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Il Biancolella dell’isola di Ponza

ricevuto in Redazione
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Gent.le Redazione
la nostra amica sommelier Amanda Incardona, dopo aver visitato le Vigne di Punta Fieno, ha scritto un gradevolissimo articolo, descrivendo atmosfere e luoghi. Pensate che possa interessare Ponza Racconta?
Luciana & Emanuele

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Il Biancolella dell’isola di Ponza
di Amanda Incardona

Nell’aria vacanziera, salmastra e dolce dell’Isola di Ponza, calda dopo una stagione siccitosa, mi sono ritrovata a sorseggiare il Biancolella profumatissimo delle Antiche Cantine Migliaccio [2], e ho deciso che avrei dovuto visitare le loro vigne.

Cerco e trovo il numero di telefono della cantina e mi risponde Luciana Sabino: “Le vigne sono difficili da raggiungere – mi dice – l’unica possibilità che hai è prendere appuntamento con Salvatore che sale qui al lavoro all’alba”. Questa notizia solletica la mia curiosità ed alimenta il mio entusiasmo, per cui concordo con l’ancora sconosciuto Salvatore un appuntamento alle 5:00 della mattina successiva. Salvatore mi preleva alla guida del suo tre-ruote e si inerpica sulla montagna fin dove è possibile, fino ad un piccolo incrocio scosceso. Qui ci fermiamo e, nel buio che precede l’alba, lo vedo armeggiare con uno steccato da cui emerge un mulo! È Tito: l’unico mezzo di trasporto che può percorrere il piccolo sentiero che porta alle Antiche Cantine Migliaccio.

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A questa compagnia composta da me, Salvatore ed il mulo Tito si aggiunge un omone provvisto di zaino e bastone che prende la guida del gruppo verso contrada Fieno: Antonio. Anche lui emerge da invisibili sentieri della macchia mediterranea, è un po’ burbero, e, scettico, mi chiede se sono abituata a camminare. Verificherà sul campo la mia resistenza! E’ lui, che ha come soprannome di famiglia “Spaccamontagna”, a raccontarmi la storia della contrada e dei filari di vecchie vigne chiamate “catene” dagli isolani.

Gli insediamenti furono favoriti da Carlo di Borbone che, nel 1734, assegnò a cittadini ischitani e napoletani l’“enfiteusi perpetua” di questi appezzamenti che, nella contrada Fieno, risultavano già vitati. Antonio mi racconta che quando era piccolo i contadini si prendevano cura della mulattiera, strada comune, riunendosi tutti nello stesso giorno per ripulire le sterpaglie e rinforzare i muretti a secco, detti parracine. Oggi invece sono pochi a venire fino qui a lavorare la terra e il territorio ne risente.

Nella contrada pochissimi producono vino; Emanuele ha ereditato dalla nonna tre filari di vigna ad impianto vecchio (piede franco) decidendo insieme a sua moglie Luciana di ricominciare a vinificare nel 2000, ma il lavoro è complicatissimo. Ripulire la vigna impiantata su terrazzamenti così vecchi vuol dire ripristinare continuamente le parracine, e non tutti lo sanno fare”. Molte piante, infatti, sono cresciute nella roccia e spesso le liane delle vigne spuntano addirittura dai muretti che costituiscono i gradoni dei terrazzamenti: qui interviene Antonio Spaccamontagna a mantenere puliti e ripristinare i terrazzamenti franati.

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Lungo il cammino mi attraggono delle targhe in ceramica che segnano il passo e che recitano ognuna il verso di un grande poeta. Le ha volute incastonare nella pietra Antonio De Luca [5], il poeta che canta Ponza nelle sue liriche, che nella contrada Fieno ha fissato la sua casa, che del Fieno celebra le figure storiche dei contadini (quasi poeti) Luigi e Giustino Mazzella. Ed il percorso verso le Cantine Migliaccio si colora non solo di eroismo contadino ma anche di poetica nostalgia.
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Arriviamo alla cima di Punta Fieno assetati, e ci vengono incontro Emanuele Vittorio e Luciana Sabino, gli accoglienti ed affettuosi vignaioli, ad offrirmi il caffè e la colazione.

Emanuele e Luciana raccontano la loro storia di professionisti napoletani che hanno iniziato quasi per gioco a fare i vignaioli nel 2000, dopo aver ricevuto in eredità dalla nonna di Emanuele tre filari di vigna al Fieno. Man mano la vigna li ha catturati ed il “fare vino” è diventato il centro intorno a cui far gravitare la loro esistenza. Le viti vanno difese da capre, conigli e dal vento dell’ovest che, quando spira, porta la salsedine che brucia gli acini. Questa avventura sarebbe stata insostenibile senza l’aiuto degli abitanti del Fieno: “Luigi e Giustino Mazzella insieme a Liberato, Salvatore ed Antonio sono stati, e sono, indispensabili per noi – racconta Emanuele – ci hanno insegnato tanto trasmettendoci una conoscenza che solo l’esperienza può formare”.

Ogni cosa nelle Cantine Migliaccio è aggrappato alla roccia: le viti intrecciate ai terrazzamenti, i serbatoi di raccolta dell’acqua piovana scavati nella pietra, la teleferica per il trasporto delle ceste con i grappoli durante la vendemmia, le cantine con i “palamenti” per la pigiatura delle uve incuneati nei costoni della montagna. Il sottile strato di terra che copre la roccia è terreno sabbioso – argilloso, e le vigne sono esposte ad ovest, a strapiombo su un mare cristallino. La produzione è minima con 10.000 bottiglie totali nelle annate buone. Le vigne più vecchie sono a piede franco e producono uve Biancolella, Forastera, Guarnaccia bianca e nera, Aglianico e Piedirosso, vitigni campani che ricadono sotto una denominazione laziale (specifica Luciana).

I vini ponzesi della Contrada Fieno sono estratti dalla roccia, dalla salsedine marina, dai venti. E così li degustiamo: esposti ai venti ed al sapore del mare. Rientro a casa colma delle attenzioni e della dolcezza dei due vignaioli con i quali ho stretto in breve tempo un rapporto di amicizia, ammaliata dall’incontro con isolani custodi di territori e sapienze antiche. Come dice il poeta Rainer Maria Rilke: “Ho calpestato questa terra soltanto per poterci, al più presto, ritornare”.

Biancolella 2016 – Lazio IGT – Biancolella 100%: Colore giallo paglierino dal bouquet molto intenso. Mi affascina con le sue note salmastre e iodate, arricchite dal nettissimo profumo di pesca bianca. L’assaggio si integra perfettamente con le note olfattive: sapidità intensa ed una freschezza discreta che conclude con un finale sottile e lungo. Ci è piaciuto immaginarlo in abbinamento a linguine all’astice oppure a vermicelli alle vongole.

Fieno di Ponza 2016 – Lazio IGT – Biancolella, Forastera: Giallo Paglierino chiaro. Emergono note agrumate come lime e pompelmo su un sottofondo di erbe aromatiche come timo e salvia. Meno sapido e più fresco del Biancolella, risulta un poco meno persistente e chiude con un leggero ritorno di mandorla. Ricciola all’acqua pazza o calamaro ripieno ponzese sono i piatti ideali con cui accompagnarlo.

Fieno di Ponza Rosato 2016 – Lazio IGT – Aglianico, Piedirosso, Guarnaccia nera: Colore corallo chiaro dalle sfumature ramate. Il bouquet è pulito e intrigante e ci fa percepire arancia rossa, pompelmo rosa e fragolina di bosco. Molto fresco con sapidità delicata. Non molto lungo il sorso. Perfetto con l’aragosta o il polipo alla luciana.

Anteprima Fieno di Ponza Rosso 2016 – Lazio IGT – Aglianico, Guarnaccia nera, Piedirosso: Imbottigliato a maggio 2017 e quindi ancora non affinato al momento della degustazione, promette già il giusto equilibrio. Rubino quasi violaceo, compatto, all’olfatto domina la frutta rossa con ciliegia e lamponi. Tannini presenti ma non aggressivi, freschezza e sapidità integrate.

Qui il link al lavoro originale su www.quintoelementotv.it [7]