Ambiente e Natura

Diritti inquinati, il libro-denuncia di Nicola Lamonica

recensione di Silverio Lamonica

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Devo premettere che Nicola Lamonica, già docente di Matematica, di Sicurezza Navale e Navigazione dell’Istituto Tecnico Nautico “Francesco Caracciolo” di Procida, è mio cugino: i nostri genitori erano fratelli. Tanto per chiarire il comune cognome.

A partire dall’ultimo decennio degli anni ’90, in qualità di Consigliere comunale e poi di Assessore del Comune di Forio d’Ischia, l’autore di questo saggio – militante comunista – si è interessato attivamente dei trasporti marittimi delle isole partenopee. Finché, proprio all’inizio di questo secolo, quando cominciò a profilarsi la privatizzazione delle linee di collegamento del gruppo “Finmare” (Tirrenia, Toremar, Caremar, Siremar ecc.) e nel Golfo di Napoli i vari armatori privati, con mezzi “inadeguati” cominciavano a condizionare il trasporto pubblico gestito dalla Caremar, Nicola Lamonica assieme ad altri concittadini ischitani, il 30 ottobre 2000 fondò il “Comitato per un Nuovo Trasporto Marittimo”. L’anno successivo, il 24 marzo 2001, il Comitato si trasformò in Associazione Utenti del Trasporto Marittimo del Golfo di Napoli” la cui sigla è “AUTMARE”.

Da allora l’Associazione si è cimentata in una dura battaglia in difesa del servizio pubblico, sempre più condizionato dagli armatori privati, i quali, in barba al criterio della libera concorrenza, pensarono bene di formare un vero e proprio cartello: “Associazione Cabotaggio degli Armatori Partenopei (ACAP)” nel febbraio 2007. Forti di tale oligopolio, si spartirono “gli accosti”, ossia i porti delle varie isole in cui operare, fecero sentire alta la loro voce contribuendo a livellare in alto le tariffe anche del vettore pubblico; rivendicarono benefici di sgravi di contributi, minacciando e ricorrendo anche a continue serrate, incuranti della interruzione del pubblico servizio. La lotta dei soci AUTMARE si trasferisce anche nelle piazze, viene coinvolto nella vertenza addirittura un ministro della repubblica. L’Associazione continua a denunciare gravi anomalie, tra cui i turni massacranti di lavoro dei marittimi, pretesi dagli armatori privati che intanto si sono aggiudicati la gestione della Caremar con la complicità dei politici nazionali ( tra cui – guarda caso – uno degli armatori in questione) e regionali sia di centrodestra che di centrosinistra.

Le traversie illustrate da Nicola Lamonica in ben 428 pagine, con una documentazione più che esauriente, dovrebbero far riflettere i cittadini e soprattutto gli utenti, ossia i passeggieri di questi mezzi destinati a diventare sempre più obsoleti, più che i politici, ormai tutti appiattiti sul privato, molti di loro confondono il monopolio e l’oligopolio privato con il libero mercato che è ben altra cosa, perché sinonimo di concorrenza e quindi di offerta di servizi sempre più aggiornati e quindi migliori. Anzi uno degli armatori napoletani querela più volte per diffamazione Nicola Lamonica, puntualmente scagionato dalla magistratura.

È una lotta impari, tanto è vero che il cartello degli armatori privati ha la meglio, infatti verso la metà del 2015 ai vertici della Caremar (Campania Regionale Marittima) ci sono gli stessi armatori privati del suddetto “cartello”.
La medesima cosa accade con la Laziomar, creata dalla Regione Lazio, con due traghetti e due aliscafi avuti dalla Caremar. Sempre i medesimi armatori napoletani sono tuttora ai vertici della Laziomar. E a dire che la Laziomar nacque proprio allo scopo di affrancare le isole ponziane, considerate – forse a torto – una insignificante appendice delle isole partenopee, dal traffico del golfo di Napoli.

Dalla lettura attenta di questo saggio, in cui il privato la fa da padrone, appare evidente che lo Stato Italiano, a partire dall’ultimo decennio del secolo scorso, cerca di liberarsi del “pesante fardello” del trasporto pubblico marittimo perché diventato troppo oneroso per le finanze pubbliche. Tale disegno rientra indubbiamente nel famigerato “contenimento della spesa pubblica” che, guarda caso, non sfiora minimamente i parlamentari, i consiglieri regionali ed i boiardi di stato, i cui emolumenti lievitano sempre di più.
Lo Stato, con la gestione diretta del trasporto marittimo, doveva sobbarcarsi il puntuale ammodernamento del naviglio; si pensi alle navi Tragara, Isola di Ponza, Partenope ecc. che negli anni ‘60 sostituirono le ormai obsolete Mergellina, Equa … e che a loro volta, dopo nemmeno 20 anni, a metà degli anni ’70 furono soppiantante dai nuovi imponenti traghetti: Sibilla, Quirino … e poi ci fu l’introduzione degli aliscafi negli anni ’80 e infine negli anni ’90 il varo delle navi veloci Isola di Procida, Isola di Capri e così via. Uno sforzo notevole di rinnovamento che investiva, negli anni, anche le altre compagnie del gruppo Finmare: dalla Tirrenia alla Toremar alla Siremar e Saremar; miliardi di lire venivano continuamente investiti per aggiornare il naviglio pubblico e per renderlo sempre più confortevole e sempre più rispondente ai criteri di sicurezza della vita umana in mare. Con tale spesa si sovvenzionava anche la cantieristica nazionale che lavorava quasi a pieno ritmo. Lo Stato allora teneva in grande considerazione le necessità di chi, per scelta, decideva di vivere nelle piccole isole.

Ed ora? I tagli alla spesa pubblica, perché richiesti dall’Europa (così si vocifera) affidano totalmente al privato anche la sicurezza della vita umana in mare. Attualmente è stato loro regalato un naviglio ancora efficiente, per cui possono vivacchiare per almeno altri trenta, quaranta anni (i nostri figli e i nostri nipoti verificheranno). Intanto si ostinano a mantenere mezzi non più idonei, spesso causa di gravi incidenti quali l’incendio dell’aliscafo Aligiulia del dicembre 2003; fino all’ultimo incidente accaduto a Ponza, nel dicembre scorso a causa di un’onda anomala, fortunatamente senza vittime, più che d’un aliscafo si tratta di un catamarano, che chiaramente non si è dimostrato idoneo a solcare il mare aperto che separa Ponza dal continente. E su questo avvenimento siamo curiosi di conoscere gli esiti di una eventuale inchiesta della Capitaneria di Porto di Gaeta e/o di Circomare Ponza (qualora sia stata disposta), preposti a vigilare sulla sicurezza della vita umana in mare.

In conclusione la risposta doverosa degli armatori privati che ora gestiscono totalmente il servizio pubblico, alla lunga requisitoria di Nicola Lamonica dovrebbe essere la seguente:

  • rendere pubblico il loro programma di ammodernamento del naviglio, specificare se si tratta di navi “fresche di cantiere” oppure di seconda, terza, quarta mano.
  • rendere pubblica la composizione degli equipaggi di ciascuna nave e i relativi turni, evitando stress psicofisico, pregiudizievole alla sicurezza della vita umana in mare.
  • Impegnarsi a non far lievitare oltre i prezzi dei biglietti, dati i più che lauti contributi pubblici.

Finché i privati percepiscono il denaro del contribuente, per assicurare i servizi pubblici, è più che doveroso, da parte loro, renderne pubblicamente conto.

 

 

Presentazione del libro a Procida e a Ischia il 16 dicembre 2017
Da www.ilprocidano.it, di Guglielmo Taliercio: Nicola Lamonica presenta a Ischia e Procida il libro “Diritti Inquinati” 

– a Procida alle ore 10,30 presso la sede del Circolo Capitani e Macchinisti
– a Ischia alle ore 17 nel Bar Calise nella Pineta

2 Comments

2 Comments

  1. silverio lamonica1

    17 Gennaio 2018 at 14:00

    Ricevo da Nicola Lamonica.
    Grazie Silverio, mio fraterno cugino! Con il tuo scritto dai un valore aggiunto al mio lavoro per i contenuti che esprime e per la vicinanza tra le isole e le loro problematiche nello specifico settore. Sono convinto che la presentazione a Ponza che stai preparando sarà illuminante e anche scatenante, come spero. Un abbraccio.

  2. vincenzo

    19 Luglio 2018 at 21:02

    E se si riparlasse di rendere di nuovo questi servizi di competenza dello Stato e delle Regioni?

    I Privati hanno fallito! Servizi vitali come l’acqua e i collegamenti marittimi devono tornare alle Regioni.

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