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Moriremo di debiti

di Francesco De Luca
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Procedo con ordine.
Non si morirà, noi dell’Eurozona, per le malattie. Non c’è traccia di patologie così devastanti da stroncare intere popolazioni.

Sì, è vero, ogni tanto compaiono i pidocchi nelle nostre scuole e minacciano la stabilità emotiva delle famiglie. Così come ad ondate vengono messe sulla brace mediatica le zucchine trattate coi pesticidi, o le fragole, delizia maggiolina, ingolfate di prodotti chimici. Siamo fuori inoltre dalle intemperie invernali portatrici di malanni anche mortali per i soggetti deboli. Ma la medicina ufficiale ci tiene al riparo da frangenti apocalittici.

Non si morirà, noi dell’Eurozona, per aggressioni guerresche. I confini sono intoccati e, soprattutto, i popoli confinanti non minacciano con movimenti né di truppe né di missili.

Non si morirà, noi dell’Eurozona, per implosione interna. A quel che appare dalle televisioni i mercati alimentari sono in aumento, così come il Pil, anche se in modo variegato. Pure l’inflazione è sotto governo e non si ascrive nella parte rossa del diagramma.

Il tempo meteo… beh sì, quello è un fattore altrettanto decisivo. Tuttavia le condizioni meteo propendono al bello. Le previsioni non sono allarmanti né preoccupanti. Siamo in prossimità dell’arrivo dell’estate e la stabilità domina. Alluvioni, smottamenti, tsunami, eruzioni non sono all’orizzonte e dunque non si morirà, noi dell’Eurozona, per questi cataclismi.

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Però… però… la speculazione stringe il collo degli italiani e lo sta soffocando. I debiti ci stanno travolgendo.
Lo spread scala vette minacciose, la Borsa balletta nella zona al negativo e brucia i guadagni accumulati. Dai vertici istituzionali si guarda con preoccupazione ai debiti dei cittadini italiani. Amplificano la voce i vertici dei partiti politici. I debiti degli italiani, i nostri debiti, sono sotto osservazione delle capitali europee. Tutti scrollano il capo in gesto di diniego e questo ci toglie la serenità, la lucidità mentale, il respiro. Si nasce con un debito, si lavora una vita e si invecchia sempre col debito personale più gravoso. Nulla al confronto col debito nazionale. Quello nessuno lo ferma e brucia record. Non è percepito sulla pelle ma rode la serenità economica delle famiglie e delle comunità.

Qui boccheggiamo tutti quanti. Guardiamo in cagnesco il bulletto di Firenze, il nano di Arcore, ’u uaglione di Avellino, e il cane mastino in felpa verde, ma intanto boccheggiamo.

L’Eurozona poggia sui poteri finanziari e questi sono autoritari. Comanda chi ha più soldi, e tutti ci si strattona per impinguare i guadagni.

Altro che Europa dei popoli, quella è un’espressione verbale, mentre quella in cui viviamo è l’Europa della speculazione. I popoli lottano per la sopravvivenza alla speculazione. Non c’è felicità, non serenità, non identità: tutti in lotta per non affogare nei debiti. E chi ne ha di più, più è con l’acqua alla gola.
La libertà? La bandiera che l’Europa ha sventolato per prima in tutto il mondo non spicca più. È inutile alzare il capo per intravvederla. Davanti alla massa dei popoli europei in agitazione la bandiera della libertà non sventola. Passa di mano in mano, ora la occultano i banchieri, ora gli speculatori, ora i politici asserviti.

Chi contrasta questo andazzo? Nessuno. Perché nessuno è attrezzato per contrastare questo nuovo potere. Il potere speculativo. Si resiste nell’animo e ci si adegua. Ci si deprime e ci si consola. Nessuno escluso.
Nell’Eurozona si vive di paura e si muore di debiti.

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