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E i nostri doveri?

di Gabriella Nardacci
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Durante i miei anni d’insegnamento è capitato che diversi alunni abbiano fatto domande che mi hanno messo in difficoltà.

Non sempre è stato facile rispondere o fornire loro delucidazioni relative a quesiti esistenziali. Capitava che, o fossero domande che necessitavano di chiarimenti riguardanti la famiglia o domande su fatti cruenti accaduti, letti sui giornali o ascoltati in tv.

Nel primo caso non ci si può addentrare in problemi familiari per rispetto della privacy e nel secondo caso occorre saper trattare i fatti di cronaca in modo delicato e competente per non destabilizzare psicologicamente e sensibilmente il bambino che, in questi casi, si affida all’adulto per sedare le sue paure.

Certamente, è difficile fare l’insegnante al giorno d’oggi. La libertà d’insegnamento è relativa. Metaforicamente parlando, io la paragono allo stare in una prigione con la porta aperta!

Questa cosa non si può dire… questa non si può fare. I genitori sono pronti a difendere anche l’indifendibile pur di mettere a posto la loro coscienza per il sempre minor tempo che dedicano ai propri figli.

Molti dirigenti s’intromettono nella didattica e capita che “consiglino” direttive da seguire per il raggiungimento di alcuni obiettivi che, il più delle volte, sono solo formali e non propriamente formativi. Spetta sempre all’insegnante cercare di arricchirli di nuovi contenuti e sempre all’insegnante sono date le responsabilità maggiori all’interno della classe.

Di fronte a questa mancanza di comunicazione da parte della famigli a e delle istituzioni, capita che i bambini si affidino e si fidino solo della maestra e confidino a lei i problemi.

Nelle conversazioni provocate e non, i bambini esprimono sensazioni e paure, dubbi e incertezze, bisogni e sogni. Gli argomenti trattati possono arrivare da una lettura, da un fatto di cronaca, da incomprensioni con i genitori o fratelli o compagni e da riflessioni in seguito a spiegazioni relative a temi importanti come la solidarietà, l’affettività, l’educazione e, non per ultimo perché meno interessante, anche la spiegazione sui “Diritti dell’Infanzia” che ha sempre scatenato grossi interrogativi da parte dei bambini.
Anno dopo anno si dedica molta attenzione a questo argomento. Alcuni bambini li ritengono ovvi e naturali. Parlo di quei diritti ad avere una casa, i genitori, il diritto alla scuola e al gioco…

Mattia non aveva mai conosciuto suo padre e a proposito del diritto a una famiglia, disse che lui era cresciuto solo con sua madre e questa era la sua famiglia. La maggioranza degli alunni concordava sul fatto che la famiglia, per essere tale, doveva avere anche il padre.
Mattia rispose che a un bambino basta pure una persona sola che si curi di lui per formare una famiglia. L’importante è non essere soli e sentirsi amati e protetti anche se era una persona sola a farlo.

Chiara raccontò di una sua paura in un giorno in cui era al parco con i suoi compagni e i loro genitori. Lei con i suoi compagni decisero di giocare a nascondino.
Raccontò che uno di loro si era nascosto troppo lontano e non riuscivano a ritrovarlo. Si era creato panico generale tra genitori e figli e per fortuna, una brava persona riportò indietro il bambino che era caduto e si era fatto male a un piede.

Io dissi loro che, allontanarsi troppo dalla mamma è pericoloso e li misi in guardia dei pericoli che si possono nascondere in luoghi troppo grandi come un parco: pericoli di cadute, pericoli di siringhe, pericoli di persone che possono invitarli ad andare con loro…

In quei giorni i mezzi di comunicazione riportavano un fatto di cronaca nera. Un bambino era stato trovato morto e si ipotizzava che il colpevole fosse la madre.
Fausto mi guardò e disse: – E di chi ci dobbiamo fidare, mae’, se pure certe mamme uccidono i propri figli?

Come dire loro che ci sono genitori che mandano i propri figli a fare la guerra in Africa, Asia, America e Europa? E che non si tratta di ragazzi ma di minorenni sotto i 18 anni di età?
Spiegare che ci sono bambini che diventano nemici, ragazzi di strada che sposano la cultura della violenza, minori a contatto diretto con i conflitti orditi dagli adulti.

Come dire che, solo in Turchia è arrivato a 230.000 il numero delle spose bambine e che ce ne sono anche in Africa, India, Gambia, Tanzania e che spesso sono costrette dai genitori a sposare vecchi e uomini grandi e che invece di giocare e andare a scuola devono imparare a governare la casa, preparare da mangiare, sottostare alle voglie dei loro mariti-padroni e che spesso a 12 anni qualcuna muore di parto?

Come dare speranza se molte azioni di difesa dei diritti dei minori, sono state sottovalutate dal momento che, nonostante siano stati vietati per legge, questi matrimoni continuano a celebrarsi anche con rito religioso!

Quale dolore passa nella mente di quelle bambine che vengono violentate dai propri padri o amici di famiglia? E di quelle bambine, nei paesi poveri, obbligate a prostituirsi a quelle persone viziose e danarose che intraprendono viaggi per paesi lontani solo per soddisfare i loro capricci sessuali?

Come consolare le anime pure dei bambini, che, ogni giorno sono costrette a vedere scene reali di violenza e di disattenzione, di corsa all’oro più che di corsa verso l’altro da parte di quegli adulti che dovrebbero garantire la salute dell’anima oltre che quella del corpo?

Noi adulti che siamo capaci di metterci in “cattedra” e di impartire lezioni di vita, in verità, poi, siamo degli equilibristi instabili e per questo non riusciamo a cambiare certe posizioni per trovare un sito stabile al futuro dei nostri figli.

C’è caos tra il disegno di un buon progetto e la realizzazione di esso. È proprio il caso di dire che “tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare”. E questo mare è difficile da navigare perché partiamo sempre con barche inadatte a sopportare le tempeste marine.

I bambini riescono a comprendere tutto il brutto che accade intorno a loro e fra di loro. Sanno e abbassano gli occhi e pensano. Si sentono soli e ci condannano e molti, prima o poi si vendicano con un comportamento inadatto, con un’indole nervosa che esplode all’improvviso, con dolori somatizzati, con disadattamenti vari.

Molti adulti sono presi da loro stessi, dalle loro nevrosi e insoddisfazioni ma non conoscono il dolore che provoca la solitudine nei bambini. Loro sanno i loro i diritti e doveri, ma molti adulti non conoscono i Doveri verso i bambini…

Sarebbe bello far salire in cattedra i bambini come insegnanti degli adulti. Tutti i bambini del mondo!

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Nota
Lo scritto di Gabriella Nardacci è stato pubblicato in un’antologia dal titolo “Le mani dei bambini – Ciò che Caino non sa” – a cura di Maria Teresa Infante e Massimo Massa – Edizioni Oceano.