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Ci ha lasciato Giovanni Morlè “‘a Baccella”

di Sandro Vitiello

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Tutti si deve morire prima o poi.

Ma non si dovrebbe morire prima.
Quando hai ancora dei sogni, quando credi di poter fare ancora qualcosa, di dire ancora qualcosa; non è giusto.
Ci ha lasciato poco fa a Cala Caparra Giovanni Morlè, “‘a Baccella”.
Siamo nati lo stesso anno io e Giovanni, nel ’55.
Abbiamo fatto per qualche anno le scuole elementari insieme, siamo cresciuti insieme da quelle parti, intorno a quel campo da pallone.
Ci siamo regalati occasioni di felicità mentre si diventava grandi.
Ricordo una notte di ferragosto sopra cala Fonte, in buona compagnia.

[1]

Mi ha anche salvato la vita, Giovanni.
Era una sera di fine luglio del ’70.
Andavamo a pescare i pesci spada con la sant’Anna seconda.
A bordo c’eravamo io, lui, mio padre e zio Girolamo.
Il sole stava scendendo dietro Palmarola e il mare non era calmo.
Il solito maestrale, bello teso.
Mio padre al timone, zio Girolamo che faceva filare in mare la coffa e Giovanni che metteva le esche agli ami.
Io vado a prendere una cassa di sgombri verso prua e, su un’onda più cattiva delle altre, mi trovo in acqua.
Il rumore del motore, la luce del giorno ormai scarsa ed io in mezzo alle onde, a venti miglia da Ponza.
Senza che nessuno a bordo che se ne fosse accorto.
Mi vede solamente Giovanni, dopo pochi secondi che a me sembrarono un’eternità.
Senza la sua buona vista mi sarei perduto in quel grande mare.
Venni recuperato dopo poco ma la paura è rimasta.

Giovanni era bravo nel suo lavoro.
La sua barca, con lui e suo fratello Corrado, non ha mai fatto brutta figura.
Era apprezzato e rispettato.
L’altra sua grande passione era la caccia. Quand’era tempo di tordi e beccacce Giovanni non se le perdeva.

Mi rimane il ricordo di un amico con cui non ho mai fatto grandi chiacchiere.
Non ce n’era bisogno.
L’ho salutato un mese fa fuori da Angelino.
Aveva i segni della malattia sul volto ma non si lasciava andare.
Un abbraccio grande a sua moglie Annarita e ai suoi figli Alberto, Erika e Daiana.
E a tutta la sua grande famiglia dei Cianfone da me e dalla redazione di Ponza Racconta.