- Ponza Racconta - https://www.ponzaracconta.it -

Epicrisi 176. Disquisizioni sulla solitudine dei numeri, sull’Europa e su qualcos’altro

di Enzo Di Fazio

.

Fino a venerdì sera avevo in mente di impostare questa epicrisi partendo dal viaggio fatto a Ponza in questa settimana e dalla mia permanenza per qualche giorno sull’isola; avevo in mente di raccontare delle chiacchiere fatte con la poca gente incrociata e degli umori degli isolani influenzati da questa strana e piovosa primavera.
Ma l’irruenza dell’articolo di Vincenzo sull’Europa, pubblicato ieri, ha stravolto i miei piani.
Al punto da ritenere importante dedicare una parte dell’epicrisi all’attuale momento politico, visto che da come sarà amministrata l’Italia nei prossimi mesi dipende il destino di tutti, isole comprese.

[1]

Ne parlerò verso la fine.

Intanto anche a Ponza attendono che il contratto pentaleghista decolli. Strizzano l’occhio alla flat tax con le due aliquote al 15 e al 20% e alla rottamazione delle cartelle ma fanno spallucce di fronte all’idea dell’istituzione di un Ministero per il Turismo.
Si stanno preparando all’ingresso della nuova stagione estiva e poco badano ai problemi dell’isola.

Qualche mugugno sulla banchina [2] ancora non riparata quantunque il sindaco abbia assicurato la sistemazione a breve. Il danno risale al 12 settembre dello scorso anno ma sappiamo come va la burocrazia nel nostro paese, di cui anche il comune è un anello.

[3]

Anche la riparazione del terrazzo del faro della Guardia [4] arriva dopo anni dalla pubblicazione del bando.
E’ passato in aprile il biologo marino Macali, è stato un mese a studiare le meduse scoprendo che “mangiano plastica”, ma l’abbiamo saputo dalla stampa. Dal 21 al 26 c’è stato il convegno sulla gestione delle riserve ittiche [5]ma lo apprendiamo solo adesso.
Nella settimana scorsa c’è stato un incontro del sindaco con Acqualatina [6] per fare il punto della situazione in vista della stagione estiva e per lavorare sulla depurazione per la Bandiera blu;  anche questo l’abbiamo appreso dai giornali.
E’ un peccato che la nostra disponibilità a fare informazione sia così tanto trascurata.

[7]

Vincenzo, con il suo articolo Ponza e la solitudine dei numeri [8], ha creato un po’ di maretta.
Interessante la sua analisi. I numeri riescono spesso, meglio di tante parole, a delineare un problema o a descrivere una situazione. Al di là della loro esattezza, che andrebbe verificata attraverso i riscontri con i dati forniti dagli organismi turistici di categoria e raccolti dall’Osservatorio Regionale del turismo, quei numeri sono emblematici di un fenomeno che da anni interessa la nostra isola e cioè quello della concentrazione di presenze in un arco temporale molto limitato cui fa da contraltare la desertificazione invernale. Posto che maggiori o minori affluenze possono essere determinate, al di là della capacità ricettiva, anche dalle condizioni climatiche, dalle mode, da eventi che in particolari momenti fanno da veicolo pubblicitario, bisogna essere consapevoli che lo sviluppo e la tenuta di un’isola come Ponza devono fare i conti con la sua fragilità.
Nell’arco di un anno ci sono stati tre crolli: Cala Fonte, Cala Inferno e di qualche giorno fa quello alla parete del cimitero. Non viene in mente a nessuno che forse non è stata mai posta la dovuta attenzione alla gestione del territorio? Nessuno si è mai chiesto che forse è arrivato il momento di porre un limite allo sbarco e alla circolazione di camion e auto che oltre ad inquinare, rovinano l’immagine dell’isola e ne minano la stabilità.
Ponza non può crescere a dismisura, o meglio la sua crescita è possibile solo proponendo un tipo di turismo alternativo a quello estivo. E le condizioni ci sono tutte per farlo: dal recupero dei sentieri del vino, alla rivalutazione delle colture tradizionali, dalla valorizzazione dei siti archeologici alla divulgazione della storia e dei luoghi del confino.
Si sta lavorando in questa direzione? Non lo sappiamo, visto che prevale la sensazione che l’isola sia gestita correndo dietro alle emergenze senza la possibilità di portare avanti quanto programmato e senza il coinvolgimento della comunità isolana.

[9]

Mmiezz’ ‘u mare ‘nu scoglio ce sta [10] ricorda Franco che prendendo spunto da una vecchia canzone napoletana traccia con l’ironia del dialetto, opponendo alla pressione delle vicende sociali, il sorriso, lo stato di sempre di un’isola con i suoi limiti e le sue debolezze. Quell’isola può essere la nostra o un’altra, non importa. C’è sempre chi di quelle debolezze e di quei limiti si approfitta. E perché? …Pecchè ‘ndringhete ‘ndra..! 

[11]

E vengo all’articolo “Questa Europa... [12]
Vincenzo parla dei sogni europeisti non realizzati e vede nell’esperienza di questo nascente governo la possibilità che quei sogni si realizzino. Peccato che quei sogni costano e, con un debito grande quanto un macigno, per poterli realizzare dobbiamo fare i conti con i nostri creditori.
Innanzitutto – è bene metterselo in testa – il comportamento dei mercati finanziari e lo spread non sono espedienti di certi giornali per mettere i bastoni tra le ruote all’avvio del governo del cambiamento e impedire l’applicazione del contratto. Un paese come il nostro con 2300 miliardi di debito, che è il secondo al mondo in valore assoluto, prima di spendere per tener fede alle promesse, deve preoccuparsi di mantenere buoni i suoi creditori, tra cui ci sono, al di là degli investitori esteri, tantissimi risparmiatori italiani, la cui fiducia ad ogni scadenza è messa alla prova

[13]

Non deve sfuggire che il debito di ogni paese ha una valutazione da parte delle agenzie internazionali di rating del cui giudizio, piaccia o no, dobbiamo tener conto perché anche quello influenza le scelte degli investitori. E può addirittura impedire alla BCE – la Banca Centrale Europea – di porre in essere le politiche di sostegno se quel rating, scendendo troppo, rende i nostri titoli “spazzatura”.
Non deve sfuggire che lo spread rappresenta il termometro dello stato di salute del paese e se sale troppo significa che costerà all’Italia, e quindi agli italiani, miliardi in più in termini di interessi.
C’è da augurarsi che il premier in pectore Conte nel dichiarare con una frase ad effetto, dopo aver ricevuto l’incarico da Mattarella: “sarò l’avvocato difensore degli italiani” sappia essere anche l’avvocato difensore dei risparmi degli italiani. I mali del nostro paese, come osserva Tano nel suo commento, non sono l’euro ma le tante politiche sbagliate e l’incapacità di cogliere le opportunità che l’Europa ha dato.

[14]

Insomma grattacapi e problemi vengono fuori dalle cose che ho raccontato finora, ma la settimana ha riservato anche scritti che sono in sintonia con la missione del sito e con l’impegno di parlare di isole e del Mediterraneo per quel rapporto ancestrale che ci lega a questo mondo fatto di naviganti, di storie di mare, di poesia, di arrivi e di partenze.

Avvincente la storia, pieni di sacrifici e di rigore, di Salvatore Sandolo e Maria Aprea (Il prestito 1 [15] e 2 [16]) che sembra uscita dal libro “Ponzesi, gente di mare [17]”, di cui Silverio al Brigantino nell’intervista a Radio Luna ci racconta la genesi e la realizzazione.

[18]
Suggestivo il ricordo di Alfonso Gatto [19]e delle sue poesie nell’articolo di Salvatore Casaburi scritto in occasione di un viaggio fatto con lo sguardo perso oltre il finestrino, nel blu scuro del mare verso Salerno, città natale del poeta.
C’è poi Il mare di Erri De Luca [20], bell’articolo emerso in quel navigare su internet alla ricerca di qualcosa che ci manca e che casualmente, come quando si viaggia per mare, ci porta alla scoperta di un nuovo approdo. C’è una intervista di Federica Di Giovanni [21] ad Erri De Luca nel 2015 – poi Erri che ha scritto l’introduzione al suo libro di fotografie Isole d’inverno [22] – da cui emerge la complessa personalità di un uomo che non si è risparmiato, volontario contro la guerra in Bosnia, vicino ai migranti di Lampedusa, strenuo difensore della bellezza del territorio come bene comune.

[23]
I libri di Erri De Luca sono bellissimi e brevi e si fanno facilmente leggere nel corso di una traversata di mare, come suggerisce di fare Silverio ricordando Philip Roth [24], il grande romanziere americano scomparso recentemente.

La poesia e la letteratura, come il silenzio, fanno compagnia e spesso ci aiutano a dare una risposta alle domande, anche quelle più difficili, cui nel turbinio del vivere quotidiano non sappiamo rispondere.