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Il sonno della ragione

di Enzo Di Giovanni

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La ferita che mi fa piangere non si vede, non è quella che ho sul corpo, dentro sto molto peggio di come possa apparire esternamente. Non ho mai fatto del male a nessuno, stavo parlando e ridendo con altre tre persone, ora non sarò più libera di girare tranquilla.”
Jennifer Otioto ha 25 anni, e viene dalla Nigeria.

Se sono finito qui è solo per il colore della mia pelle. Non è giusto, siamo esseri umani come tutti gli altri e non si può rischiare di morire senza avere nessuna colpa.”
Gideon Azeke, anche lui dalla Nigeria, anche lui ha 25 anni.
Sono le parole di due delle persone vittime dell’assurdo attentato che pochi giorni fa si è consumato a Macerata. Sono nomi e parole che nessuno ricorderà, perché non fanno appeal, e perché fanno paura a chi semina odio.

“…Ho visto che ci puntava la pistola addosso e ho pensato a spingere via la mia fidanzata”

Fanno paura perché fa paura la verità, fa paura che i simboli dell’invasione, dell’aggressione alla “razza” bianca siano semplicemente uomini e donne, che hanno un nome, ed esprimono dei pensieri, dei sentimenti.
Su queste pagine abbiamo spesso parlato di Mediterraneo, che essendo un mare non ha confini; che accomuna popoli, profumi, sapori, emozioni al punto da arrivare a creare una lingua comune, quella franco-barbaresca chiamata sabir

Da anni temevamo il primo attentato targato ISIS in Italia: è arrivato. Non per mano di un terrorista islamico, ma del suo alter ego, l’altro lato della stessa moneta, fatta di intolleranza, disprezzo della vita, incapacità di rapportarsi con la società umana.
Tralasciamo il profilo psichico del protagonista, un individuo definito dagli esperti border line, chiuso tra palestre, Mein Kampf, saluti romani e odio razziale.
Gli aspetti veramente tristi, terribili di questa vicenda sono altri: il corpo e la memoria di quella povera ragazza, Pamela, violentata e violata una, due, tre volte: dal suo assassino prima, dal suo “vendicatore” poi, ed infine da una intera classe politica che non si è fatta scrupolo di utilizzare quei poveri resti martoriati strumentalmente, a scopo elettorale.
Perché il femminicidio, questo orrendo neologismo, si può commettere più volte sulla stessa persona, e cioè ogni volta che se ne utilizza l’immagine per secondi fini.
Ed ecco che Pamela, vittima delle droghe prima, e di un assassino senza scrupoli dopo, e poi Jennifer, e Gideon vittime della follia razziale, diventano simbolo, non voluto e non richiesto, di qualcosa che semplicemente non esiste.

Intravedere infatti un nesso causa-effetto tra questo atroce delitto, e la tentata carneficina ai danni di almeno 11 persone colpevoli di avere la pelle nera, dà il segno esatto della deriva incontrollata in cui siamo immersi, che è la colpa più grave dell’attuale classe politica.
Fallimento che è di tutti, da destra a sinistra. Fallimento di una politica non più in grado di cogliere le problematiche dei territori periferici, abbandonati al degrado sociale ed economico. Una politica chiusa in se stessa, che non parla alla gente.

Ma se le colpe di una cattiva politica sono di tutte le componenti della nostra democrazia, la deriva xenofoba ha responsabilità ben precise.
Sono decenni infatti, che il centro-destra ha colpevolmente preparato il terreno, strizzando l’occhio alle visioni neofasciste più estreme, sdoganandole ed alimentandole con una escalation continua, fino ad arrivare all’orrendo “La razza bianca rischia di sparire” dell’ex sindaco di Varese, candidato della Lega alle prossime politiche. Affermazione mai smentita…
Quello che manca, in chi soffia sul fuoco dell’esasperazione è proprio ciò che ci si aspetterebbe da chi fa politica: proposte concrete. Forse perché le poche azioni prodotte non sono state proprio eccellenti: a cominciare dalla Bossi-Fini a cui si deve il numero sempre crescente di irregolari (parola sterile che indica non necessariamente delinquenti, ma persone che non esistono socialmente, invisibili a tutti, con tutto il disagio e l’emarginazione che ciò comporta), per finire al colpo di stato in Libia, che di fatto ha sbloccato il canale attualmente più utilizzato (e più vicino alle nostre coste) dai migranti in fuga.

Insomma: lanciare la pietra e nascondere la mano, atteggiamento quanto meno schizofrenico per una forza, la destra di Berlusconi e Salvini, che è stata ed ambisce ancora ad essere di governo.
In realtà di schizofrenico non vi è nulla: è una regia oculata che, tra una fake news e l’altra, per interessi di bottega, irresponsabilmente incita all’intolleranza, facendoci precipitare in un tunnel dai risvolti imprevedibili.

Con tanto di slogan ad effetto.
Ad esempio: “Aiutiamoli a casa loro!
Quale casa?
Quelle che contribuiamo a bombardare, in Medio Oriente come in Africa, con le industrie produttrici di armi, che nella Sardegna in cui chiudono miniere e fabbriche sono una delle pochissime fonti occupazionali attive?
O per casa si intendono, in senso lato, quei territori che sfruttiamo da sempre, depredandoli di immense risorse minerarie, petrolifere ed alimentari, che vanno ad arricchire solo le multinazionali occidentali lasciando povertà e territori devastati?

Possiamo solo immaginare il percorso delle tante Jennifer, costrette a lasciare la propria terra affrontando un lungo viaggio della disperazione, subendo continue violenze fisiche e psicologiche, passando mesi in quei terribili lager in Libia dove non entrano diritti ed umanità, affrontando poi il Mediterraneo a bordo di carrette, col terrore di non riuscire a toccare l’altra sponda, cercando infine di sfuggire alla rete di criminalità che schiavizza uomini e donne, nei campi di pomodoro o sui marciapiedi.
Possiamo solo immaginarlo, perché nessuno andrà mai a chiederglielo: quella frase in apertura Jennifer se l’è pagata con un foro di proiettile in spalla meritandosi un veloce passaggio in cronaca nazionale, e tanto basta.

Nota della redazione
Due articoli de la Repubblica, dell’altro ieri e di ieri (6 e 7/2, rispettivamente di Stefano Folli e di Michele Serra), toccano il tema della flebile risposta della sinistra ai fatti di Macerata.
Li pubblichiamo in un unico file .pdf, per chi vuole approfondire:
La questione immigrati e la sinistra italiana

Vignetta di ellekappa da la Repubblica di oggi 8 febbr. 2018

 

Allegato di Sandro Russo (leggi sotto in Commenti)

L’Ordine delle Cose, di Andrea Segre; Italia, Francia, Tunisia; 2017, con Paolo Pierobon, Giuseppe Battiston, Valentina Carnelutti.

“Andrea Segre prosegue il suo viaggio attraverso le condizioni esistenziali di chi migra e di chi si trova a confrontarsi con il fenomeno. Questa volta però sposta in modo considerevole il punto di vista. Non più la comunità lagunare di Io sono Li (sul sito leggi qui) o quella montana di La prima neve (solo per rimanere ai film di finzione) ma un emissario (ex poliziotto) del Ministero impegnato a trovare una soluzione all’afflusso di migranti dal continente africano” (da www.mymovies.it).

 

5 Comments

5 Comments

  1. Sandro Russo

    8 Febbraio 2018 at 12:30

    Enzo, hai nominato la questione degli imbarchi dalla Libia e la sciagurata frase “Aiutiamoli a casa loro”.
    Un film recente, di qualche mese fa – uscito per caso proprio mentre tutti plaudivano al “brillante” accordo di Minniti con i politici e i boss degli scafisti libici (con un’anticipazione che a volte la sensibilità artistica dimostra, dal momento che il film è stato pensato, girato e montato poco meno di un anno prima) – proprio di questo trattava…
    Attraverso una storia esemplare mostrava cosa quella frase significa in realtà: “Chiudiamoli dentro ben bene e buttiamo la chiave!”. Che poi i flussi migratori siano inarrestabili e possano solo (con difficoltà) essere gestiti ma non soppressi, è qualcosa che gli stupidi e gli struzzi non riescono a capire.

    Lo locandina e qualche informazione sul film sono allegate all’articolo di base

  2. Enzo Di Giovanni

    8 Febbraio 2018 at 14:23

    Ho appena letto il bel pezzo, e non è una novità, di Adriano Madonna. Mi è venuto da sorridere al pensiero dei pinguini emigrati dal sud, e del loro adattamento all’ambiente. Chissà se hanno avuto problemi sociali ad adattarsi, oltre a quelli ambientali. Probabilmente no, ma se anche fosse, la natura si autoregola in fretta, senza le sovrastrutture culturali tipicamente umane, che portano a distorcere la realtà e ad inventarsi categorie.
    Decisamente siamo elementi più complessi dei pinguini: nel caso specifico abbiamo massacrato mezzo mondo, derubato risorse e anziché pagarle, abbiamo imposto un debito. Come se non bastasse, cerchiamo di “aiutarli” a casa loro buttando la chiave ma aprendo nel contempo un portone (la Libia, appunto), avendo per giunta anche il coraggio di stupirci dell’invasione.
    C’è qualcosa che non mi torna…

  3. silverio lamonica1

    8 Febbraio 2018 at 17:47

    D’accordissimo con Enzo. Tuttavia non posso sottolineare una presenza sulle strade delle varie città, grandi e piccole, di immigrati che chiedono l’elemosina (depenalizzata dalla L. 25.6.99 – Art. 18, da non confondere con l’altro articolo 18 Statuto Lavoratori superato dal Jobs Act). Ebbene, questi ragazzi di sanissima e robustissima costituzione, col cappello in mano, non potrebbero essere coinvolti in progetti sul territorio come avviene ad esempio in un centro di Roma? Perché il Governo e il Parlamento non legiferano su una questione così delicata? Anche perché molti di loro, preda di vari racket, devono consegnare il magro “raccolto” ai vari boss di quartiere, come mi faceva notare un finanziere in pensione.
    Per maggiore chiarezza allego un file illuminante. http://roma.repubblica.it/cronaca/2017/09/28/news/castelnuovo_di_porto_cosi_migranti_e_volontariato_riqualificano_il_territorio-176777935/?ref=nrct-5

  4. vincenzo

    9 Febbraio 2018 at 09:54

    Quale governo può risolvere queste problematiche? Quello attuale ha dimostrato di essere incapace e quelli passati hanno tentato con i respingimenti, certamente di numeri inferiori a quelli attuali, perché allora c’era ancora Gheddafi ad arginare e non c’era l’ISIS e la catastrofe della Siria.

    L’emigrazione, come tutte le problematiche importanti compreso il lavoro sono scappate di mano ai governi nazionali e sono gestite da mani invisibili. Sono gli interessi delle multinazionali, delle banche finanziarie, delle industrie degli armamenti che hanno in mano il destino della natura e dell’uomo. Noi assistiamo e veniamo anche condizionati da campagne mediatiche costruite. Quello che accade poi fuori delle nostre case oppure di fronte ai nostri orizzonti visivi sono solo gli effetti di bombe mediatiche fatte scoppiare in varie parti del mondo. Si creano le emergenze per poi fare l’affare su queste.
    Anche la natura subisce queste azioni per avidità di parte. Noi non siamo capaci di contrastare gli effetti della avidità dell’uomo figuriamoci poi se saremo capaci di contrastare la rabbia inesorabile dei fenomeni naturali che comunque avvengono, da milioni di anni cioè anche prima della presenza dell’uomo. Noi con le nostre volontà perverse stiamo anzi accelerando la distruzione del nostro pianeta.

    Non c’è speranza: vedere gente che s’incazza nei quartieri delle nostre periferie contro gli immigrati o vedere gente perdere il lavoro (perché la sua fabbrica appena ristrutturata licenzia nella sua nazione e al contrario assume in un’altra nazione europea), vedere giovane stuprate e sgozzate, per poi subire leggi elettorali come quella di oggi che risuscita gli zombi, bene, queste sono le conseguenze del teatrino preparato dai perversi neoliberisti sempre più globalmente vincenti.

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