Attualità

Fa’ la cosa giusta: uno stile di vita

di Sandro Vitiello

 

Ieri ho visitato la fiera Fa’ la cosa giusta che da 15 anni si tiene a Milano, all’inizio della primavera.
Quest’anno erano presenti più di settecento espositori, decine di partner e oltre quattrocento eventi dedicati agli approfondimento delle parole d’ordine della manifestazione.


E’ un appuntamento che negli anni si è affermato sempre più come punto di riferimento per quanti scelgono uno stile di vita più sobrio, dove il consumo delle cose non prende il sopravvento sulla vita di tutti i giorni, dove il consumo di queste non è una ragione per sostituirle con altre più care, più inquinanti e più complicate di quanto ci serve a vivere bene.
E’ un evento che piace e che manda un messaggio diverso nel tempo in cui viviamo.
Un esempio per tutti.

Piano piano si afferma un’economia in cui ha maggiore valore conoscere chi produce le cose e gli alimenti per avere la certezza che i propri soldi siano ben spesi e che quanto si porta a casa non sia solo il prodotto di transazioni commerciali ma che abbia dentro di sé anche la storia di persone che con il loro impegno quotidiano aggiungano sostanza all’acquisto fatto.
Certo un pezzo di pecorino dell’alto Lazio prodotto da un piccolo allevatore costa di più di quanto non si trova abitualmente sugli scaffali del supermercato.
Eppure quel signore, mentre mi faceva assaggiare i suoi prodotti, mi raccontava il suo mondo e mi rendeva partecipe di qualcosa che sicuramente troverò in quel pezzo di formaggio portato a casa.
C’erano presenti diversi stand di orticoltori – quasi tutti ragazzi – che hanno scelto di tornare a zappare la terra come i propri nonni.
Sanno usare internet ovviamente e, se si vuole, una o due volte la settimana ti fanno trovare sulla porta di casa quanto di meglio hanno raccolto nei loro campi. Senza intermediari, senza costi aggiunti.
Il valore è tutto dato dalla passione che mettono nel loro lavoro e dai costi necessari a far crescere e consegnare quanto desiderato.


Non si parla solo di cibo; si parla soprattutto di buone pratiche.
L’acqua per esempio.
Le bottiglie di plastica sono diventate un problema serio e con esse tutto il materiale che accompagna il confezionamento sia del cibo che di tutti gli altri prodotti che consumiamo.
La famosa isola di spazzatura che galleggia tra la California e le Hawaii ha raggiunto una dimensione paragonata a tre volte l’estensione della Francia.
Tra un po’ potrà essere classificata come continente.
Non si parla solo di cose; si parla anche di comportamenti etici.
Ho partecipato ad uno dei tanti incontri che si susseguono nel corso dei tre giorni di incontri.
Era quello organizzato dall’associazione Addiopizzo che opera in Sicilia.


Queste persone, dopo aver lottato per anni contro la squallida pratica mafiosa del pizzo, hanno sentito la necessità di costruire un progetto più completo di solidarietà attorno a quanti hanno avuto il coraggio di denunciare gli estorsori.
Persone che spesso hanno visto crearsi un vuoto intorno alle proprie attività.
Emblematica è la vicenda di Giorgio Scimeca e della sua famiglia a Caccamo, in provincia di Palermo.
Quattordici anni fa, dopo aver investito i risparmi suoi e dei suoi genitori nell’apertura di un pub nel suo paese vede arrivare, a pochi giorni dall’apertura, un mafioso locale che gli chiede il pizzo.
Giorgio insieme a sua madre e alla sorella vanno direttamente dai carabinieri.
Il mafioso viene arrestato ma il suo locale si svuota.
Per lui potrebbe non esserci futuro.
L’incontro con l’associazione Addiopizzo innesca un percorso nuovo che porta decine di ragazzi da Palermo, soprattutto il fine settimana, a frequentare il suo pub.
Il passaggio successivo è stata l’apertura di una pasticceria che prepara anche tanti dolci secchi che ormai raggiungono tutta l’Italia e non solo.
Giorgio raccontava ieri che i suoi biscotti costano qualche euro in più di quelli della concorrenza ma lui affermava con orgoglio che avere dodici dipendenti in regola era il migliore riscontro al suo impegno.

Lucia Lauro è la giovane protagonista di un progetto chiamato “Cotti in fragranza”.


I ragazzi del carcere minorile di Palermo che diventano validi fornai e pasticcieri.
Non gli si insegna solo un mestiere; si divide con loro il guadagno di questa iniziativa.
Si dà dignità al loro lavoro e la faccia di quelli che vengono definiti malacarne regala un sorriso che dice tutto.

Si può fare la cosa giusta.

Il prossimo appuntamento è dal 12 al 14 ottobre a Bastia Umbra per la quinta edizione di “Fa’ la cosa giusta Umbra”.

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