Ambiente e Natura

Estate 2018: squali sotto casa

di Adriano Madonna

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Riportiamo nella sua interezza il parere di Adriano Madonna  cui si fa riferimento nell’articolo a pag. 31 di Latina Oggi, pubblicato sul sito nella Rassegna Stampa odierna.
La Redazione

Da un paio di giorni è arcinoto il video di uno squalo che nuota indisturbato a pochi metri dalla riva di una spiaggia, con disappunto, sorpresa e paura dei bagnanti. Nel video si vede e si sente un bagnino che allontana i curiosi e incita ad uscire dall’acqua aiutandosi con forti colpi di fischietto. Non si sa, però, quale sia la spiaggia, né ci sono elementi che aiutano a identificarla, ma ciò non è essenziale e ci interessa relativamente. L’importante, infatti, è che a pochi metri da un litorale balneare italiano si aggiri uno squalo.

Abbiamo chiesto spiegazioni al professore Adriano Madonna, biologo marino del Laboratorio di Endocrinologia Comparata (EClab) dell’Università di Napoli “Federico II”, che da anni studia gli effetti della cosiddetta tropicalizzazione del Mediterraneo.
Questo è quanto ci ha detto: “A mio avviso, i motivi che spiegano la presenza di uno squalo a breve distanza da riva nei mari italiani sono due: gli effetti indiretti del riscaldamento delle acque e la penuria di pesce che ormai da tempo affligge il Mediterraneo e su quest’ultimo vorrei soffermarmi in maniera particolare. Da tempo, i pescatori si lamentano che il mare è diventato avaro di pesce, in particolare nel nostro golfo. Si pensi che spesso tramagli lasciati in mare per un paio di giorni non riescono a dare più di un chilo e mezzo di pescato. In un mare così povero, un animale come lo squalo, che deve alimentarsi in continuazione, non riesce a vivere e vaga in cerca di cibo spingendosi anche in acque basse, dove, in condizioni normali, prima non arrivava.
I motivi della incessante necessità di mangiare degli squali sono diversi: innanzitutto, sono animali in continuo movimento, infatti l’assenza di vescica natatoria fa sì che non godano di un assetto idrostatico ottimale ma tendano ad affondare. Per tenersi in equilibrio alle varie profondità, quindi, devono nuotare in continuazione, con grande impiego di energia, che, ovviamente, deve essere prodotta con una nutrizione importante.
Inoltre, gli squali hanno intestino corto (nonostante la presenta della valvola spirale) e digeriscono in fretta e questo è un altro motivo che li induce a ingerire cibo incessantemente.
Lo squalo intravede le sue prede poiché la sua vista è poco efficiente: vede poco e male, ma supplisce a questa deficienza sensoriale con la cosiddetta linea laterale, che localizza animali in movimento, quindi anche eventuali prede. La porzione di cervello collegata alla linea laterale è dotata di un analizzatore di vibrazioni: in pratica, il rumore prodotto sott’acqua giunge al cervello dello squalo sotto forma di una sinusoide quando il rumore è regolare, come, ad esempio, le bracciate di un nuotatore. Quando, invece, il rumore è irregolare, come quello di un uomo che sta annegando e si muove in maniera scomposta, la sinusoide si deforma e dà allo squalo il segnale di un essere in difficoltà, quindi una situazione vantaggiosa di cui approfittare.
È facile, dunque, comprendere come uno squalo che si aggira al largo di una spiaggia frequentata da bagnanti chiassosi possa essere attratto dal rumore e, quindi, avvicinarsi a curiosare nella speranza che vi sia qualcosa da mangiare.
Non è certo l’uomo, comunque, la sue preda preferita. Anzi, la carne umana, da studi effettuati, dovrebbe piacergli poco a causa di alcuni amminoacidi che abbiamo nella pelle e che allo squalo sono sgraditi. Lo squalo si nutre di pesce, di molluschi, di cetacei come i delfini e i globicefali, e, estendendosi agli altri mari del mondo, di foche, di leoni marini etc.
A volte attacca anche l’uomo, è vero, ma sempre in occasioni particolari. In ogni caso, le probabilità di aggressione all’uomo sono in funzione della specie di squalo con cui abbiamo a che fare. Ad esempio, il più grande squalo del mondo, lo squalo balena, che è anche il pesce più grande del mondo in assoluto, lungo una quindicina di metri, si nutre solo di plancton, non è carnivoro ed è innocuo. Gli squali in tutto il mondo sono più di 400 specie. Nel nostro Mediterraneo ve ne sono una settantina, ma tendono ad aumentare con quelle non native che stanno giungendo da altri mari a causa del global warming.

L’altro motivo che spiega la presenza di squali sotto costa (quello della “spiaggia misteriosa” non è il primo e ho avuto modo di scriverne su queste pagine poco tempo fa) è da ricercare proprio negli effetti della cosiddetta tropicalizzazione del Mediterraneo. Come spiegavo nel Convegno Cerealia, organizzato a Sabaudia dalla giornalista Tiziana Briguglio nello scorso mese di giugno, il riscaldamento delle acque ha dato origine a nuove dinamiche, con diverse stratificazioni dei nutrienti. Ciò comporta migrazioni da profondità ad altre di quegli organismi che necessitano dei suddetti nutrienti, ma poiché ogni animale è predatore e preda nella cosiddetta rete trofica (impropriamente detta ‘catena alimentare’), la piramide alimentare si scombina per ricombinarsi in maniera diversa.
Siamo, dunque, in un momento di transizione prima di ritrovare un equilibrio e il nuovo equilibrio sarà anche il “nuovo Mediterraneo”.
In questa attuale fase di disordine assistiamo ad avvenimenti singolari, come uno squalo che va a curiosare tra i bagnanti di una spiaggia in un giorno d’estate.
In ogni caso, non capita tutti i giorni di poter vedere uno squalo dal vero: una eccezionale macchina della natura che vive nel mare da più di 400 milioni di anni.

 

Commento del 20 luglio – Sandro Russo

Ringrazio sempre Adriano Madonna per il suo costante impegno di ricondurre l’emotività a ragione e conoscenza.
Nello stesso tempo, e per associazione, non posso fare a meno di pensare al più famoso degli squali del nostro immaginario.

Lo squalo – Jaws (mandibole) è un film del 1975 diretto da Steven Spielberg, basato sull’omonimo romanzo di Peter Benchley.

Prototipo thriller del blockbuster estivo, è considerato come un momento di svolta nella storia del cinema (oltre che per la carriera di Spielberg).
Racconta di un grande squalo bianco, mangiatore di uomini, che attacca dei bagnanti sull’isola di Amity, un immaginario luogo di villeggiatura estiva in America, spingendo il capo della polizia locale a cercare di ucciderlo con l’aiuto di un biologo marino e un cacciatore di squali professionista.
Qui Spielberg conferma e sviluppa la sua dote di grande creatore di archetipi (già in Duel, uno dei suoi primi film (1971, per la televisione), aveva simboleggiato il pericolo e la paura con un grosso camion (truck) che cerca di buttare fuori strada un’autovettura. E tutti ricorderemo per sempre telefono… casa… in E.T. (di qualche anno successivo (1982)].

Lo squalo rappresenta le nostre paure più profonde; in un certo senso, esso è “la Paura” e il film può essere letto come un’analisi degli atteggiamenti dell’uomo di fronte ad essa. Non sapere, non conoscere, non vedere, rende la nostra paura più sottile e perversa. Quello che vediamo in piena luce può suscitare in noi disgusto e orrore, ma ciò che non riusciamo a vedere, ciò che ci viene mostrato di sfuggita, ciò che striscia nel buio, o nuota silenzioso nel profondo dell’oceano, affonda nei nostri nervi come una lama.

Già nel 1975 – parliamo di 43 anni fa! – Spielberg aveva capito tutto (in termini di spettacolarità) dei meccanismi che innescano la paura e della manipolazione dell’immaginario (ovviamente dopo il ‘maestro’ Hitchcock); ma entrambi avevano solo applicato al cinema alcuni principi teorizzati dai sistemi totalitari della prima metà del ’900 che ci avevano costruito sopra una sociologia e un prassi politica, causa di immani tragedie.

Soundtrack – Il tema principale, un semplice motivo composto dall’alternanza di due note, mi e fa, è diventato un classico della suspense, sinonimo di pericolo imminente.
Lo spettatore è “condizionato” ad associare il tema allo squalo, essendo la musica il primo indizio del mostro in arrivo. Questo tema è riconosciuto come uno dei migliori di tutti i tempi, per l’aderenza all’immagine che richiama.

Video da YouTube

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1 Comment

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  1. Sandro Russo

    20 Luglio 2018 at 12:34

    Ringrazio sempre Adriano Madonna per il suo costante impegno di ricondurre l’emotività a ragione e conoscenza.
    Nello stesso tempo, e per associazione, non posso fare a meno di pensare al più famoso degli squali del nostro immaginario.

    Immagine nell’articolo di base

    Lo squalo – Jaws (mandibole) è un film del 1975 diretto da Steven Spielberg, basato sull’omonimo romanzo di Peter Benchley.

    Prototipo thriller del blockbuster estivo, è considerato come un momento di svolta nella storia del cinema (oltre che per la carriera di Spielberg).
    Racconta di un grande squalo bianco, mangiatore di uomini, che attacca dei bagnanti sull’isola di Amity, un immaginario luogo di villeggiatura estiva in America, spingendo il capo della polizia locale a cercare di ucciderlo con l’aiuto di un biologo marino e un cacciatore di squali professionista.
    Qui Spielberg conferma e sviluppa la sua dote di grande creatore di archetipi (già, in Duel, uno dei suoi primi film (1971, per la televisione), aveva simboleggiato il pericolo e la paura con un grosso camion (truck) che cerca di buttare fuori strada un’autovettura. E tutti ricorderemo per sempre telefono… casa… in E.T. (di qualche anno successivo (1982)].

    Lo squalo rappresenta le nostre paure più profonde; in un certo senso, esso è “la Paura” e il film può essere letto come un’analisi degli atteggiamenti dell’uomo di fronte ad essa. Non sapere, non conoscere, non vedere, rende la nostra paura più sottile e perversa. Quello che vediamo in piena luce può suscitare in noi disgusto e orrore, ma ciò che non riusciamo a vedere, ciò che ci viene mostrato di sfuggita, ciò che striscia nel buio o nuota silenzioso nel profondo dell’oceano, affonda nei nostri nervi come una lama.

    Già nel 1975 – parliamo di 43 anni fa – Spielberg aveva capito tutto (in termini di spettacolarità) dei meccanismi che innescano la paura e della manipolazione dell’immaginario (ovviamente dopo il ‘maestro’ Hitchcock); ma entrambi avevano solo applicato al cinema alcuni principi teorizzati dai sistemi totalitari della prima metà del ’900 che ci avevano costruito sopra una sociologia e un prassi politica, causa di immani tragedie.

    Soundtrack – Il tema principale, un semplice motivo composto dall’alternanza di due note, mi e fa, è diventato un classico della suspense, sinonimo di pericolo imminente.
    Lo spettatore è “condizionato” ad associare il tema allo squalo, essendo la musica il primo indizio del mostro in arrivo. Questo tema è riconosciuto come uno dei migliori di tutti i tempi, per l’aderenza all’immagine che richiama.

    Video da YouTube nell’articolo di base

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