Ambiente e Natura

5 marzo… Per non dimenticare

di Antonello Feola

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Nel ricordare l’evento del 5 marzo in cui mio nonno Antonio Feola, detto Totonno Primo, insieme ad altri valorosi compagni isolani, sfidando un mare in burrasca, portò i viveri alla sua Ponza da tempo flagellata dalla fame, devo fare un appunto al quaderno di Ponzaracconta sulla storia dei collegamenti marittimi recentemente distribuito ed in particolare su cosa è accaduto dal 24 luglio 1943, data dell’affondamento del Santa Lucia, al 30 novembre del 1945. È un periodo, quello, che ha significato molto, in senso negativo, per la mia famiglia, in quanto per garantire i collegamenti col continente mio nonno andò in fallimento. Gli furono pignorati i bastimenti e sicuramente questo determinò la sua prematura morte all’età di 50 anni il 9 agosto 1955. Credo che Ponzaracconta che ha come motto “prima che il tempo cancelli le tracce raccogliamo insieme la storia di Ponza e dei ponzesi” abbia il dovere di raccontare quello che veramente è accaduto in quegli anni, che riassumerò brevemente…

Dopo l’affondamento del Santa Lucia, nave di servizio della Span per il collegamento di Ponza e Ventotene col continente, le due isole rimasero in balia di loro stesse, perdute in mezzo al mare.

Mio nonno era armatore di quattro golette-vivaio, la Maria Pace Feola (ex S. Ciro), l’Antonio Feola (ex Narduccio), il Santuario di Pompei e il Gennarino P., con le quali aveva fatto fortuna grazie al trasporto delle aragoste e delle anguille da Biserta a Marsiglia. Spinto dal suo animo generoso e dall’amore verso la sua isola mise a disposizione i suoi bastimenti per il collegamento con la terraferma ed in particolare con Gaeta, Ischia, Napoli. Ovviamente il costo del viaggio era alto, considerate le spese per il mantenimento dei bastimenti e se oggi le compagnie hanno difficoltà a far quadrare i conti senza la sovvenzione figuriamoci allora…

Il Comandante del porto di Gaeta gli organizzò per il 13 agosto 1943 un incontro presso il Ministero della Marina Mercantile con il Generale Ingianni per discutere di una possibile sovvenzione da accordare. Mio nonno si recò a Roma insieme al vicecomandante del porto di Gaeta, capitano Aiello Francesco. Ma (e qui la storia inizia a capovolgersi) Roma in quei giorni è sotto il secondo bombardamento Alleato. Il treno su cui viaggiano mio nonno e il comandante Aiello viene colpito. Mio nonno resta ferito ad una gamba… il comandante Aiello muore! Mio nonno non raggiungerà mai il Ministero avendo a mala pena la forza di tornare a casa!

Anche senza sovvenzione non smette di effettuare il servizio di collegamento delle due isole col continente nella speranza di ricevere, anche postuma, la sua giusta ricompensa.

E con quale mezzo i confinati politici lasciarono Ventotene?

Nel mese di agosto del 1943, in seguito alla caduta di Mussolini, i confinati politici di Ventotene chiedono di essere liberati e tornare in continente in sicurezza con una nave della Croce Rossa, ma il Ministero non concede.

Ecco allora che arriva Totonno Primo da Ponza col suo bastimento!

L’episodio è ben raccontato da Flavio Fornasiero nel suo libro “Cantavamo l’internazionale”, in cui descrive il fatidico momento “…passarono altri giorni ed eravamo ormai ridotti all’estremo limite della sopportazione, quando all’orizzonte finalmente apparve un grosso motopeschereccio. Si trattava de Maria Pace Feola, partito da Ponza per venire a prenderci e portarci in continente. Era il 16 agosto. Per l’ansia di tornare liberi ci accalcammo su quel barcone in quasi quattrocento, troppi rispetto alla sua stazza. Fu una grossa imprudenza, ma per fortuna non accadde nulla, anche perché quel giorno il mare era un olio. Il peschereccio partì puntando su Gaeta, con le fiancate immerse fino all’orlo. Fu un momento di straordinaria euforia, perché pensavamo di ritrovare sull’altra sponda tutti quei contenuti di vita che per vent’anni il fascismo ci aveva odiosamente sottratto. Cantavamo l’internazionale e ricordo che, sulla lamiera zincata del battello, incisi con un chiodo questa frase “Adesso fa più chiaro!”…

Due bastimenti della flotta Feola, il Maria Pace Feola e l’Antonio Feola ancorati nel porto di Marsiglia

Questa è la storia d’Italia! Storia recente. E se a livello nazionale può essere poco importante sapere con quale mezzo e chi ha dato la possibilità ai confinati politici di lasciare Ventotene (gratuitamente!), parlando della storia di Ponza e Ventotene contano i particolari, e se si fa un libro sulla storia dei collegamenti col continente almeno un cenno è dovuto!

In questo periodo ricade l’episodio del 5 marzo 1944 che portò la salvezza a Ponza.

Egli si trovava bloccato ad Ischia con due dei suoi quattro motovelieri per via del brutto tempo e si attivò per far giungere i viveri a Ponza, isolata e affamata.

E sempre In questo periodo ricade la sua sventurata nomina a Sindaco di Ponza da parte del comando alleato. Sindaco di nomina ma non di fatto in quanto impegnato sui motovelieri. Sebbene per soli pochi mesi in carica fu accusato di un ammanco nelle casse del comune e dovette subire processi accusato di peculato e malversazione. L’assoluzione definitiva arrivò nel 1950 dopo lunghi processi che contribuirono ad affondarlo economicamente e moralmente.

Il servizio di collegamento fu effettuato dal 25 luglio 1943 fino al 30 novembre 1945 solo dai motovelieri di mio nonno. Come narra Gennaro Di Fazio nel libro sui collegamenti, la Span aveva cinque mezzi in attivo, ma non ne mandò nessuno a rimpiazzare il Santa Lucia sulla linea di Ponza – Ventotene – Gaeta.

Ma la beffa ancora doveva ancora arrivare…

Nonostante il disservizio prodotto, alla Span andò la sovvenzione per il periodo in cui mio nonno effettuò i collegamenti! Sovvenzione accordata senza alcun merito! Parliamo di tre milioni e mezzo di lire ad anno (immaginate che in quegli anni fu venduto il palazzo dove c’è il bar Onda Marina a trecentomila lire!). Con quei soldi mio nonno avrebbe potuto risollevare le sue finanze ed evitare il fallimento.

Numerose furono le sue richieste al Ministero, che per beffeggiarlo ulteriormente gli rispose che lui aveva svolto un servizio non richiestogli e che se voleva poteva far causa alla Span per farsi dare i soldi e dato che gli accordi dei noli erano stati presi con i comuni a loro spettavano le spese .

Ma ormai non aveva più nemmeno gli occhi per piangere, figuriamoci quelli per fare una causa!

Fino a poco prima di morire scrisse a tutti per avere giustizia: dal Principe di Piemonte (lettera riportata anche da Arturo Foschi nel libro sulla seconda guerra mondiale nella provincia di Latina) al Presidente della Repubblica, al Capo del governo, ai ministri competenti. Tutto invano!

Morì lasciando debiti. La mia famiglia passò dalle stelle alle stalle in senso reale non metaforico, ebbero a che fare per anni con ufficiali giudiziari, pignoramenti dei beni, avvocati difensori e tribunali .

Lasciava tre figli: Maria di ventidue anni, Candida di dodici, Antonio (mio padre) di nove.
Riuscirono a superare i brutti momenti solo grazie alle loro forze e all’impegno particolare di zia Maria e zio Aniello.

Sembra un film con un brutto finale.

Il bastimento Maria Pace Feola

Ora, per tutto questo, non pensate che sia giusto, oltre che doveroso, che Antonio Feola, detto Totonno Primo, meriti di essere ricordato nella storia dei collegamenti marittimi? Mise a disposizione dei Comuni di Ponza e Ventotene i suoi bastimenti per garantire l’approvvigionamento in tempo di guerra, col mare pieno di mine e con il rischio di fare la fine del Santa Lucia senza nessun contributo ne dagli organi centrali che da quelli periferici.

Il popolo di Ponza lo ha ricordato per quanto riguarda l’impresa affiggendo il 5 marzo 2014 una targa commemorativa. Ringrazio don Ramon nel mantenere ogni anno la tradizione del “Triduo della fame”.

A dimostrazione che quanto dico è vero, allego alla presente una serie di certificazioni di Comune di Ponza, della Capitaneria di porto e del Comando Alleato, in cui viene certificato il servizio svolto da mio nonno. Allego libri, spese personali, orari e tratte dei collegamenti, richieste varie di risarcimento che lascio agli storici per le valutazioni del caso e spero ne nasca un dibattito. Spero almeno che se ne parli in modo che egli abbia quei riconoscimenti che gli spettano per quanto ha fatto.

Un caloroso abbraccio
Antonello Feola

In appendice…
i documenti, raccolti in vari file .pdf, relativi alla vicenda amministrativo-burocratica e giudiziaria di Antonio Feola (in corso di caricamento):

Atti e documenti inerenti la vicenda di Antonio Feola Doc 1-8 resized

Atti e documenti inerenti la vicenda di Antonio Feola Doc 9-16. Resized

Atti e documenti inerenti la vicenda di Antonio Feola 17-23

Atti e documenti inerenti la vicenda di Antonio Feola Doc 24-35. Resized

 

Locandina dell’incontro del 29 dic. 2013 su Totonno primo (vedi commento di Antonello Feola)

 

 

5 Comments

5 Comments

  1. Admeto Verde

    5 Marzo 2018 at 19:08

    Tristissima vicenda, questa di Antonio Feola.
    E’ bello che un nipote sia orgoglioso di quanto fece il nonno, e che non risparmi energie per ricordarlo. I miei complimenti ad Antonello Feola per aver riproposto sinteticamente una pagina di storia.
    Non conosco il quaderno pubblicato da Ponzaracconta sulla storia dei collegamenti marittimi, ma se non vi è traccia delle gesta di Antonio Feola, spero che in qualche altro modo sia possibile trattarne. Così come spero che sul quaderno in questione non ci si sia dimenticati di Giacomino Fontanel, ponzese, che negli anni 60, in società con Antonio Colandrea iniziò a fare un po’ di concorrenza alla Span.

  2. Rinaldo Fiore

    5 Marzo 2018 at 21:51

    Caro Feola,
    il tempo, ignaro delle cose umane, è sempre Signore e poi le tue carte parlano da sole! Onore a te, a tuo nonno e alla tua famiglia…

  3. Sandro Russo

    5 Marzo 2018 at 22:11

    Caro Antonello Feola,
    nell’elaborazione del quaderno di Ponzaracconta su “La storia dei collegamenti marittimi” sicuramente il periodo successivo all’affondamento del Santa Lucia è stato omesso; probabilmente per la precipitazione con cui l’operazione editoriale è stata condotta. Escludo che sia stato fatto volontariamente; non ce ne sarebbe stato motivo.
    Come caporedattore del sito da cui sono state ripresi la quasi totalità degli articoli che hanno costituito il testo definitivo, me ne assumo la responsabilità e me ne scuso a nome di tutti i collaboratori, con la promessa che ad una probabile seconda edizione del quaderno, la lacuna verrà colmata.
    Ma detto questo chiedo ad Antonello Feola come mai si fa vivo solo una volta l’anno in occasione dell’Anniversario di suo nonno.
    Vedi Antonello, il sito vive ed ha bisogno di contributi anche negli altri 364 giorni; invece di aspettarti che tutto il lavoro lo facciano gli altri (e alzare il dito di riprovazione in caso di falli), una tua presenza più assidua come lettore e collaboratore sarebbe oltremodo apprezzata.

  4. Antonello Feola

    6 Marzo 2018 at 18:04

    Caro Sandro, il mio non era un rimprovero al Quaderno di Ponzaracconta, bensì un appunto. Ovvero un’integrazione che penso meritevole nella storia di Ponza e soprattutto dei collegamenti col continente. Inoltre queste notizie non è vero che sono venute fuori solo adesso in quanto se ne è parlato nell’incontro tenuto da Gino Usai e Gennaro Di Fazio su TOTONNO PRIMO il 29 dicembre 2013 presso la sala parrocchiale, di cui allego la locandina (annessa all’articolo di base – NdR), patrocinato da Comune di Ponza e Pro Loco. E lì che anche io sono venuto a conoscenza, grazie a Gino Usai, del libro di Fornasiero che parlava di come i confinati lasciarono Ventotene.

    Il lavoro di caporedattore è sicuramente impegnativo e la mia voleva essere un’integrazione ai documenti di Ponzaracconta affinché leggendoli tutti possano avere la consapevolezza di come sono andati i fatti.
    Rifare un nuovo quaderno sui collegamenti non ha senso. L’importante è che la storia sia completa.
    Ti rinnovo i miei saluti e buon lavoro.
    Antonello

  5. Sandro Vitiello

    7 Marzo 2018 at 09:49

    Faccio pubblica ammenda.
    Sono io l’ir-resposabile che non ha inserito la parte che riguarda la vicenda umana e lavorativa di Totonno Primo.
    Purtroppo la raccolta dei pezzi da inserire nel secondo quaderno è stata alquanto caotica (come dice sandro russo) con tempi un pò accelerati dalla fretta di pubblicare il tutto entro la metà di febbraio.
    C’è però un aspetto positivo in tutta questa vicenda.
    E’ nostra intenzione andare in ristampa con questo quaderno appena saremo in condizione di sostenerne la spesa.
    I nostri quaderni si stanno rivelando uno strumento molto richiesto di condivisione della “memoria” della nostra isola. In tanti ci hanno chiesto di pubblicare ancora un po’ di copie del primo quaderno – dedicato ai rapporti tra i pescatori di Ponza e quelli della Sardegna – ormai introvabile.
    Ci prendiamo questo impegno: è solo questione di tempo… e di soldi.

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