Ambiente e Natura

Norcia, in attesa di ricostruire (2)

di Vittoria Tedeschi

.

per la puntata precedente, leggi qui

 

Nelle case dei miei parenti – nessuno è residente -, i caschetti sono ammucchiati in un angolo insieme alle pietre, ai vetri, ai libri. I primi tempi per entrare dovevi metterti l’elmetto e aspettare i vigili.
Loro ci chiamavano e noi partivamo da Roma per entrare tutti insieme, ora entriamo come vogliamo perché è estate e la luce entra a fiotti, forse perché la paura ha vita breve o perché attorno qualcuno ricostruisce e allora la speranza si è diffusa, come un venticello leggero, è strana cosa la speranza: viene fuori da sotto le macerie quando meno te lo aspetti, ora, se faccio attenzione ad entrare in silenzio, ritrovo pezzi di vita ogni giorno diversi, in giro per le campagne, sembra accatastarsi la vita di anni, i gesti di mille persone, basta sedersi e il tempo va su e giù, avanti e indietro forse è questo che vedevano gli eremiti, ed è qui forse che si trova ancora l’infinito e il mistero.

In giro, dico all’amico che ci accompagna, ci sono stanze che la gente riordina.

In attesa dei fondi che le banche stanzieranno con il credito d’imposta c’è chi se ne è andato e ha lasciato anche le finestre aperte e c’è chi invece mette in ordine. La mia amica Luisa, ad esempio, vorrebbe mettere in ordine, non sa bene perché, forse per il solo piacere di entrare in casa e di non vedere tutto all’aria, ma quando entra poi non sa da dove iniziare e lascia perdere, allora mio padre la invita a vedere cosa ha fatto lui, a volte mi viene il sospetto che le cose gli piacciano più adesso che prima, forse è una deformazione degli architetti, il piacere di studiare nuove disposizioni, sembra trovarsi nel suo ambiente, come mio fratello che la notte del terremoto, mentre moglie e figli scappavano, si guardava attorno affascinato – Allora è questo il terremoto – ripeteva meravigliato mentre le pareti si scuotevano perché uno lo studia, ma in realtà non lo conosce, vivere una cosa che hai studiato per anni fa la differenza.

Mio padre ha chiamato degli operai che hanno sistemato i mobili nelle cantine, che hanno resistito, in modo molto ordinato, hanno creato dei sentieri tra credenze, madie, inginocchiatoi, reti, doghe, c’è anche un bagno che funziona e la lavatrice, la mia amica Luisa annuisce perplessa: non deve sembrarle questa l’alternativa al suo disordine, poi c’è anche un posto letto singolo con sopra un lenzuolo rosa.
– Chi ci dorme lì? – chiedo e mio padre risponde che non ci dorme nessuno ma è sempre utile avere un posto letto in più.

L’edilizia sismica ha vissuto grandi evoluzioni, e per chi, come me, non l’ha mai studiata è materia affascinante, scopri che anche qui grandi certezze, quelle che si dicono certezze, non ci sono.

Ora hanno tutti le idee chiare: case basse e tetti leggeri, ma un tempo i tetti pesanti non erano mal visti anzi se passeggi per le strade ne vedi di colate di cemento sotto i tetti. Vedi anche che le case costruite da poco, definite antisismiche, solo venute giù proprio male, sono davvero le più brutte, perché ci sono crolli e crolli, alcuni mantengono una loro grazia, queste invece sono delle vecchie nude e sconce.
– Ma perché hanno fatto queste cose?” chiedo.
– Perché sono str… – taglia corto il nostro amico.

E’ una cosa poco chiara e ben venga che qualcuno abbia voglia di mettere ordine, dove le mura di Norcia sono crollate, ad esempio, le pietre allineate, riordinate sono belle, conservano la vita, come le ferite che non nascondi e che ti hanno reso più forte. Sono di gran lunga più interessanti, ad esempio, dei luoghi costruiti dopo il terremoto e subito chiusi per sequestro.

Come il centro polivalente allestito con i soldi donati da un grande giornale, perché di soldi, di donazioni ne sono arrivate tante, ma ora il centro è chiuso: doveva servire a fare teatro, incontri, riunioni… C’erano soldi per costruirne quattro ma ne hanno costruito uno e l’hanno chiuso subito perché la condizione era che fosse mobile, una struttura che si potesse spostare e invece l’hanno costruita fissa e se costruisci strutture fisse troppo lontane dal paese, poi il paese muore, non rinasce.

Nel centro polivalente non c’è niente da raccontare, dice il nostro amico, se accosti l’orecchio alla porta non senti rumori, né ricordi, né infinito: là dentro la vita non va avanti, né indietro, e allora sarà meglio continuare a cercare altrove.

[Norcia.2 – Continua]

1 Comment

1 Comment

  1. Sandro Russo

    20 Agosto 2018 at 12:02

    Mi ha particolarmente incuriosito ricordare, di Vittoria, una serie di capitoli (doveva essere un romanzo, poi mai completato) di vari anni fa (una quindicina!), in cui parlava di un Cartografo.
    Così mi descriveva a suo tempo il suo progetto di scrittura (ho recuperato il vecchio file; non butto mai niente: ricordo e ritrovo le cose):
    “ 1- Un cartografo arriva in una zona terremotata di campagna. Deve fare dei rilevamenti e trovare il luogo dove ricostruire un paese che deve essere demolito. Il paese vecchio sorgeva sulle pendici di un monte.
    2 – Al suo arrivo il cartografo viene trattenuto a valle. Dove è già iniziata la ricostruzione. La parte a valle serve ad introdurre informazioni sul paese in alto. E a presentare il cartografo: un uomo attratto dall’ignoto e sicuro della sua capacità di descrivere i luoghi e i fili nascosti che tengono insieme il mondo. Dopo che ne ha tracciato le carte, però, i luoghi perdono per lui ogni interesse. A volte si chiede – se lo chiedeva già da bambino studiando l’atlante – cosa è che induce gli altri uomini a fermarsi in un luogo o in un altro, a muoversi, a transitare. Lui è da sempre alla ricerca del luogo perfetto. Spera che un giorno la congiunzione delle linee su una mappa gli riveli qualcosa di ancora nascosto, che lo induca a restare. È curioso di vedere le case che hanno resistito al terremoto. Immagina di scoprire elementi utili per la sua ricerca del luogo ideale”.

    Trovo affascinante questa sorta di preveggenza, di attrazione per un argomento abbastanza inusuale come la descrizione dei luoghi di un terremoto…
    A distanza di quindici anni Vittoria si cimenta con un tema simile, ma in qualità stavolta di cronista. Leggeremo con piacere e con curiosità i suoi report dalle zone del terremoto del 2016

È necessario effettuare il Login per commentare: Login

Leave a Reply

To Top