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Da dove veniamo e dove andiamo

di Francesco De Luca  

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Sono duecentoquarantacinque anni che la società ponzese è stata costituita. E’ possibile trarre qualche conclusione socio-politica dal periodo intercorso? Di conclusioni se ne possono espungere tante ma quelle che interessano sono inerenti alle direttrici socio-economiche che la società isolana segue (o cerca di seguire).

Sarò più chiaro: la società ponzese oggi quale direzione socio-economica segue? Ha essa un suo piano economico? Ha un suo piano di sviluppo?

Di primo acchito sembrano domande troppo impegnative. Quasi inadatte ad essere presentate ad un Comune di basso profilo demografico.

Ebbene, chi si mette su questo fronte afferma praticamente che i piccoli Comuni dipendono dalla ‘politica nazionale’ e da quella ‘regionale’. Presuntuoso appare avanzare domande così importanti. Perché i Comuni sono soggetti a tanti vincoli (soprattutto burocratici ed finanziari) che riuscire ad imbastire una visione programmatica di sviluppo risulta difficoltosa se non impervia.

E tuttavia, se le cose stanno così, non è pensabile che si debba procedere a tentoni, o seguire la pratica del passo dopo l’altro. Porsi su questa linea appare decisamente privarsi della facoltà di decidere. Mentre più confacente sembra stilare un programma di massima. Soprattutto per sfuggire alla logica dell’emergenza del giorno dopo giorno.

Se la mia impostazione è accettata e, di conseguenza, appare fruttuoso stendere un programma, il passo seguente vede impegnati a capire i segnali da evidenziare per procedere alla elaborazione.
A me appaiono evidenti questi segnali:
Uno – di natura sociale – è lo spopolamento dell’isola nel periodo invernale;
Due – di natura economica – è la dipendenza dal fenomeno turistico.

La sfida, sia concettuale sia attuativa, consiste nel far interagire questi due fattori in modo sinergico, ossia in modo tale che l’uno sostenga l’altro, e insieme diano sicurezza al futuro della comunità.

L’economia di marca turistica faccia da supporto sicuro affinché il gruppo sociale veda nell’investimento turistico la fonte della sua permanenza sull’isola (anche al di fuori del periodo estivo). Il consolidamento del nucleo sociale, nel periodo invernale, operi in modo creativo-innovativo per costituire una base sulla quale innestare le particolarità eccellenti attraverso cui incentivare il turismo.

A questo punto subentra un altro interrogativo: a chi pertiene operare affinché questo disegno sia formulato e quindi realizzato?
Risposta: pertiene al potere che vigila sull’intero complesso della vita isolana. Dico vigila perché il Potere Locale (è quello cui si allude) non può sostituirsi all’iniziativa privata. Può stimolarla non sostituirla. E dunque l’attenzione ricade sull’Autorità comunale.

Qui mi fermo. Andare oltre sarebbe travalicare il compito che mi sono dato: quello di stimolare la presa di coscienza dei processi sociali.
Non ambisco suggerire provvedimenti, non critico.
Non rivendico autorità ma onestà di analisi. La stessa che mi fa sottolineare come la situazione attuale sia più favorevole a procedimenti che abbiano consenso nella popolazione.
Oggi, a differenza di ieri l’altro siamo lontani da pressioni autoritarie. Oggi possiamo decidere il cammino del nostro futuro in autonomia, non premuti da forze estranee all’isola e ad essa ostili.

 

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Nota della Redazione
Il titolo scelto da Franco (non crediamo casualmente) è una ghiotta occasione per illustrarlo con un dipinto (quasi) omonimo dipinto da Gauguin (1848-1903) nel 1897 che costituisce una sorta di testamento spirituale della sua arte.
Gauguin – c’è da precisare, in un diverso contesto rispetto alla impostazione socio-economica dell’Autore dell’articolo – tratta un tema generale: in sostanza una allegoria delle età della vita; il richiamo pittorico più immediato è “Le tre età della donna”, di Gustave Klimt; 1905).
La tela si presenta a sviluppo orizzontale con un percorso di lettura che va destra a sinistra. Dal neonato nell’angolo a destra si giunge alla donna scura a sinistra passando attraverso le varie stagioni della vita; la donna al centro, che quasi divide il quadro in due, simboleggia il momento della vita in cui si raccolgono i frutti, allegoria del momento della procreazione.
La vecchia in fondo a sinistra, già presente in altre composizione di Gauguin, nella sua posizione fetale con le mani accanto al volto, in realtà non simboleggia solo la vecchiaia ma soprattutto la paura della morte.