatura e che nessuno dovrebbe dare la libertà per scontata.

L’America e le democrazie mondiali non affrontano le stesse crisi che attraversarono gli anni ’20 e ’30 e che l’Italia o gli Stati Uniti dovettero fronteggiare. Oggi le economie sono più forti, il nostro tessuto sociale è più solido grazie ai programmi del welfare. La tecnologia continua a fare enormi progressi migliorando la vita e la democrazia sembra ancora in salute. In realtà la libertà è fragile, essendo attaccata come non mai. Come la Casa della Libertà ha illustrato nel 2017, la libertà viene erosa in quei paesi considerati “liberi”. Le influenze nazionalistiche stanno crescendo. Ancora una volta, l’arma della comunicazione diffonde parole e idee di assolutismo. Al posto dei discorsi dai balconi, oggi abbiamo i social media: Twitter, Facebook, televisione e internet diffondono dicerie, falsità, fatti e finzioni. Essi aiutano l’autocrate a dardeggiare messaggi nell’animo di un elettorato debole, ingenuo, incolto e sofferente.

In America e in Europa, il prossimo decennio potrebbe essere un periodo di crescita e di rinascita economica. Le guerre e i conflitti potrebbero diminuire, dopo averci esaurito finanziariamente e moralmente. In tali condizioni, i leader che hanno raggiunto il potere con il messaggio di rendere il nostro paese di nuovo grande, possono guadagnare ancora più potere ed influenza. Mentre avanza la prosperità, il significato di ciò che sposano potrebbe apparire più forte.

Come disse Mussolini, se credi, obbedisci e combatti, conquisterai la grandezza. Una volta che milioni rientrano al lavoro e trovano conforto in leader che difendono idee autocratiche, allora sulla scena si profila la dittatura. La democrazia può morire perfino in un’atmosfera di prosperità. In America e in Europa il dispotismo non sarà dello stesso tipo di cui si servirono il Duce ed altri dittatori. Avverrà con poca ostentazione. Non ci saranno partiti politici con squadre in uniforme, munite di manganelli per reprimere e intimorire l’opposizione.

I leader carismatici saranno eletti come lo fu Mussolini. La chiave di volta della loro crescita sarà il rapporto coi loro seguaci. Alimenteranno e coltiveranno tale legame per farlo crescere in un forte movimento politico, tale che spenga il dissenso, che sfidi costantemente lo statu quo e che contesti l’istituzione e il processo politico come lo conosciamo. I semi della repressione sono questi.

Dipende da noi fermare le forze della tirannia, prima che siano loro a fermarci. Se adesso non siamo noi (a farlo) allora chi (lo farà) e quando? La libertà è in pericolo; se non la difendiamo la perderemo.

Non si dovrebbe mai voltare le spalle ad una minaccia di pericolo e provare a fuggire da esso.
Se lo fai, raddoppierai il pericolo.
Ma se lo affronti prontamente e senza battere ciglio, ridurrai della metà il pericolo.
Che nessuno fugga da qualcosa. Mai!
    Winston Churchill

 

Le puntate precedenti della traduzione: (1), (2),(3),(4)(5), (6), (7), (8), (9), (10).

Qui 
la presentazione generale con il file .pdf nell’originale inglese

 

[Iodice. Lezioni dalla Storia (11) – Fine]

 

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