Ambiente e Natura

Rumori e autolinee: qualche consiglio per la prossima estate

di Enzo Di Fazio

 

A partire dalla fine di luglio e per tutto il mese di agosto provo nei confronti di Ponza due opposte sensazioni: attrazione e insofferenza.
Attrazione quando ne sono lontano e penso alla brezza delle prime ore del mattino, ai colori del mare delle giornate belle e al fresco della sera, che non trovo in continente. Insofferenza quando sono a Ponza e mi impatto con la confusione, gli schiamazzi, la sporcizia, in una parola l’inadeguatezza di un’isola invasa da tanta, troppa gente. E non vedo l’ora di andarmene.
Ciò mi porta a preferire Ponza di gran lunga negli altri mesi. Sarà anche l’età ma è questo quello che provo.

Vi racconto un paio di episodi.

Quest’anno vi sono stato nell’ultima settimana di luglio a cavallo di agosto, per un impegno preso con la nipotina cui avevo promesso di portarla in barca alla scoperta dei colori delle rocce e delle sfumature del mare.


E’ stato tutto bello, devo dire. La bimba si è divertita e, munita di una piccola maschera, ha cominciato a provare l’emozione di ammirare la varietà dei nostri fondali al punto da esclamare, in più di un’occasione che meraviglia!, lei abituata al grigio monocromatico delle sabbie del Gargano.
Venerdì decidiamo di fare il giro dell’isola.

Tutto bello se non ci fossimo imbattuti, sostando nella cala di Chiaia di luna e successivamente, facendo il periplo dell’isola, in quella dell’ansa dello Schiavone, in due megamotoscafi con l’emissione di musica da discoteca a palla, talmente forte da avvertirne i rimbombi allo stomaco.

In particolare a bordo di quello ancorato in prossimità dell’arco naturale c’erano solo giovanotti che gridavano quasi più della note musicali (è un eufemismo chiamarle note musicali) nel tentativo di comunicare e ragazze, indiscutibilmente belle, che si esibivano in improbabili tuffi acrobatici.

Siamo rimasti allibiti. E non solo noi, visto, che da più di una barca ferma nella zona, si è sentito levare più di una volta basta! basta! basta!
Ovviamente è stato inutile poiché i caciaroni erano sostenuti da altri giovani a bordo di altri motoscafi vicini e si sa come in questo nostro fragile tempo il sopraffare, l’imporre, l’umiliare le regole del buon senso fanno presa e creano consensi in tutti coloro che hanno voglia di ribellarsi per nascondere le proprie fragilità e inadeguatezze. In parecchi abbiamo provato fastidio, non solo per via dei decibel elevati, che certo sono una grossa parte del problema, ma per l’impatto che la musica così alta ha avuto sulla sfera emotiva.
Un brutto colpo non solo ai sentimenti ma anche alla bellezza di certi luoghi.


Non so se la materia sia regolamentata da ordinanze specifiche, ma se non lo fosse sarebbe il caso di provvedervi. Le baie, il mare e le bellezze naturali sono, per fortuna, ancora di tutti e non possono diventare dei siti per discoteche a cielo aperto. Al ritorno al porto l’ho fatto presente ad un conoscente della Capitaneria che mi è sembrato mostrarsi sensibile all’argomento al punto da rendersi disponibile a parlarne con chi di dovere. Mi auguro che l’abbia fatto.

Mi è capitata poi un’altra cosa.

Decidiamo sabato sera di andare a cena da Assunta. Anche qui per tenere fede ad una promessa fatta, questa volta agli adulti. Chiedo se c’è qualche bus con cui potervi arrivare e mi dicono che la Schiaffini ha potenziato le corse; addirittura ce n’è una che ferma proprio sotto il ristorante. Le partenze alle 20,21,22,23 e i ritorni a meno dieci di ogni ora. Mi premuro di comprare i biglietti intorno alle 19,00 sotto il gazebo di Sant’Antonio dove praticamente c’è il capolinea.
Siamo lì un quarto d’ora prima delle 21. Ci sono diverse persone in attesa e vedo che tante altre ne arrivano e continuano a fare i biglietti.
Alla fine siamo veramente in tanti e mi chiedo se c’è posto per tutti sul piccolo bus. Boh? Forse mi preoccupo eccessivamente e i bus saranno più di uno.

Quasi puntuale, alle 21,05, arriva la Schiaffini. Non ha il tempo di fermarsi che tutti i presenti si avvicinano in maniera disordinata accalcandosi per guadagnare la scaletta. Il conducente dice che il prossimo è alle 22 e basta questo per far si che un capannello si trasformi in una ressa da stadio. E tra i primi a salire – nella maniera tutta italiana che conosciamo – sono gli ultimi ad aver fatto i biglietti: giovani aitanti, robusti e arroganti, sprezzanti dei propri simili e incuranti del rispetto che si dovrebbe avere verso le signore e gli anziani. Il piccolo bus si è riempito in ogni suo spazio d’aria in pochissimo tempo. Mi sono accorto che l’essere educato mi stava fregando e con qualche spinta, facendo da apripista, ho portato su tutta la famiglia. Alcuni imprecando sono rimasti a terra. Meno male che il percorso è stato breve ma abbiamo viaggiato pressati come sardine. Al ritorno, confesso, d’aver preso il taxi.

A questo punto qualche considerazione.

Visto che quella corsa sembra sia stata in parte istituita  per rendere un servizio a chi vuol raggiungere i ristoranti che sono nella zona dei Conti mi chiedo e chiedo alla Schiaffini se non è forse il caso di disporre che vengano venduti, per ogni corsa, solo i biglietti pari ai posti a sedere e magari aumentare in alcuni giorni le corse.

Mi chiedo se ha senso staccare biglietti quando non è possibile garantire al viaggiatore la certezza di prendere il bus e di viaggiare in condizioni decenti. E’ così difficile porre in essere queste elementari regole di buon senso e del vivere comune? E’ così difficile fare in modo che siano contemperate le diverse esigenze? Quelle della società dei collegamenti che ha interesse a vendere i biglietti, quelle dei ristoranti che hanno interesse ad avere i tavoli sempre pieni e soprattutto quelle degli utenti (gli unici che pagano) ad avere un servizio adeguato?

L’estate sta finendo e un anno se ne va… recita una famosa canzone dei Righeira e in questi giorni va scemando anche la confusione agostana.


Adoperiamoci affinché Ponza trovi la sua giusta dimensione. Abbiamo davanti tanti mesi prima della prossima estate. Cominciamo a lavorare intorno alle piccole cose per rendere l’isola migliore e più ospitale ma soprattutto per proteggerne la bellezza e l’unicità.

4 Comments

4 Comments

  1. Silverio Guarino

    24 Agosto 2018 at 16:27

    L’inquinamento acustico è un problema non risolvibile per la maleducazione imperante, per la mancanza di naturale protezione (“le orecchie non hanno palpebre…) e per la difficoltà a gestire le emergenze. Né noi abbiamo la autorevolezza di un Ministro dell’ambiente che, mentre era in vacanza, con una telefonata alle autorità competenti (presentandosi, ovviamente…) ha fatto immediatamente perseguire e multare chi versava in mare le proprie sporcizie.

    L’incapacità a mettersi in fila fa invece parte della nostra cultura sud-italiota, per quello che dicono i “nordisti”, che però quando ci si trovano, si compiacciono del loro facile adeguarsi alle “nostre” abitudini.
    Basterebbe mettere un cartello alla fermata dell’autobus: “Mettersi in fila”, come avviene nei paesi “civili”.
    Chissà. Basterebbero pochi per poter dare esempio.

    Ho partecipato anche io, con mia moglie, per ben 4 volte, all’attacco alla diligenza, per raggiungere Le Forna, riuscendo sempre ad ottenere faticosamente la salita.
    Nell’autobus un clima festoso da “far west”, dove non sapevi se piangere o ridere, mettendo un gomito in gola al tuo vicino, con buona probabilità di calpestare un piede o di trovarti con il naso sotto una ascella “killer”. Meglio ridere, con l’autista che, forse per alleggerire il clima, scambia battute “spiritose” con tutti i passeggeri, strappando a caso i biglietti (obliterare è impossibile, così come fare i biglietti “a bordo”).

    E se passassero “di continuo” gli autobus negli orari critici?
    E se le autovetture parcheggiate in modo selvaggio lasciassero lo spazio per gli autobus?

    E se i taxi rilasciassero la ricevuta?

  2. silverio lamonica1

    24 Agosto 2018 at 17:41

    Proprio stamane ho appreso che, in Comune, è iniziata la procedura per l’espletamento della gara di appalto delle autolinee di Ponza. Si spera che il servizio, specie nei mesi “di punta”,
    possa migliorare.

  3. Gigi Tagliamonte

    25 Agosto 2018 at 10:11

    Mi permetto di entrare nella prima questione che tu poni perché molto coinvolto.
    L’esistenza di una comunità si basa sulla convivenza civile, il rispetto reciproco è il legame che tiene assieme tutto ciò che resta fuori da parentela, amicizia, rapporto di lavoro, e varie congreghe o strutture simili.
    Sono lo Stato ed il Comune, i poteri pubblici che devono imporre il rispetto. Quando il potere politico, nelle sue infinite espressioni, è latitante su questo suo preciso dovere, vediamo apparire difese eccessive.
    Se il comune autorizza qualcuno a disturbare gli altri, implicitamente autorizza tutti.
    Per quanto riguarda la seconda purtroppo la mia sintetica aggiunta mi intristisce solo a formularla.
    Finché le amministrazioni penseranno solo a chi togliere o a chi dare la concessione (o appalto che sia) e non penseranno agli utenti sarà sempre un disastro.
    Gigi Tagliamonte

  4. Giovanni Conte di Silvano

    25 Agosto 2018 at 21:23

    Ormai Ponza è diventata un villaggio turistico dove non si rispetta più nessuno o quasi… Con tutti i problemi che ci sono, vuoi vedere che il solo problema è il servizio dei pullman..!?

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