Attualità

Perché Anna, perché Ernesto, per una Sinistra “Costituzionale”

di Giuseppe Mazzella di Rurillo

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Le mie radici di cultura politica o di scienza affondano nel “Liberalismo”. Ho cominciato a partecipare alla vita politica nel mio piccolo paese – Casamicciola – e nella mia piccola isola – Ischia – nel 1964 a 15 anni. Da allora sono passati 54 anni cioè oltre mezzo secolo. Quella scelta adolescenziale – influenzata dalla mia insegnante di lettere alla scuola media che allora era una scuola “superiore” alla quale si accedeva a 11 anni con un esame di “ammissione” – mi ha influenzato per tutta la vita. La Libertà prima di tutto.

Ma crescendo e vivendo, la Libertà doveva essere “piena” e non “formale”. Da qui la scelta a 19 anni del “Socialismo” ma quello del PSI e non del PSDI incompatibile con il “Comunismo”. Gli studi economici e la stagione del ‘68 alla Facoltà di Economia e Commercio di Napoli hanno reso contenutistica la scelta della Libertà ma insieme a questa quella della Uguaglianza sociale o per lo meno quella del Diritto al Lavoro secondo le proprie capacità.

La scelta giovanile, lo studio dell’economia politica, la passione e la polemica civile del ’68, mi hanno portato alla convinta adesione al “Socialismo Liberale” di Carlo Rosselli. Questa la teoria. E la prassi?
Partecipazione alla politica nella mia realtà locale – l’isola d’Ischia e Napoli, capitale del Mezzogiorno, – nel PSI con incarichi elettivi (consigliere comunale, dirigente di zona, delegato ai congressi provinciali) ma mai abbandono del giornalismo locale – seconda passione ma non secondaria – per 18 anni…  ma nel 1983 l’abbandono del PSI diventato nella prassi qualcosa di radicalmente diverso da quello che diceva di essere e di quello che era stato per 90 anni. La “mutazione genetica” del PSI che lo ha portato alla dissoluzione l’ho avvertita con ampio anticipo.

Le passioni – la politica ed il giornalismo politico ed economico – non le ho mai abbandonate perché ritenute inscindibili. Così è cominciata una lunga diaspora di un “liberale di sinistra” o di un “socialista di destra” che come un ebreo errante senza terra ha cercato di vedere la “terra promessa” in una Seconda Repubblica con i partiti “liquidi” che non conservano traccia delle antiche e gloriose denominazioni.

Resto ancora un “ebreo errante” alla ricerca della “terra promessa” anche e soprattutto dopo il risultato delle elezioni politiche del 5 marzo 2018 nelle quale ho votato per la Lista Liberi ed Uguali.

Mi scuso per questo riferimento personale. Ma è tempo di bilanci. Mi sento come il vecchio generale di Sandor Marai nel suo capolavoro “Le Braci”: “Alle domande più importanti si finisce sempre per rispondere con l’intera esistenza. Non ha importanza quello che si dice nel frattempo, in quali termini e con quali argomenti ci si difende. Alla fine, alla fine di tutto, è con i fatti della propria vita che si risponde agli interrogativi che il mondo ci rivolge con tanta insistenza.


Essi sono: Chi sei? Cosa volevi veramente? Cosa sapevi veramente? A chi e a che cosa sei stato fedele o infedele? Nei confronti di chi o di che cosa sei stato fedele o infedele? Nei confronti di chi o di che cosa ti sei mostrato coraggioso o vile? Sono queste le domande capitali. E ciascuno risponde come può, in modo sincero o mentendo; ma questo non ha molta importanza. Ciò che importa è che alla fine ciascuno risponde con tutta la propria vita”.

Io sono un Liberale di Sinistra o un Socialista di destra. Non sono mai stato un comunista. Non sono mai stato affascinato dalla rivoluzione di ottobre o dalla “spinta propulsiva” dell’URSS. Mi ha affascinato la rivoluzione americana del 1776 e la dichiarazione di indipendenza con quel “diritto alla vita, alla libertà ed al conseguimento della felicità” e la rivoluzione francese del 1789. Ho sempre preferito l’Occidente all’Oriente d’Europa e del mondo.

Ecco perché ho amato ed amo la Costituzione della Repubblica Italiana. Credo che la Legge Fondamentale esprima mirabilmente la sintesi storica del Liberalismo, del Socialismo e del Cattolicesimo della dottrina sociale della Chiesa e ne fa un “Programma” impegnando tutti all’ attuazione e fa diversi gli uni dagli altri sulle priorità e sui tempi di attuazione.

Ma c’è un Valore non scritto che deve essere ritenuto assiomatico ed è quello eterno dell’onestà.

Per 25 anni la Costituzione è stata dileggiata e non ne è stata diffusa e studiata la portata “rivoluzionaria” tanto che il “liberismo” nel ricorso storico dei tempi dopo la caduta del muro di Berlino del 1989 ha praticato una “costituzione materiale” che ha finito per allontanare i cittadini dalla autentica, vera, continua “partecipazione civile”.

Il Referendum costituzionale del 16 dicembre 2016 con il quale è stata respinta la frettolosa, orrenda, nebulosa, riforma costituzionale promossa da un governo che dichiarava se stesso di “sinistra” ha segnato un risveglio della migliore “società per troppo inascoltata diffondendo l’ attualità dell’impegno programmatico della Costituzione del 1948.

E’ sulla vittoria referendaria che si doveva costituire una Sinistra moderna.

Sono rimasto molto colpito dall’impegno civile sui Valori della Costituzione di Anna Falcone  e ne ho apprezzato e condiviso il modo di espressione, il modo di esposizione e di convinzione anche con la competenza giuridica tanto che i suoi interventi mi sono parsi come il discorso ai giovani di Piero Calamandrei. Un discorso convincente sul quale unire la Sinistra del XXI secolo.

Così come ho apprezzato l’impegno politico di un autentico liberale come Ernesto Paolozzi  in un tentativo di costituire una Sinistra del secolo XXI sul “Liberalismo come metodo” dal titolo di un suo libro. Un Metodo con il quale costruire la Sinistra del XXI secolo.

Due persone. Una donna ed un uomo. Di due diverse generazioni. Di due diverse culture ma ambedue nelle Radici della Costituzione. Ambedue non elette nella lista di Liberi ed Uguali per le elezioni del 4 marzo rappresentano da un lato la sconfitta per la crescita di un’ area “liberalsocialista” e dall’altro la residuale speranza. Ma mi pare chiaro che il panorama politico italiano riserva oggi come ieri al “Liberalsocialismo” un ruolo di “coscienza critica” di un’area politica di giuste rivendicazioni sociali, economiche e civili che prende oggi forma e rappresentanza con nuovi nomi e movimenti di cui il Movimento 5 Stelle è l’espressione più forte perché partito di maggioranza relativa in Parlamento. Con il M5S bisognerà confrontarsi e dialogare nel vertice come nella “base” e se necessario bisognerà concorrere alla formazione del Governo di “coalizione” con un ritorno alla Prima Repubblica.

Anche i liberali ed i socialisti dovranno costituire un Partito in grado di conquistare il consenso delle “nuove classi sociali” e formare una nuova classe dirigente nel solco della Democrazia Politica delineata nelle forme e nei limiti della Costituzione. In questo Partito – se nascerà – i post-comunisti potranno portare come generazione vivente le loro esperienze ma debbono, come la risposta di Kennedy a Truman sulla necessità dell’esperienza, portare “la luce sui posti dove andremo” posta sulla prua della nave anziché a poppa come “fanalino di coda” di una esperienza storicamente non ripetibile e nel caso particolare italiano, pur originale ed assolutamente democratica e costituzionale, ingloriosamente dispersa.

Casamicciola, 7 marzo 2018

 

5 Comments

5 Comments

  1. Sandro Russo

    10 Marzo 2018 at 06:57

    Ho molto apprezzato la chiarezza e la tensione etica dell’ultimo articolo di Giuseppe Mazzella ischitano. Voglio solo qui esprimere il mio “non placet” – ancorché irrilevante, ma condiviso dal 90 % degli elettori “di sinistra” – ad un accordo di governo con il M5S.
    Il compito assegnato dagli italiani alla sinistra è chiaro: stiano fuori e rappresentino la coscienza critica del paese. L’ultima cosa che vorrei vedere è un’ulteriore lite interna, stavolta finalizzata all’arraffo delle poltrone.
    E visto che mi trovo a “sparare pareri”, mi chiedo anche qual è la radice dell’insoddisfazione (o dell’ambizione) di molte capaci persone della sinistra. Perché Gennaro Di Fazio, eletto al comune di Ponza non poteva fare il suo lavoro in Comune e doveva buttarsi nell’alta politica? E Zingaretti, evidentemente confermato alla guida della Regione verosimilmente perché aveva svolto bene il suo compito… perché candidarsi a ruolo di segretario del PD nazionale? (notizia di questi ultimi giorni in Rassegna Stampa)

  2. Biagio Vitiello

    10 Marzo 2018 at 07:49

    Sandro,
    condivido al 100 % il tuo commento all’articolo di Giuseppe (pur essendo di idee politiche diverse). La sinistra ha troppo guerre al suo interno; quelli che non hanno condiviso il programma o la linea politica di Renzi hanno deciso di fondare un altro partitino. Non è questa la democrazia interna che si fa nel PD: chi non e’ maggioranza, lascia il PD (dopo aver governato) per cercare uno spazio politico. Questo agli elettori non è affatto piaciuto.

    Su Gennaro. I ponzesi si chiedono tutt’ora perche’ non ha voluto candidarsi a Sindaco; perché non ha fatto l’assessore e ha scelto di fare il consigliere. Inoltre io gli chiederei anche perché non ha dato certezze per la riapertura della posta a Le Forna… Dopo aver chiesto il voto, queste sono le risposte che i ponzesi si aspettano. Ed è per questo che la sua ammucchiata politica è anch’essa fallita, e non è esportabile in campo nazionale.
    A Zingaretti direi di occuparsi solo della Regione Lazio, visto che ha un grave problema di maggioranza.

  3. vincenzo

    10 Marzo 2018 at 11:09

    Un uomo razionale – in questo caos di personalismi e di fluidità politica-partitica gestiti da una solidità ideologica-economica di stampo liberista – un uomo razionale, dicevo, e idealista cerca di ritrovare una sua “stella polare” e Giuseppe Mazzella la trova nella Costituzione.

    “Ricostruire gli ideali di socialismo e liberalismo con le persone che si riconoscono nella Costituzione”.

    E’ chiaro che un uomo razionale e idealista deve fare i conti con la realtà politica e numerica, ed ecco che Giuseppe sembra dire: gli uomini di buona volontà che si ritrovano negli ideali di Giustizia e Libertà sanciti dalla Costituzione hanno il dovere di non stare fermi, al contrario “interessarsi” a questa “nuova cosa” che è diventata il Movimento Cinque Stelle”, perché è stata capace – in pochi anni – di diventare maggioranza relativa interpretando le ragioni della società del 2018.

    Nessuno svende niente se si hanno saldi i valori ideali. Certo è un esperimento che vale la pena di percorrere: lasciare il Movimento Cinque stelle ad altri inquinamenti ideali mi sembra un altro appuntamento mancato.

    Gennaro non ha commesso grossi errori: non poteva fare il capolista (che già era stato individuato in Ferraiuolo). Scegliere di entrare in lista, di non accettare incarichi di primo piano ma poi sfruttare l’occasione di candidarsi per le ragionali giustificandola anche bene, mi sembrano tutte cose abbastanza coerenti.
    Siamo ancora al primo anno di Amministrazione Ferraiuolo e di cose ne dovranno succedere, per cui Gennaro ha ancora tanto da esprimere per sé e per la sua comunità.

    Zingaretti ha vinto di misura quindi non è stato travolgente, per cui non è uscito rafforzato come figura nazionale. Dopotutto anche Liberi e Uguali non hanno avuto successo.
    Ritengo perciò che Zingaretti debba governare bene la sua Regione e aspettare che sia per lui che per la realtà politica maturino tempi migliori.

  4. Rosanna Conte

    11 Marzo 2018 at 15:16

    Convengo con Vincenzo che il PD dovrebbe dare il suo appoggio ad un governo 5stelle. Ha appoggiato tante volte il governo di B. a cui ha consentito di far passare tante leggi vergogna e di non eleggere Rodotà presidente che non può consentirsi di dire l’ingenuità politica che il suo programma è diverso da quello dei 5stelle e che, avendo perso, deve stare all’opposizione.
    Caro Sandro, sarà il 90% degli elettori renziani che lo chiede (quindi Renzi ha già perso ancora il 10% di quel 18/19%dei voti che gli sono rimasti) ma certamente il programma 5stelle, per quanto poco definito su alcuni aspetti, ha più un sapore di sinistra che non quanto andava facendo B. Se, invece di arroccarsi (magari fanno finta per vendere bene la pelle, visto che sono volponi vecchi e molto adusi a mercanteggiare) accettano di portare avanti alcuni punti precisi del programma 5stelle su cui possono concordare, hanno l’opportunità di tallonarli e non dare loro l’alibi di non aver potuto fare quanto promesso. Non penso che scomparso Renzi da segretario, il partito possa muoversi più agevolmente verso i pentastellati: la stragrande maggioranza degli eletti (ricordiamo che sono stati imposti da Renzi che ha escluso la minoranza interna) eseguirà quanto deciso da Renzi e saranno a lui devoti (anche questo è conseguenza del degrado della politica), ma se restano pura opposizione saranno incolpati di un rapido ritorno alle elezioni e perderanno altri pezzi per strada, se scelgono, senza darlo a vedere la destra, sono finiti per sempre.

  5. vincenzo

    11 Marzo 2018 at 20:29

    Cara Rosanna questo della collaborazione tra PD e Cinque stelle può essere anticipato in Regione Lazio.

    Zingaretti con l’accordo con liberi e uguali ha voluto dare un segnale di essere interessato ad unire la sinistra dispersa da Renzi.
    Ma può inaugurare l’alleanza strategica con i cinque stelle.
    A mio avviso i cinque stelle non possono rifiutare viste anche la situazione a livello di governo quando sarà a loro chiedere l’appoggio al PD.

    Zingaretti se riuscirà a fare questo unirà con l’appoggio di liberi uguali la sinistra e aprirà al mondo dei cinque stelle quest’ultimi capaci di interpretare i desideri della gente.

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