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Analisi del voto a Ponza

di Enzo Di Giovanni
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Non sappiamo ancora se in Italia cambierà qualcosa. Si comincia a parlare di terza repubblica, ma cosa voglia davvero dire, e se vorrà dire qualcosa, lo sapremo forse solo dopo la formazione del prossimo governo. Ma probabilmente non basterà nemmeno: grande è la confusione sotto al cielo, come si usa dire in questi casi.
Ma a Ponza? Cosa ha espresso il voto ponzese?

Spesso accade che Ponza rappresenti in scala quello che avviene nel resto d’Italia; anche questa volta è stato così. Il voto espresso a Ponza, cioè, è sovrapponibile all’aria che si respira nel paese tutto, e quest’aria ci dice che siamo di fronte ad una sorta di anno zero.
Nel senso che gli esiti del voto non sono legati a questo o quel programma, a questa o quella promessa, a questo o quel vincitore. Nell’anno zero non ci sono vincitori e vinti.
Ci sono solo nuovi scenari che si aprono, o si possono aprire.

La politica che si trascina stancamente da troppi decenni, senza passioni e prospettive, non funziona più. Quella politica fatta di spartizioni clientelari, in cui i rappresentanti del popolo sono visti o in connessione coi poteri forti, o considerati incapaci di opporsi ad essi: in buona sostanza, inefficaci a rappresentare le istanze dei cittadini. La vicenda Acqualatina ne è un esempio emblematico.
Questo disagio è stato espresso dagli elettori che hanno premiato le forze identificate come in grado di opporsi a questo status, in grado di dare cioè nuova linfa e nuove prospettive al paese.
Il problema del M5S e della Lega, però, è che sono forze politiche che sfuggono ad ogni tentativo di inquadrarle all’interno di un percorso legato, se non ad una ideologia, ad un concorso di idee condivisibili. Non a caso sono forze trasversali, e senza legame storico col territorio. Addirittura la Lega, non più “Nord”, è entrata a gamba tesa in un territorio, il Sud d’Italia, dopo aver per decenni capitalizzato il proprio consenso elettorale schernendo “Roma ladrona” ed il parassitismo del Sud.
Per questo parlo di anno zero: questo è stato un voto “contro”, non “a favore”.

Grillo ha dichiarato che non solo è morta la vecchia politica, ma anche i paradigmi della stessa. Personalmente non sono per niente d’accordo. Possono cambiare le situazioni, ma non si possono cancellare le idee. Ad esempio cambia il senso del lavoro, che è sempre più fluttuante e variabile nello spazio – in poche parole il mito del posto fisso è scomparso, oggi conta di più avere competenze diverse ed essere disposti a muoversi nel mondo globale -, ma non cambia il concetto di diritto al lavoro. Altro esempio: abbiamo indubbiamente un problema legato ai flussi migratori che sono sicuramente migliorabili, ma il diritto o meno a spostarsi da parte di persone in difficoltà rimane.
Insomma, le idee rimangono, non possono scomparire, ovviamente. E con esse i concetti di “destra e sinistra”, comunque la si pensi. Non basterà certo a Lega e M5S l’aver soffiato sul malcontento con slogan ad effetto ed aggiungo, spesso di cattivo gusto, per creare una terza repubblica.

E a Ponza?
Ponza non è un luogo come un altro.
In questo senso ho supportato con convinzione l’avventura di Gennaro Di Fazio alle elezioni regionali nella lista Zingaretti. La presenza, per la prima volta, di un rappresentante dell’isola, non di partito o fazione che sia, è stato un elemento scardinante, nuovo, aldilà degli esiti.
C’è chi ha colto questo disegno, chi si è piegato alle vecchie logiche, chi semplicemente non ha capito.
Chi si è piegato alle vecchie logiche, lo ha fatto votando l’amico dell’amico.
Chi non ha capito, lo ha fatto probabilmente in buona fede, credendo di dover applicare anche al voto regionale lo stesso metodo usato per le politiche, cioè dare la preferenza ad una persona che nemmeno si conosce, solo per spirito di appartenenza.
In entrambi i casi, a mio parere, non comprendendo l’importanza della proposta.
Perchè, come dicevo, Ponza non è un luogo come un altro: è un territorio troppo delicato e debole da potersi permettere il lusso di non esprimere una politica locale.
Questa è una verità che sento di poter tranquillamente dichiarare: non riuscire ad esprimere una proposta, che sia in grado di farsi riconoscere e valere nei palazzi dove si compiono le scelte, esclude la possibilità di costruire un futuro possibile nell’interesse della nostra isola e di noi isolani.
Questa è la scommessa che ci siamo giocati in questa sfida elettorale.

Finora Ponza è stata sempre, con tutti i governi succedutisi in Regione, “utilizzata” come vetrina di comodo per spot ad uso e consumo interno. Nessuno ha mai realmente investito sulle nostre problematiche e sulle nostre potenzialità, almeno dalla presidenza di Panizzi in avanti. Per il semplice, mortificante motivo che di noi non importa nulla a nessuno: sic et simpliciter.
Come ho detto più volte parlando in questi giorni con amici che si lamentavano della scarsa o nulla presenza dei Presidenti di Regione a Ponza: non conta che i politici vengano da noi, piuttosto conta che noi andiamo da loro.
In 488 hanno colto questo messaggio, votando per la presenza di Gennaro Di Fazio in Regione, ed è un dato importante da cui partire.
Agli altri consiglio, con la massima umiltà e nel rispetto delle opinioni di tutti, una profonda riflessione.

Perché far finta che Ponza sia un territorio come un altro, in cui ci si può dividere in correnti, non solo è miope, ma è provinciale, è debole.
Non è certo l’amico dell’amico che può affrontare i problemi che ci stanno stringendo in una morsa mortale, a cominciare, in ordine di importanza, dal PAI, proseguendo con il futuro della ex-Samip, e via via a scorrere con i tanti piccoli-grandi disagi di ogni giorno.
Qualcuno potrà dire che il messaggio di Gennaro non è stato chiaro, che si poteva e doveva fare di più per creare maggiore partecipazione e quel consenso plebiscitario necessario. Ma se si vuole essere onesti intellettualmente bisogna altresì riconoscere che è proprio la partecipazione alla politica del territorio, ad essere in crisi, e non certo da oggi. Ormai non ci parliamo più, se non attraverso i social e relative fake news, con i disastri che puntualmente verifichiamo.

Ed adesso?
Certo, avremmo preferito che il nostro Gennaro Di Fazio, per le idee che esprime e perché ponzese, fosse stato eletto in consiglio regionale: inutile negarlo, anche se l’esser stato il più votato della lista con cui si è presentato, e l’essere stato il nostro Comune uno dei pochi in cui ha vinto la coalizione di Zingaretti, è stato da noi accolto con soddisfazione.

Ma proprio per questo la sua scommessa, la nostra scommessa, non finisce qua: anzi, inizia adesso.
Le idee, camminano piano piano, partendo da una visione, che in questo caso è quella di imparare a remare tutti nella stessa direzione, per lo stesso interesse collettivo.
La scommessa è valorizzare il nostro territorio, perché è piccolo, insignificante nello scacchiere geopolitico regionale, ma prezioso.
E poiché per noi è tanto prezioso, abbiamo l’ambizione, la presunzione e la follia di riuscire a renderlo tale anche al di fuori della ristretta cerchia di chi vive in questo fazzoletto di terra.

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