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Una questione di civiltà, una questione di libertà

di Sandro Vitiello

 

Questo pomeriggio abbiamo accompagnato mia suocera – novant’anni – negli uffici comunali della città in cui viviamo per autenticare la sua firma sotto ad un documento chiamato “Disposizioni Anticipate di Trattamento”.
E’ una definizione che a tanti non dice granché, ma è quello che più comunemente viene chiamato “Testamento biologico”.
Questa anziana signora nata nel 1928, nel pieno possesso delle sue facoltà fisiche e mentali, ha deciso di voler essere padrona della sua vita anche quando questa sarà affidata alle cure ed alle attenzioni di altre persone.
Lei ha messo per iscritto che non vuole prolungare la sua vita oltre a quanto il buon Dio ha deciso per lei.
Non le interessa vivere giorni, mesi o anni in più senza essere cosciente del fatto che sia ancora in vita.
Ha seguito con grande attenzione attraverso i canali televisivi il dibattito che c’è stato prima che la legge venisse approvata dal parlamento.
Ha discusso spesso con noi, la sua famiglia, il senso di questa legge e la sua applicazione.
Alla fine si è trovata ad essere la prima persona della città in cui viviamo a firmare questo atto.
Qualche problema c’è stato per definire come fare perché, pur essendo una legge dello Stato, non esiste un modulo istituzione da compilare e protocollare.
Per fortuna c’è l’Associazione “Luca Coscioni”.

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Questa associazione che prende il nome da un uomo che ha dedicato gli ultimi anni della sua vita al diritto ad una morte degna, si è impegnata con grande determinazione per l’affermazione di questo principio.
Marco Cappato – il suo segretario – ha rischiato la galera per portare avanti questa campagna e se oggi c’è questa legge dobbiamo ringraziare persone come lui.
Dobbiamo ringraziare Beppino Englaro, il padre di Eluana; ricordate?
Dobbiamo ringraziare Luca Coscioni e i tanti che si sono spesi perchè anche l’Italia si dotasse di una legge di civiltà.
Dobbiamo ringraziare Mina Welby che ha portato avanti la battaglia in nome di suo marito Piergiorgio.
Dobbiamo ringraziare anche quei parlamentari che hanno votato questa legge.

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Bisogna parlare con gli anziani quando stanno ancora bene per capire i timori di chi si avvia a passare gli ultimi anni di vita.
La parola “dignità” per molti di loro ha un valore enorme.
Non è vita stare attaccati ad una macchina.
Non è vita vedersi osservati come esseri diversi da quelli che fino a qualche mese fa erano i tuoi figli, i tuoi amici.
Non è vita non riconoscerli più.
Non è vita non poter più avere nessun tipo di relazione con il mondo che ti circonda.
Bisogna avere la pazienza e la forza di ascoltare i vecchi e non chiudere certi discorsi con una battuta che porta i ragionamenti altrove.
Ricordo certi momenti con mio padre che si preparava a festeggiare i cento anni, ancora in buone condizioni.
Quando gli si parlava di alcuni suoi amici che avevano perso il controllo del proprio corpo, lui esclamava sempre: “Madonna mia, fammi morire prima”.
Ci sono volute tante battaglie e tanto impegno perchè anche l’Italia si dotasse di una legge di civiltà, di una legge di libertà.
Non è una legge che permette l’eutanasia.
Chi vuole smettere di vivere perchè depresso o per altri motivi, in Italia non avrà il permesso di farlo.
Chi però vuole affermare la dignità del proprio corpo e il diritto di morire dignitosamente da oggi può farlo.

Complimenti a mia suocera, una anziana, tranquilla signora brianzola, che oggi si è presa la libertà di affermare un suo diritto.

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Tutte le informazioni e il modulo da compilare le trovate alla pagina internet:

https://www.associazionelucacoscioni.it/compila-il-tuo-testamento-biologico-online/ [4]