Ambiente e Natura

Storie di animali. Uccelli e gatti (1)

di Rinaldo Fiore

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Nella mia vita ho sempre avuto in casa degli animali. Da piccolo li avevo negli occhi e nel cuore, da grande li ho avuti direttamente.
Intorno ai cinque anni godevo della vista dei cardellini allevati dall’amico Antonio. Antonio li catturava grandicelli nel nido, prima che potessero volare, e li cresceva in casa con lo stecchino. I suoi cardellini erano calmi sereni e non si muovevano ossessivamente nelle gabbiette: evidentemente trasmetteva la sua calma e loro la percepivano.
I miei cardellini, allevati allo stesso modo, erano tremendamente agitati, forse perché tenuti assieme ai canarini: avevo tre grandi gabbie con dodici canarini e due cardellini.


I canarini, bellissimi, mi erano nati in gabbia da un paio di coppie mentre i cardellini li avevo presi da un nido.
L’unico (non unico!) problema è che piacevano solo a me e non a mia moglie e, si sa, che richiedono attenzioni e pulizia… e non sempre avevo tempo a disposizione.


Un segno anticipato, della frattura familiare, si manifestò quando andammo in vacanza assieme, forse per l’ultima volta, quando lasciammo a parenti le gabbie con tutti gli uccellini: al ritorno non ne trovammo nessuno perché la gabbia si era “rotta” e i canarini e cardellini erano tutti volati via…
I giochi erano fatti… questa è la vita… oggi non mi azzardo a tenere più uccellini perché ci sono troppi gatti e anche il cane è un bravo uccellatore.
Ma il canarino bronzino che avevo era uno straordinario cantante…

Jerri
Circa sei anni fa mentre prendevo un buon caffè, dopo una serena notte, sentii abbaiare il mio adorato cane, una cagna dolcissima bianca e nera con coda a bandiera, solo che era proprio arrabbiata; non l’avevo mai sentita gridare in quel modo:
– Chicca, Chicca buona, buona!
Naturalmente Chicca se ne infischiava e continuava a sbraitare e infine, stanco di subire il suo abbaiare, uscii di casa per andare a calmarla.
Chicca stava con le zampe su una sfilza di bancali vicino al confine col vicino e continuava imperterrita senza darmi retta: – Chicca, Chicca!
Mi avvicinai ai bancali e vi salii sopra per capire che cosa c’era di tanto interessante, con difficoltà perché i bancali erano in bilico.
Chicca aveva perfettamente ragione ad abbaiare: – Vrr… bau bau… vrrrr!
Un bel gattino era rannicchiato nell’angolo più lontano e protetto del bancale, bello, molto bello.


Riuscii a prenderlo con delicatezza e a lanciarlo dall’altra parte della rete: il gattino atterrò senza alcun problema e pancia a terra scappò nel suo rifugio.
Qualche giorno prima avevo adocchiato dei gattini nel terrazzo del vicino e avevo capito che Grigetta, la gatta malconcia che frequentava il mio giardino e quello del vicino, aveva avuto dei cuccioli che ogni tanto intravedevo, e sicuramente quel gattino era uno della cucciolata.
Per un paio di mesi non vidi più né Grigetta né il Barone rosso, un gattone che si accompagnava a Grigetta, né vidi più il gattino.
Una mattina d’estate un meraviglioso giovane gatto attraversò la ringhiera del vicino venendo verso di me, senza alcun timore: era il “nostro” gatto, un vero modello per le movenze e la bellezza; orecchie belle diritte, sguardo tenero e intelligente: si avvicinò e si fece accarezzare.

Ecco, se uno desiderasse un gatto quello era l’animale giusto, per tutte le età.
Chiamai la mia compagna e le presentai il gatto e pure lei concordò con me su tutto; il gatto si strofinò alle sue gambe e da quel momento divenne il nostro gatto, senza che venisse meno la “proprietà” del vicino; cioè il gatto era del vicino ma preferiva noi e lo lasciammo libero di circolare tra noi e il vicino senza porci alcun problema.

[Storie di animali. Uccelli e gatti (1) – Continua]

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