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Ponza. La solitudine dei numeri

di Vincenzo Ambrosino

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Nel Consiglio Comunale del 19 maggio 2018 nella sua relazione – sul “rendiconto esercizio 2017”–  Vigorelli attacca frontalmente l’operato dell’amministrazione Ferraiuolo e per sostenere le sue tesi politiche snocciola i suoi numeri:

“40 mila visitatori alle cisterne Romane… Siamo passati dai 60.000 viaggiatori sulla Laziomar del 2011 alle 160.000 del 2016, 100.000 turisti in più. Tassa di sbarco incassata nel 2016: euro 253.000 euro”.
“Invece, nel 2017, primo anno dell’attuale amministrazione, e tenendo presente che la tassa è aumentata da 1,50 a 2,50 euro, il Comune ha incassato 401.000 euro, pari a 160.000 turistiSi tratta di quasi 10.000 turisti in meno rispetto al 2016.”
“Anzi dal bilancio preventivo del 2017 –  dice sempre Vigorelli – ci si aspettava di incassare dalla tassa di sbarco 450.000 euro pari a 180.000 sbarchi per cui rispetto al 2016 vi è stato un calo di turisti di 20.000 unità”.

Per Vigorelli questa amministrazione non ha saputo cogliere, per cui proseguire, quelle iniziative positive prese dalla Sua Amministrazione; al contrario ha dimostrato incapacità  politica in tutti i campi della vita sociale, ambientale ed economica dell’isola per cui le cose non possono che peggiorare.

Provo a chiedere a Vigorelli e anche a Ferraiuolo, che spero risponderà a queste accuse: ma quale politica sottende a questi numeri?

Vediamo di fare un ragionamento partendo dai numeri per cercare di capire se una azione politico- programmatica va nella giusta direzione o no.

Partiamo dai dati di Vigorelli: la grande massa di queste 160.000 presenze diciamo il 70% cioè 112.000 persone sono ospitate a Ponza in 40 giorni; quindi circa  2800 presenze giornaliere. Ma a questa quantità di presenza chiamiamole Laziomar, vanno aggiunte quelle  che vengono da altre compagnie: 1000 presenze e poi tutte le altre che raggiungono l’isola con i mezzi privati .
Diamo dei numeri in difetto:
natanti 500 x 4 = 2000 persone. 500 natanti che devono ormeggiare in sicurezza e  2000 persone che devono alloggiare, in case di proprietà o in  alberghi e case private.
– Grandi imbarcazioni attraccate ai 9 pontili e anche al Molo Musco sono circa 30 x 10 =  300 x 4= 1200
– Imbarcazioni all’ancora tra Ponza e Palmarola: 1000  x 4 = 4000 presenze. Che dormono nelle loro imbarcazioni ma che  scendono a terra con i loro tender quindi spendono nelle nostre attività, producono immondizia che scaricano a Ponza, producono liquami, distruggono l’habitat marino.

Totale turisti giornalieri per 40 giorni: 2800 (Laziomar) + 1000 ( altre compagnie) +2000 (da natanti) + 1200 (da imbarcazione pontili) + 4000 (da imbarcazioni all’ancora) = 11000 + 3395 (residenti) arriviamo a  14.395 presenze giornaliere nei 40 giorni.

La percezione che abbiamo delle presenze in quei 40 giorni sono di  altri numeri che parlano di 23-25 mila presenze per cui dobbiamo pensare che i nostri calcoli siano certamente approssimati per difetto.
Comunque continuiamo a ragionare sui nostri dati pensando che la nostra isola di 8 Km di lunghezza, in 40 giorni e tutti i giorni deve far dormire, mangiare, lavare, divertire, muovere per terra e per mare circa 14.000 persone.

In questi 40 giorni non è che non facciamo sbarcare le auto e i mezzi pesanti… al contrario:

– D’estate vengono vomitate sull’isola anche le automobili di molti non residenti, camion di ogni dimensioni, carrelli, che si aggiungono a tutti i veicoli dei residenti già numerose e nel tempo, non siamo riusciti a costruire parcheggi con le conseguenze di caos, intasamenti, inquinamenti vari.
– L’unico depuratore funzionate, quello di Ponza-centro, deve lavorare a pieno regime per smaltire giornalmente una enorme quantità di liquami.
– A Le Forna i liquami vengono – senza depurazione – smaltiti direttamente  in acqua.
– C’è un’enorme produzione di rifiuti solidi urbani da smaltire e da trasportare in continente.
– Incremento elevato della erogazione e consumo di energia elettrica. Più consumo più inquinamento.
– Incremento enorme del consumo di acqua che mette in criticità un insufficiente approvvigionamento idrico.
– Incremento notevole dei problemi di ordine pubblico e di sicurezza.

E’ indubbio che il nostro territorio, il nostro ambiente naturale, in questi 40 giorni deve sopportare  un notevole stress.
Il nostro territorio si è ristretto!

Il nostro territorio – disponibile per produrre l’unica offerta turistica, quella nautico-balneare – si è negli anni molto limitato: se il PAI ci dice che il 95% del periplo dell’isola è interdetto per motivi di sicurezza ne consegue che ci resta solo il 5% del territorio per fare turismo in sicurezza e servire questa massa di presenze giornaliere.

Quali sono le zone sicure a Ponza dove sviluppare attività produttive?
C’è rimasta il 70% della spiaggia Frontone, la spiaggia di Cala Feola, la zona “Bianca” delle Piscine Naturali, una parte di Cala dell’Acqua, il Porto di Ponza centro e la spiaggia di Palmarola. Quest’anno abbiamo perso Cala Fonte!
In questo limitato territorio è concentrata la nostra stragrande offerta di servizi, attività di ristoro, svago e riposo.

È sicuramente utile sapere quanti  sono gli alberghi, affittacamere, B&B, case private, bar, ristoranti, locali notturni, discoteche, negozi alimentari e di abbigliamento, noleggio e locazione barche, affitto lettini e ombrelloni ecc. che offrono questi servizi per capire se sono sufficienti o no… ma chiedo: ci rendiamo conto in quale stato di  sovra valutazione (aspettative economiche e turistiche) vengono sottoposte le nostre attività e il nostro  limitato territorio  in quaranta giorni?

Elementare Watson! …in questi 40 giorni tutte le nostre attività sono sopra-sature di turisti per cui è normale che tutte le regole saltino a discapito della qualità e dell’immagine.

In 40 giorni Ponza territorio, deve smaltire giornalmente tutte le velleità individuali di 14.000 presenze di varie età con esigenze diverse e con aspettative economiche, ludiche e ricreative assolutamente inconciliabili.


Vigorelli nella sua relazione ha pronunciato una frase, retorica quanto si vuole, ma ad effetto: STANNO FACENDO UN DESERTO E LO CHIAMANO PACE. PONZA STA SPROFONDANDO!

Ora, se vogliamo tentare di dare il giusto significato a questa frase bisogna analizzare questi confrontandoli con altri, e ponendoci questa domanda: da settembre a marzo quante persone rimangono a Ponza?

Dai dati anagrafici del comune di Ponza veniamo a conoscere che:
– i residenti a Ponza sono 3395 di questi 140 maschi e 142 femmine non sono cittadini italiani;
– negli ultimi 15 anni hanno ottenuta  la residenza 1056 persone dei quali circa il 50% sono nati in questo periodo di tempo. Comunque gli assistiti ai due medici di base sono circa 2600 persone.

Facendo la differenza tra il numero dei residenti e quelli degli assistiti dai medici cioè 3395 – 2600 = 795  possiamo dire che il 24% dei residenti parte per svernare in continente. Ma sappiamo anche che molti degli iscritti nelle liste dei due medici sverna d’inverno in continente per cui io dico:
– che gli svernanti in continente raggiungono il 40% dei residenti invernali quindi 1358 persone;
– il 90% delle attività commerciali chiudono.

Quindi sull’isola rimangono 3395-1358 = circa 2000 ( tra donne, giovani, bambini e anziani) persone che devono sorbirsi tutte le ricadute negative che quell’intensiva offerta turistica – indotta dalla domanda –  comporta.
Più esattamente:
– devono sorbirsi l’aumento dei prezzi che persiste nel periodo invernale;
– devono sopportare il crollo della qualità della vita in tutti i campi: sanitari, ludici, sociali, culturali, di servizi;
– devono sobbarcarsi il mantenimento – basato sul volontarismo individuale – di un minimo di stato sociale.

Questo esodo invernale è negli anni in progressivo aumento: l’esperienza negativa – che soprattutto i giovani vivono nel periodo invernale – sta diventando insopportabile per cui incrementerà la fuga soprattutto degli ultimi giovani rimasti.

 

Conclusione
Il turismo è una opportunità economica indispensabile per Ponza, ma quale turismo?
Il turismo che si basa sulla domanda sta creando il deserto!

Cari Ferraiuolo e Vigorelli, se i numeri possono servire a riflettere per poi bene agire, io vi invito ad analizzare i vostri numeri pensando non solo ai guadagni turistici ma soprattutto alla sopravvivenza di questa isola come ecosistema fatto di persone e ambiente naturale.