Attualità

È passato un anno…

di Irma Zecca

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Cara Teresa,
è passato un anno dalla tua morte; ci hai lasciato in agosto, proprio quando è tempo di bagni e di spensieratezza.

Ricordo che l’anno scorso, nei giorni che precedono la ricorrenza dei morti, sono andata più volte al cimitero, e senza rendermene conto sul sagrato della chiesa il mio passo diventava più veloce. Ma questa volta, nell’uscire, dalle scale centrali, quelle dove salendo ti lasci il monumento ai caduti alle spalle, ho visto il tuo volto su una lapide… Solo ora ho capito il motivo della mia fretta, sapevo che la tua tomba si trovava lì, ma non volevo vedere…

Tu, con quella gioia di vivere, quegli occhi espressivi e quel sorriso… proprio non capisco perché la tua foto sia al cimitero.

Mi siedo sulla scala della chiesetta, ti guardo, piego le ginocchia le cingo con le braccia e ci appoggio sopra una guancia come per dormire…
Con nel pensiero, come in un sogno, entro nella tua tomba e ti vedo: indossi una delle tue camicette leggere, un jeans stretto a sigaretta, le tue mani sono incrociate sul cuore e le tue labbra chiuse in un sorriso. Improvvisamente i tuoi occhi si aprono… Sono spaventata, le mie spalle sono attaccate al muro ma c’è tanta luce, la parete di mattoni che ti separa dal terrazzamento coltivato a vigna non esiste più… agilmente metti fuori le gambe e con una torsione del busto sei fuori anche con la testa, appoggi le palme delle mani sulla muratura e con un balzo ti ritrovi nel terreno sottostante.
Fai degli stiramenti proprio come fa una persona che ha dormito troppo, poi inizi a correre passando la mano sinistra sulle foglie di vite ormai marroni che rompendosi sprigionano un profumo di vendemmia fatta. Guardi il muro di cinta e con un salto sei nella stradina fuori al cimitero, imbocchi subito le scale del faro, con una falcata che ti contraddistingue, poi quando incroci le scale di casa tua inizi a salirle due per volta fino alla porta chiusa… ma non è un problema.
Entri e trovi tutta la tua famiglia… sono sul divano che chiacchierano. Sei felice, posi una carezza sul volto di ognuno di loro… Non ti vedono ma ti hanno sentito ed hanno passato istintivamente la mano sul viso come a sistemare un capello fuori posto… e tu ne sei divertita.
Esci sul terrazzo della cucina e guardi il faraglione, hai sempre pensato di volerti sedere su quella zolla di terra erbosa; ora in questa nuova dimensione tutto è possibile e ti ritrovi seduta proprio dove avevi sempre desiderato. Che bello! Inali quell’aria salmastra e sotto di te senti l’allegro borbottare di un gozzetto po po po po… e al timone c’è un pescatore con il volto segnato dal sale e dal sole che con grande maestria, senza rallentare, passa tra la fenditura del faraglione.


Ti guardi intorno e vedi l’aria che si fa più rossastra, il tempo è passato e il sole sta calando. Rientri in casa ed ecco, c’è sempre la tua famiglia… ad uno ad uno lasci un bacio sulla fronte a ciascuno di loro… e come hanno fatto prima si toccano senza saperne il perché, e questo di nuovo ti fa sorridere. Oltrepassi la porta chiusa e riprendi le scale, ma stavolta senza fretta, guardandoti intorno come per far rimanere quelle immagini ben impresse nella mente.
Un salto e sei di nuovo nel terrazzamento coltivato a vigna; cammini passando la mano destra su quelle foglie che profumano di vendemmia fatta, così come la tua vita terrena già compiuta.
Ritorni al tuo posto, rinserri le mani sul petto come a custodire la gioia vissuta e consapevole di poter tornare ancora quando le persone che ami avranno bisogno di una carezza…

Questo racconto di un sogno serve a rendere meno pungente il dolore per la perdita di una persona cara.

Teresa, nella mia borsa ho ancora quel portachiavi che mi regalasti al ritorno da un viaggio; è composto da una zanna incisa e da un campanellino.
Mi dicesti: “Questo è un portafortuna; nella credenza popolare, ogni volta che il campanellino diffonderà un suono nitido, in quel momento un angelo ti sta passando accanto”.
Quando cerco le chiavi in borsa, il campanellino spesso fa rumore, raramente un suono argentino. Ma qualche volta succede e allora sempre mi chiedo chi possa essere l’angelo che mi sta passando accanto…
Ora lo so. Quell’angelo sei tu!

 

In memoria di Teresa
Leggi qui il ricordo di Enzo di Fazio: Gli occhi di Teresa del 24 agosto 2017 e quello di Rosanna Conte: Cara Teresa… del 23 settembre 2017

 

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