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Un nuovo fronte di lotta, la tassa di sbarco per i nativi non residenti sulle isole

inviato da Nicola Lamonica

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Riceviamo in Redazione e pubblichiamo

 

Su Facebook si è aperto un dibattito sul tassare o meno i nativi delle isole partenopee e non che residenti altrove per motivi vari rientrano nel paese d’origine (i particolari su Autmare!); qui di seguito la risposta al prof. Elio Notarbartolo.

[1]Logo Autmare

Caro Elio, leggo nel tuo scritto una preoccupazione inutile, quella del contro-populismo, che fa ritenere tutto stupido e salviniano ciò che è contrario al buon senso ed alla discontinuità renziana ed assimilati.
Non ho votato né Di Maio, né Salvini facendo cadere ancora una volta la mia scelta sulla sinistra antagonista rappresentata Potere al Popolo e non ti nascondo che ho salutato con gioia la fine di un’epoca di degenerazione e di compromessi e di affari.

Ciò posto andiamo all’argomento del giorno, quello tariffario e della sana politica locale. Non so come è andato il dibattito consiliare a Procida sulla proposta di appesantire la tassa di sbarco che colpisce anche chi nativo di Procida rientra per riannodare i suoi legami con la terra natia; ma le conclusioni tratte sono chiare, sono solo di natura contabile per dare un poco di respiro al Bilancio e per evitare un possibile dissesto. Se così, converrai con me, che, di fronte al buco da coprire, la scelta fatta è poca cosa e che i proventi dalla tassa di sbarco dei procidani “esodati ” potevano e possano ancora essere sottratti da altre voci dello strumento contabile dando così un segnale affettivo forte a chi ha dovuto lasciare il proprio paese e rientrare sia pure per un’ora per riabbracciare i propria cari, per risentire il calore degli affetti della prima ora.
Naturalmente, in parallelo all’alleggerimento che proponiamo a favore di chi rientra, non farei mancare una battaglia regionale affinché la loro tariffa di traghettamento venga equiparata a quella dei residenti!
Ma ritorniamo nelle competenze del Consiglio Comunale di Procida e in piena umiltà e con quello spirito costruttivo che sempre ha accomunato i nostri rapporti t’invito ad ammettere che siamo di fronte ad una scelta tampone che, oltre a non risolvere il problema di fondo, è da ritenersi anche istituzionalmente odiosa perché mortifica la qualità della misura presa in quanto mercifica sentimenti e vincoli affettivi e non esprime solidarietà e non coltiva un senso di appartenenza all’isola.
Da qui la sensibilità e l’impegno oppositivo espresso dai citati M. Grazia Di Scala, Rosario Stornaiuolo, Peppe Giaquinto e da chi Ti scrive (a cui certamente via via si affiancheranno altre significative espressioni politiche ed associative delle tre isole!) per aprire un dibattito trasversale che superi l’insensibilità oggi espressa dall’Amm.ne procidana e la sua maggioranza ed affermi valori piuttosto che numeri; un senso di appartenenza al territorio procidano, ricercando altrove le somme per far quadrare i conti anche annullando l’impostazione data alla problematica dai passati amministratori (su Facebook 17 agosto 2018).

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