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Estati che furono, estati che sono (3)

di Francesco De Luca
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Poi vennero le estati del disinteresse. Gli studenti, diventati professionisti, avevano messo su famiglia, dimoravano fuori l’isola. La quale piombò nel baratro dell’ ignoranza. Ignoranza sì, ossia non comprensione delle regole amministrative, di quelle legali, di quelle sociali.
Nell’ignoranza prende corpo la prepotenza. Abusi in terra e a mare, il territorio al servizio dell’interesse del capitale. Una classe politica corrotta e corruttiva.
Le estati si vivevano in una sorta di isolamento. Mi gratifico per quel che posso, non mi faccio coinvolgere, non mi immischio, finisco le vacanze e me ne vado.

L’apparire dell’estraneo riparatore sembrò una folgorazione. La scelta politica sembrò prendere una strada diversa. Mal ci incolse. Quello che appariva era soltanto la punta dell’iceberg. E quello che appariva per i Ponzesi erano disprezzo, indifferenza, disistima. Oggi poi abbiamo saputo che il corpo dell’ iceberg aveva progetti faraonici a vantaggio di potentati romani e di venduti concittadini proni ai capricci del ‘signore’.
I Ponzesi si sono guardati in viso e hanno capito che l’isola sarebbe diventata soltanto la dimora estrema.

E oggi ? Come sono le estati ?

Sono tranquille. Socialmente l’isola è serena. Socialmente c’è la consapevolezza delle potenzialità economiche del territorio e la certezza che occorra creare un fermo allo spopolamento invernale.
Ma il sociale, di solito, si muove, dietro spinte economiche. Chi può gestirle ? Chi può condizionarle ?
Lo potrebbe fare la politica. Ma essa oggi è silente. A mio avviso questo silenzio è nocivo. Perché le forze economiche ove non subodorano limiti si espandono a dismisura. E questo non è salutare.
Lo potrebbe fare la cultura. Ma essa oggi latita. È distante, c’è ma non si vede. Dice, ma giace inoperosa.

Le estati?
Le estati hanno perso l’andare sobrio e dolce del dopoguerra. Tumultuano di turisti. Appagano le tasche e portano solitudine.
La situazione è in stand-by ossia in stato di attesa, e nel frattempo si vive border-line, sulla lama di un rasoio, di qua e di là si cade; e lo stare in equilibrio è doloroso oltre che pericoloso.
I segnali si allerta si danno, si attendono quelli che vi pongano riparo.

Immagine di copertina. Dipinto di Mariuccia Stretti

 

[Estati che furono, estati che sono (3) – Fine]
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