Ambiente e Natura

San Silverio a Ponza

segnalato alla Redazione da Vincenzo Ambrosino (*); ripreso integralmente dall’articolo pubblicato da www.h24notizie.com

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Riceviamo dallo scrittore ponzese Antonio De Luca e pubblichiamo:

CHI HA UCCISO SAN SILVERIO A PONZA?
“Ho vissuto 5 anni in un collegio di Barnabiti a Posillipo a Napoli, dove ho studiato al Liceo Classico. Ho avuto padri spirituali di altissimo spessore culturale e teologico. Sono stato a lezione dai gesuiti Padre Bartolomeo Sorge e Padre Carlo Maria Martini, futuro arcivescovo della Chiesa Ambrosiana di Milano. Ho seguito lezioni da padri della teologia della liberazione provenienti dal Sud-America, e padri missionari provenienti da ogni parte del mondo. Nonostante sia ora un convinto laico, ho un altissimo pensiero sulla religiosità e rispetto profondo di ogni forma di religione. Vivo la religiosità nella sfera molto privata della mia esistenza e di tali esperienze mi nutro. Come ogni cristiano è a conoscenza, il silenzio è la preghiera che più avvicina a Dio, e a ciò fui educato da quei padri gesuiti e barnabiti. Per anni ho vissuto ad Assisi la processione di San Francesco e momenti di preghiera e unione di persone che venivano da ogni parte della terra. Oggi quando ho bisogno, ritorno ad Assisi a trovare l’amico Francesco. Premesso questo, e quindi di conseguenza.

Credo che posso permettermi di scrivere e pensare con una certa logica e limpido sentimento, quanto ho visto e ho sentito quest’anno, durante la festa di San Silverio il 20 giugno, Patrono di Ponza, che fu papa esiliato e morto di abbandono e stenti proprio nell’isola, come dice la Chiesa. Naturalmente non posso negare, che è una festa, nella sua parte prettamente religiosa e mistica, che mi riporta indietro nei ricordi con piacere e senso di nostalgia del tempo che vissi con la mia famiglia. Quei momenti di semplice e frugale esistenza, e naturalmente di preghiera. Ma ciò non mi toglie l’idea dal fatto, che col passare degli anni tutto si sta snaturando.

Da un evento religioso, ogni anno è sempre più un evento festivaliero, o meglio ancora una pessima carnevalata, con sfilate, musica, botti ecc. ecc. E’ intorno agli anni 50 che la chiesa di Ponza con l’approvazione della diocesi di Gaeta, da un semplice sentimento religioso di preghiera, devozione e riflessione, inizia a spettacolarizzare l’evento con un sistema di religione mista a profano, tipico di una cultura di stampo borbonico, dove il Re dava al popolo feste chiese santi, affinché il popolo si esentasse dal pensare, fosse felice e si sentisse perdonato dei suoi peccati, del suo mal costume. Il Borbone di turno fece della religione la spettacolarizzazione del suo pensiero dominante. Allora San Silverio, quello di oggi, con una nuova veste, diventa fonte di sicuro perdono ad ogni peccato, ad ogni mancanza di etica cristiana e diciamo pure, ad una semplice morale che è a portata di tutti, senza scomodare i sapienti padri della chiesa. E così questa festa, così come oggi viene fatta e sentita, è sicuramente la spettacolarizzazione di un sentimento religioso, non più come momento di riflessione, preghiera e pensiero sulla vita di un esiliato e martire, morto di estrema povertà, da cui bisognerebbe prendere almeno un certo esempio per la propria vita.

Quest’anno ho voluto seguire personalmente l’evento, appunto per rendermi conto, dove può arrivare chi gestisce un evento religioso come la festa di San Silverio. In questo caso ogni fondamento religioso non esiste più, e si trasforma in un evento festivaliero e mondano. Sono entrato in chiesa durante la messa solenne prima della uscita della processione. Mi sono acquattato tra la folla dei fedeli, e ho notato che già davanti intorno all’altare c’erano tante autorità civili e militari, ma soprattutto militari. La gente era tantissima e riempiva la chiesa fino alle scale d’uscita. Molti fedeli, i veri fedeli, quasi tutte persone anziane si lamentavano che loro dovevano stare in piedi, mentre le prime tre file di banchi erano occupati solo da militari, che si vedevano solo il giorno della festa. E poi a cosa serviva tutta quella parata militare in un luogo di culto, mi diceva una donna. Un vecchio mi ha detto: stiamo qui per San Silverio, no per questi che non c’entrano niente col Santo, con noi fedeli. Un’altra persona, un caro amico di cui apprezzo la sua fede, mi diceva quasi incazzato, di questi inutili privilegi, che per lui la vera processione di San Silverio rimane quella del 9 giugno di notte. Li ci stiamo solo noi con il nostro Santo, a pregare e cantare il suo inno. Ma loro, questi fedeli, resistevano in piedi, stanchi e sudati, perché devoti a San Silverio, e quella sofferenza doveva essere tutta per il Santo.

Mi ha raccontato, fuori alla chiesa una ragazza molto impegnata in attività culturali, che negli anni 90 ci furono due sacerdoti, Don Erasmo e Don Andrea, che a fatica cercarono di ristabilire una certa morale cristiana e dare alla festa la giusta dimensione di una chiesa del dopo concilio. Alla fine preferirono andare in altri luoghi a espletare la loro missione cristiana. Oggi la figura di San Silverio fa marketing, già nel dopoguerra fu fatta una specie di banca col suo nome, un misto di azionariato tra la Chiesa ponzese di allora e alcuni privati cittadini, con l’intento di aiutare i bisognosi. Oggi il paese è inondato di magliette alla moda, dicono che servono a finanziare progetti di assistenza. Inoltre oggi San Silverio dà il nome ad una cooperativa che affitta ombrelloni e altro. Prima San Silverio proteggeva i marinai, i contadini e i pescatori nella loro travagliata esistenza, oggi protegge i commercianti, ogni negozio ha la sua statuetta o immagine, spesso nei paraggi del listino dei prezzi. Ho seguito poi a tratti la processione e sono rimasto allibito e sconvolto da alcuni passaggi, come quando nella contrada di Giancos, i sacerdoti si recano su un pontile galleggiante, dove attraccano imbarcazioni di lusso, per una benedizione, mentre nel piazzale antistante, il titolare del pontile, organizza un piccolo rinfresco. Camminando poi la processione si ferma ogni circa 20 metri per benedire le varie attività commerciali. Mi sono venuti alla mente a questo punto, i famosi inchini di cui i media spesso parlano di eventi religiosi simili. Con quale criterio siano state scelte queste attività da benedire non è dato sapere. Sicuramente non è stato San Silverio, Lui come assessore al commercio non si sente nei suoi panni abituali, ha altro da pensare e perdonare.

La processione arriva poi al lungomare della Banchina Santa Lucia, qui ho visto dell’incredibile. Difficile che una mente umana può partorire certe visioni. La processione mi passava davanti, la banda suonava egregiamente le sue allegre marcette, i fedeli cantavano preghiere e l’inno al Santo, il prete si recava sopra una nave e cantava al microfono TANTI AUGURI A TE alla nave che compiva 40 anni di servizio. Tutto questo era in contemporanea, una voce unica, un accumulo indistinto di suoni, voci, chiasso totale, un orgia di rumori. Poi all’improvviso si sparavano dei petardi che lo spostamento d’aria faceva tremare i vetri delle finestre sul porto Alcuni bambini sulla banchina li ho visti piangere dallo spavento di queste botti improvvise. Il Santo avvolto in una massa informe di oro, tutto dovuto ai devoti negli anni, mi passava davanti nella sua barca avvolta dai garofani. Chissà se San Silverio amasse vestire di oro o altro. E poi, tutto quel peso sotto al sole.

La barca come sempre negli ultimi anni, era portata a spalle dalle solite persone con i mantelli rossi. Sembravano dopo tanti anni di accanito sentimento quasi una setta. O forse anche i nuovi crociati del cattolicesimo ponzese. Ricordo che quando ero bambino mi affascinava, quei vecchi pescatori, naviganti e contadini che sotto il sole cocente di giugno si davano il cambio a trasportare il santo, e che camminando riuscivano anche a cantare l’inno. Intorno al Santo poi un’infinita presenza di autorità civili e militari. La prima impressione che ho avuto è stata la visione di un quadro del periodo borbonico, che si trova al Museo Nazionale di Napoli, dove il Re camminava con la sua corte e tutto il clero per le strade di Napoli a benedire il popolo. La parata militare mi sembrava, tantissimi ce n’erano, la Piazza Rossa ai tempi di Stalin, o la sfilata del 2 giugno ai Fori Imperiali di Roma in occasione della festa della Repubblica. In proporzione ci stavano più militari intorno a San Silverio, che sotto il palco del Soviet. Tra questi spiccava uno tutto vestito di bianco, che non ho capito se fosse un prelato o un militare, ma che ad alta voce per un lungo tempo parlava al telefono, a pochi metri dal Santo.

Intorno a tutto ciò un gran parlare, un cantare, un gridare, un benedire tra schiamazzi, e chiacchiere su ogni argomento, e poi ragazzine seminude in topless che sulle barche attraccate alle banchine assistevano da pochi metri al passaggio di San Silverio, bevendo aperitivi e pensando chissà a cosa, ma anche a loro i sacerdoti davano benedizioni e sguardi mistici. Poi le navi di ogni stazza nel porto emettevano lunghi e assordanti fischi, che due persone vicino non riuscivano a sentirsi. I gran sacerdoti bardati di rosso purpureo, davanti al Santo, ci stava anche il vescovo della diocesi di Gaeta, si passavano la reliquia per la benedizione, ai miei occhi, come se fosse un oggetto di Ikea da guardare nel suo design.. La reliquia veniva baciata, nella benedizione di turno, dai benedetti prescelti, tra questi c’ero anche io. A questo punto, il benedetto consegnava una busta con dentro l’offerta. Inoltre una donna vicino ai sacerdoti con un grande altoparlante, ad ogni benedizione gridava Evviva San Silverio. A quel punto scattava un grande applauso, mentre la banda suonava, tutti parlavano estraniati, i vecchi fedeli cercavano di pregare, i bambini piangevano impauriti, le botti esplodevano in aria come bombardamenti in tempi di guerra, i più pensavano al pranzo di festa, e tutte le autorità civili e militari sfilavano degnamente impettiti a protezione di San Silverio, e tra la gente sentivo frasi ad alta voce, pettegolezzi di ogni genere tra sguardi eloquenti, e i sacerdoti pervasi da aureole di grazia per tutti. Tutto questo carnevale o festival avveniva sotto lo sguardo di San Silverio, a mio avviso, involontario e triste spettatore di tutto questo degrado.

Ora mi chiedo, e se di tutta questa messa in scena viene a conoscenza Papa Jorge Bergoglio. Cosa potrebbe succedere? Poi il Papa penserà subito che bisogna martirizzare e santificare San Silverio una seconda volta. Una seconda volta, perché ora il povero uomo, vive isolato in questo teatro che non gli piacerebbe assolutamente e vorrebbe fuggire altrove. Ma non può, perché ancora una volta è ostaggio di un potere a lui ostile. Che triste destino per il povero Papa Silverio. Dopo 1500 anni non è cambiato nulla. Papa Bergoglio dice che è l’indifferenza a uccidere l’uomo. Ebbene ho visto tutto questo accadimento in una indifferenza generale. Ma alla fine allora, mi chiedo chi ha ucciso il mio San Silverio?”.

 

Nota della Redazione

(*) – Vincenzo ha scritto recentemente sul sito (il 7 giugno scorso) a proposito di questo argomento: leggi qui (anche i commenti correlati)

Per altre testimonianze – anche d’epoca non recente – leggi qui l’interessante articolo di Rosanna Conte del 20 giugno 2016

12 Comments

12 Comments

  1. Biagio Vitiello

    10 Luglio 2018 at 16:40

    Sottoscrivo e condivido in toto l’attenta analisi che fa Antonio De Luca della nostra più importante festa religiosa (e con Antonio non ho più il rapporto di amicizia che avevo in giovane età); però questa “snaturazione” della ricorrenza si sta verificando da tempo, ed è un continuo peggioramento ad ogni anno che passa.
    Spero che l’anno prossimo, a qualcuno non venga l’idea di numerare i pochi posti a sedere (visto che la maggior parte viene occupato da uno stuolo di autorità militari) e far pagare anche il relativo biglietto, per assistere seduti alla messa solenne!

  2. Martina Carannante

    10 Luglio 2018 at 18:07

    Questa pubblicazione dei cari amici di PonzaRacconta sottolinea ancora una volta come la democrazia e lo scambio diffuso di idee è parte integrante all’interno della piazza virtuale; personalmente non lo avrei mai accettato, prima di tutto perché, se l’egregio Autore avesse avuto reale interesse a farlo pervenire in redazione poteva farlo personalmente e non per vie traverse; secondo punto perché avrei di gran lunga preferito un dibattito con lo stesso e non semplici parole al vento; chi mi conosce sa quanto odio parlare inutilmente.

    Quando scappa, però, scappa e questo commento viene direttamente dallo stomaco.
    Dallo stomaco, perché quanto scritto lo ritengo stomachevole oltre che tendenziale al fiabesco; d’altronde lo posso capire visto che l’autore si autoprofessa scrittore e poeta.

    Buona l’autobiografia, ma forse ha sbagliato a collocarla come cappello di un articolo relativo a San Silverio, anche perché la prefazione poi cozza profondamente con lo svolgimento e la conclusione.
    Non commento le sensazioni, perché quelle sono personali ed ognuno, ovviamente, le vive in base al momento e al proprio background, vedi il pezzo di Luisa, anche ampiamente commentato sui social.
    Quello che non ho gradito e mi ha urtato talmente da spingermi a scrivere questo commento, forse anche troppo pungente, è legato alle considerazioni dell’Autore in merito ai commercianti e i portatori della statua.
    Cito: “La barca come sempre negli ultimi anni, era portata a spalle dalle solite persone con i mantelli rossi. Sembravano dopo tanti anni di accanito sentimento quasi una ‘setta’ vorrei capire con che criterio vengono additate queste persone”.
    Non ricordo bene se lo scorso anno o due anni fa, fu pubblicata sul sito un’intervista all’unica donna che porta il Santo, una storia toccante che fa capire quanto la devozione e la religione possano superare ogni polemica o becera critica. Quando l’Autore del testo parla di queste persone con disprezzo, nutre lo stesso anche verso Silverio Di Lorenzo, suo caro amico, che davanti alla barca di San Silverio l’indirizza e stabilizza il peso così come faceva Bebè anni fa?!

    Sono cambiati gli anni, Ponza è andata avanti ed anche i ponzesi, non so se è un bene o un male, ma è così.

    L’Autore, quando parla dei pescatori, si rende conto che oggi essi si contano sulle dita delle mani?! Che sono quasi una categoria in estinzione rispetto alle altre?

    Altro punto che mi ha fatto ribrezzo è stato: “Camminando poi la processione si ferma ogni circa 20 metri per benedire le varie attività commerciali. Mi sono venuti alla mente a questo punto, i famosi inchini di cui i media spesso parlano di eventi religiosi simili”. Cosa afferma l’Autore tra le righe? Che i commercianti ponzesi sono tutti mafiosi?

    Forse è vero che per l’onore del Santo, il 20 giugno, dovrebbero rimanere tutte le attività chiuse, ma è anche vero che la “stagione” dura 84 giorni e che togliendone uno si può fare la differenza; visto poi che la processione con la statua, passa per strada e non vola, anche se rallenta davanti un negozio aperto, il proprietario fermerà ogni azione per farsi il segno della croce. Questo è rispetto e devozione e non mafia.

    L’abbondanza delle forze dell’ordine, io, in 26 anni di vita la ricordo sempre, anzi un anno i carabinieri addirittura erano in alta uniforme ed uno di loro si sentì male; quindi mi sentirei quasi di dire che questa volta la loro presenza era nella norma.

    Per quanto riguarda il Maddalena ed l’augurio del parroco, penso proprio che San Silverio ha tranquillamente approvato. Nave Ponzese, equipaggio ponzese, eccellenza isolana, gli unici che hanno sfidato ogni mare per portare la merce a Ponza, chi più di loro è protetto da San Silverio nelle peggiori traversate?! Non a caso anche il loro compleanno cadeva in quel giorno.

    Lo dico io, anzi lo grido a gran voce, CHE TRISTE DESTINO, SAN SILVERIO! HANNO STRUMENTALIZZATO TE E LA TUA FESTA per fini e scopi privati e non solo.

    VECCHIARIELLO NOSTRO, TU CHE DA SEMPRE HAI PROTETTO, “ADDRIZZATO”, AIUTATO ED INDIRIZZATO OGNI PONZESE, non ci abbandonare, dacci un segnale quando stiamo sbagliando e i tuoi devoti capiranno.

  3. Martina Carannante

    10 Luglio 2018 at 20:25

    P.S. – Mi sono dimenticata di dire a Biagio che il giorno di San Silverio ci sono ben quattro (4) messe. Se quella delle 11:00 è troppo affollata e lo disturba, può anticipare o posticipare la propria partecipazione.
    San Silverio non è dottore… non l’ha scritto sulla ricetta che tutti devono andare alla messa solenne! …è come la mela al giorno, ne basta una; poi decidi tu quando.

  4. Giovanni Conte di Silvano

    10 Luglio 2018 at 21:16

    E’ un articolo indecente, pieno di inesattezze, per dirla gentilmente.
    Per altri aspetti (visto che le autorità a mio ricordo ci sono sempre state, anzi quest’anno erano di numero anche molto inferiore rispetto ad altri anni) si vadano ad informare bene come funziona la nostra chiesa per i posti a sedere, specialmente per le persone anziane e per i disabili, soprattutto nelle occasioni come la Messa Solenne di San Silverio, prime comunioni, Pasqua, Natale e così via.
    Concordo in toto con Martina

  5. Biagio Vitiello

    11 Luglio 2018 at 11:04

    Cara Martina,
    nelle risposte che dai (a chi non la pensa come te) c’è un inspiegabile livore; voglio ricordarti che siamo in democrazia ed ognuno può ancora esprimere liberamente la propria opinione. Pertanto mi permetto di suggerirti, a te che hai aspirato ad andare ad amministrare, di essere più moderata (nei toni), soprattutto con chi non la pensa come te; perché poi (se ci proverai di nuovo) gli elettori se ne ricorderanno!

    Purtroppo, Antonio e io abbiamo fatto anche il collegio – con monaci e frati (in quel tempo non c’era altra alternativa per proseguire gli studi) – dove ci hanno inculcato ad anelare ad una “sacralità religiosa”, cosa a te sconosciuta perché sei troppo giovane e non hai vissuto la nostra esperienza.

    Ora io la chiudo qui, e naturalmente resto della mia opinione.

  6. Martina Carannante

    11 Luglio 2018 at 13:37

    Caro Biagio è proprio qui che ti sbagli, perché anche io ho frequentato per ben 5 anni un collegio, di suore e non di monaci, ma sempre quello è! Proprio perché mi è stata impartita una forte educazione religiosa, sebbene non la condividessi a pieno, ho scritto quel tipo di commento.

    Per il mio vissuto e per il mio passato, nonché per quella famosa democrazia di cui tutti si riempiono la bocca, non mi sarei mai sognata di insultare, perché diamo un nome alle cose e non siamo ipocriti, i miei concittadini, commercianti ponzesi e soprattutto di strumentalizzare il nostro Santo Patrono.

    Lo scambio di opinioni è lecito, figurati, non mi sarei neanche mai permessa di voler farti cambiare idea, ma il contradditorio non potevo non esprimerlo, mi dispiace.

  7. Luisa Guarino

    11 Luglio 2018 at 18:44

    L’unica cosa positiva della pubblicazione dello scritto di Antonio De Luca è che ha dato vita a una serie di reazioni, il che è sempre una cosa positiva. Per il resto dissento da tutto quello che dice, a parte “l’happy birthday” alla nave, davvero di cattivo gusto. Esso comunque fa parte dell’estemporaneità e dell’estroversione tutta latina di Don Ramòn, venezuelano, che non è poi tanto lontana da quella del nostro Papa argentino. Paragonare l’omaggio dei commercianti al Santo (e non viceversa) agli inchini ai mafiosi mi sembra delirante. Il piccolo rinfresco a Giancos mi pare si faccia da qualche anno: serve a dare ristoro a chi partecipa al lungo corteo sotto il sole a picco. In quanto al mix di sacro e profano, non è una scoperta e fa parte di molti riti religiosi, specie nel Sud Italia e in tutti i Sud del mondo. Le magliette di San Silverio? La cifra raccolta è andata a un’iniziativa benefica, e i ponzesi che l’hanno indossata erano tutti più belli, parte di una comunità. Il resto sono solo chiacchiere. Un ultimo appunto, grande come una casa, a noi di Ponzaracconta, me compresa: a volte essere troppo “democratici” non va bene. Se Antonio De Luca, o chiunque altro, vuole scriverci, lo faccia direttamente, senza bisogno di sponsor come Vincenzo Ambrosino. In caso contrario possiamo fare “benissimamente” a meno, come dicono a Napoli, sia dell’uno che dell’altro.

  8. vincenzo

    16 Luglio 2018 at 20:24

    Forse la Luisa non sa come funziona Ponzaracconta, forse se ne occupa troppo e da solo il bravo caporedattore Sandro, ma io non sponsorizzo nessuno: io amo proporre a Ponzaracconta quello che ritengo utile alla crescita del dibattito. Non ho la possibilità di imporre i miei articoli e quelli che ritengo utili per cui li propongo e a volte – dopo discussione – a volte, come in questo caso dell’articolo di Antonio, il caporedattore li fa passare senza titubanze. Ma attenta Luisa, il caporedattore li fa passare perché li ritiene utili alla causa di Ponzaracconta.
    Dopotutto su Ponzaracconta, oltre alle solite firme che piacciono anche a Luisa, si leggono le rassegne stampa e altri articoli e non credo che gli autori di quegli articoli abbiano fatto personalmente richiesta di essere ospitati su Ponzaracconta.

    L’antipatia personale che Luisa e molti della redazione di Ponzaracconta nutrono nei confronti di Antonio non mi sembra un motivo valido per impedire ai tanti lettori di Ponzaracconta di poter conoscere una parte del dissenso ponzese.
    Ricordo che Ponzaracconta è un raccoglitore di cose ponzesi e non certo un selezionatore di simpatie ponzesi.

    Ma sono convinto che il bravo caporedattore sappia fare il suo mestiere, facendo passare su Ponzaracconta i contenuti e lasciando fuori i contenitori.

    • Rita Bosso

      17 Luglio 2018 at 15:06

      Oddio, che quadretto: un caporedattore bravissimo ma dispotico, una direttora isterica e inconsapevole, pubblicazioni che avvengono in base ad antipatie e simpatie, un gruppo di lavoro dormiente… decisamente preferisco il vecchio ‘ponzaraccontaballe’.
      Caro Vincenzo, io non ero favorevole alla pubblicazione perché la ritengo irrispettosa della volontà dell’autore e del suo diritto ad un feed-back con i lettori, che non può avvenire dal momento che egli non frequenta il sito. Infatti mi sembra che non si sia innescato alcun dibattito; c’è stata semmai una successione di commenti_monologo.

  9. Luisa Guarino

    17 Luglio 2018 at 15:38

    Antipatia personale per Antonio? Vincenzo, ma che film hai visto? Certo, anche io ero contraria alla pubblicazione, per gli stessi motivi che spiega Rita: ma poi, essendo una direttora democratica, ho lasciato andare. Resta il fatto che ad Antonio De Luca non interessa avere rapporti con Ponzaracconta: ergo neanche a Ponzaracconta interessa il suo pensiero su fatti di cronaca e/o di costume. Non vedo perché dovresti forzarlo tu. Cosa c’entra poi il paragone con la rassegna stampa? Se lo scritto fosse stato riportato semplicemente in quel contesto come file o link poco male. Invece il testo, peraltro lunghissimo, è stato presentato integralmente. Un’ultima cosa, caro Vincenzo: come mai mi chiami “la Luisa”? Non mi risulta di essere del nord.

  10. Sandro Russo

    17 Luglio 2018 at 16:52

    Volevo tacere il più possibile, restare inapparente dietro le righe, perché questo è il ruolo del “bravo caporedattore”: per la causa (del sito) “uso obbedir tacendo, e tacendo morir” (!).
    Senza fomentare altre speculazioni, abbiamo adottato, per la decisione “pubblicazione sì, pubblicazione no”, il buon vecchio criterio democratico: a stretto giro di whatsapp eravamo più i favorevoli che i contrari… e si è pubblicato. Tutto qua.

  11. vincenzo

    21 Luglio 2018 at 20:35

    Caro Antonio questi fedeli, pochi, restano fino alla fine.

    https://www.facebook.com/giovanni.pacifico2/videos/2174260829256268/

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