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Allora contiamocela tutta

di Sandro Vitiello

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Non ci giro intorno e non uso troppe parole.

Lo scritto di Vincenzo (leggi qui [1]) è la somma di tanti luoghi comuni.
Una montagna di chiacchiere che non vanno da nessuna parte.

Tutte le generazioni o quasi – forse quella dei paninari no – hanno avuto l’ambizione e la velleità di cambiare il mondo, di riscrivere le regole.
Tutti dicono di ridistribuire la ricchezza, persino l’arcimiliardario Trump.
Tutti vogliono maggiori diritti e democrazia.

I giovani di cui parla Vincenzo pagano il prezzo di una crisi che sicuramente porta alla responsabilità di una classe politica che nel nostro paese si è auto-preservata, che ha costruito modelli elettorali che favorivano le consorterie e chi più ne ha più ne mette.
Altrettanto sicuramente i guai per il nostro paese e per le sue categorie sociali più deboli nascono anche fuori dai nostri confini.
La globalizzazione dice niente?
Il fatto che le industrie manifatturiere se ne siano andate nell’est europeo o in Cina, in India e via discorrendo, non induce a qualche riflessione più approfondita?

Io non mi straccerò le vesti nel difendere la classe politica che fino a qualche mese fa ha governato l’Italia ma di verginelle in giro non ne vedo poi tante.

Vogliamo raccontarcela tutta?
Questi nuovi leader da dove arrivano?

Salvini è figlio politico di Bossi.
Quello di “Roma Ladrona”.  E i quaranta e passa milioni di euro di finanziamento pubblico sputtanati nei conti privati di questa gente?
Il loro programma? Una somma di slogan che possa far credere ai poveri che i loro guai sono colpa degli extracomunitari, dei gay, del mancato insegnamento della religione a scuola, di quelli che vogliono la libertà di non vaccinare i propri bambini ecc.

Il Movimento Cinque Stelle?
Beppe Grillo e la famiglia Casaleggio.
La piattaforma Rousseau come esempio di democrazia? Ma ci pigliamo per il culo?
In ogni contesto in cui c’è stato dibattito vero all’interno del Movimento Cinque Stelle la discussione si è risolta con l’accettazione di decisioni prese da un ristretto gruppo di persone. Chi ha provato a dissentire si è visto indicare la porta.
Pizzarotti, uno dei pochi sindaci grillini capace, è stato buttato fuori dal movimento malgrado avesse espresso dubbi pieni di buon senso. Si è ripresentato candidato sindaco a Parma con una lista civica ed ha vinto. Forse aveva ragione lui.

Io credo che i giovani abbiano diritto ad essere incazzati, a ribellarsi quando il mondo preclude loro la possibilità di provare a cambiare.
Io dico che i giovani abbiano diritto ad un’utopia, altrimenti non si è giovani.
Io dico anche che i giovani debbano provare a costruire un loro progetto e non affidarsi a certi cattivi maestri.
Io dico però che essere giovani non è garanzia di progresso.
Erano giovani anche quelli che portarono Mussolini al potere.

Guardiamoci attorno.
Mentre si fa un gran dibattere sul reddito di cittadinanza, sulla flat tax, sull’uscita dall’euro e sulla solidarietà alla Russia di Putin nel nostro paese le organizzazioni neofasciste vivono il loro momento di gloria.
Alcuni dettami fondamentali della nostra costituzione sembra siano diventati obsoleti.
Tanti diritti e libertà di espressione per alcune componenti importanti della nostra società civile per qualcuno sono diventate inaccettabili.

Se i giovani sono capaci di dare risposte concrete al bisogno di maggiore benessere e partecipazione della nostra nazione io sarò ben felice che questo avvenga e se ne avrò la possibilità darò volentieri una mano.
Se però dietro a questo legittimo bisogno di cambiamento c’è la lunga mano di quanti – come quasi cento anni fa – cercano di riscrivere la storia d’Italia, è bene si sappia che non finirà in una passeggiata.