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Ogni tanto penso al faro della Guardia…

di Enzo Di Fazio

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Ogni tanto penso al faro della Guardia.

Mi capita di farlo quando incontro qualcuno che mi chiede che ne è stato di quel gigante del mare che aveva sostenuto, durante la campagna FAI 2012, come luogo del cuore da salvaguardare; mi capita quando mettendo un po’ d’ordine ai numerosi fogli conservati un po’ qua un po’ là incrocio uno dei tanti ritagli di giornali che in quel periodo parlava del faro; mi capita quando, oggi, leggo di come alcuni imprenditori, visionari e pragmatici insieme, cercano grazie al progetto Valore Paese-Fari di fare impresa realizzando un sogno.
E’ il caso del faro di Punta Fenaio [2], il primo a tagliare il traguardo di una nuova vita,

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e quello di Punta del Capel Rosso [4] , in corso di completamento, entrambi all’isola del Giglio.

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Il faro di Punta del Capel Rosso compare in una scena del film
“La grande bellezza” di Paolo Sorrentino, premio Oscar 2014 miglior film straniero

Mi capita infine quando ripenso ai risultati del bando con il quale il faro sarà dato in concessione ad una società di Cagliari per farne 4 suite con un ristorante ed un piccolo teatro polifunzionale.
E’ del giugno del 2017 l’ufficialità della notizia ma da allora solo silenzio. Ecco qui mi smarrisco per tutta una serie di considerazioni che mi vengono alla mente e faccio fatica ad immaginare quale svolta possa avere il faro della guardia e soprattutto da quando.
Non ci sono indiscrezioni sulla società New Fari srl di Cagliari. Potrebbe far capo, per una semplice associazione di luoghi e di esperienze, al geniale imprenditore cagliaritano Alessio Raggio, esperto del settore e nome legato alla ristrutturazione e alla rinascita del Faro Capo Spartivento di Domus De Maria (Ca), il primo esempio in Italia di recupero, peraltro ottimamente riuscito, di un faro per finalità turistico-ricettive (in calce all’articolo un interessante video).

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Non ci sono indiscrezioni sul progetto e sulla sua fattibilità. Un enorme silenzio avvolge la vicenda a dimostrazione probabilmente delle difficoltà di mettere mano ad una situazione che presenta incognite enormi.
Ciò che meraviglia è che l’esistenza dei noti divieti di accesso e la necessità di effettuare notevoli interventi di messa in sicurezza non abbiano impedito di offrire un canone di fitto di circa 96.000 euro annui, in assoluto il più alto finora tra quelli offerti nei primi due bandi. Nella sua apparente irrazionalità economica sembra sia stato fatto apposta per tagliar fuori ogni possibile concorrente. Ovviamente ci fa onore che un bene come il nostro faro sia tenuto in così alta considerazione ma mi chiedo pure come possa essere ammortizzato in soli 17 anni (questa la durata della concessione) un costo così elevato, cui va aggiunto quello previsto per la ristrutturazione di oltre 1.350.000,00 euro di partenza. I prezzi delle quattro suite con la necessaria ristorazione dovranno essere per forza elevatissimi e non riesco ad immaginare che la struttura possa funzionare tutto l’anno.
Certo un luogo del genere ha particolare fascino non solo nelle notti estive di luna piena e cielo stellato ma anche quando vi imperversa la tempesta. Sarebbe bello per gli amanti di emozioni forti poterselo godere in qualsiasi stagione come solo ai guardiani o a chi come me vi ha vissuto per tanto tempo è stato consentito. Ma bisogna arrivarci sul quel ciclope e l’immaginazione assieme ai sogni si frantumano di fronte a questo grande dilemma.
La domanda che mi sono posto fin da quando il faro è stato messo sul mercato è sempre la stessa… Come pensano quelli che avranno il compito di recuperarlo, nella fattispecie la New Fari srl, aggirare l’ostacolo della caduta massi?

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Questa domanda se la pongono tutti quelli che conoscono bene la situazione del faro, come me o come il cugino fanalista Cristoforo che ogni tanto ancora ci va per necessità di servizio o come l’amico Biagio Vitiello con cui spesso ci scambiano considerazioni ed idee.
Recuperare il sentiero, l’unica strada per poterne consentire l’utilizzo durante tutto l’anno, è impensabile. Recuperare lo sbarcatoio, quello sì, ma è necessaria la messa in sicurezza dello stesso e di gran parte della falesia che lo sovrasta. Inoltre lo sbarcatoio va bene solo quando il tempo è bello e sappiamo che nemmeno d’estate non sempre è un attracco sicuro, essendo esposto ai venti e ai mari di sud sud-est come scirocco, mezzogiorno e libeccio.

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Qualcuno ha pensato ad una piccola pista per elicotteri ma stante ai rigidi paletti del bando, a meno di stravolgimenti, non dovrebbe essere possibile costruirla. Quindi tante incognite e tante domande tuttora senza risposte. Verranno? Lo spero tanto poiché senza manutenzione, il tempo non gioca a favore del nostro faro nonostante continui ad illuminare la rotta dei naviganti, maestoso e solitario dominatore sulla punta estrema del faraglione.

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Intanto nell’auspicio che qualcosa si muova mi piace pensare alla parte culturale del progetto.

Incuriosisce non poco l’idea del teatro polifunzionale. Certo per un teatro en plein air la location è perfetta. Ve li immaginate il piazzale o il terrazzo del faro come palcoscenici per accogliere i tantissimi racconti che la letteratura del mare propone? Scene di avventura come quelle tratte dalle pagine conradiane o di viaggi come quello di Ulisse, il primo naufrago costretto ad affrontare l’ira di Poseidone o dell’indomito Achab alle prese con l’ignoto della notte nella caccia a Moby Dick, in quell’ambiente non potrebbero che esaltarsi.

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Suggestioni ed emozioni potrebbero venire anche dal racconto di semplici storie di fari, di guardiani, di solitudine, di anime salvate e di naufragi. Pensate alle rappresentazioni nelle notti di luna piena, ai monologhi e ai versi di poesie di Fernando Pessoa, di Kahlin Gibran, di Nazim Hikmet con le parole accarezzate dalla brezza marina e i fasci dei raggi luminosi del faro pronti a rubarle per portarle altrove…

E’ più forte di me… non riesco proprio a credere che il faro della Guardia, questa suggestiva presenza del nostro tempo, non abbia un futuro.

 

Marina Militare – Capo Spartivento – Successo di una Riconversione [12]

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Commento di Sandro al Faro della Guardia di Enzo

Apprezzo molto, di Enzo di Fazio, il rigore e la perseveranza con cui segue i temi che gli sono affidati. Il questo caso la riproposizione – in chiave sia letteraria che pragmatico-gestionale – del problema del Faro della Guardia.
Lo spirito proustiano che lo anima mi pare evidente dal titolo: “Ogni tanto penso al faro della Guardia…”.
…E su questa traccia vorrei proseguire.
Per le persone della nostra generazione il faro è stato come “uno di famiglia”, una presenza immanente, maestosa e benevola. A parte Biagio e Enzo che ci hanno vissuto momenti irripetibili dell’infanzia, altri lo ricordano per esserci andati ogni anno, come per un rito, a fare “Pascone”; qualcuno lo ricorda come scuro e incombente, ma in fondo rassicurante, nelle sue pescate “a totani” (leggi e guarda qui [13]); perfino i cacciatori – tra cui io non mi annovero -, ne avranno un loro ricordo “romantico”.

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Ci si andava d’estate, col caldo e il sale sulla pelle, nel frinire delle cicale e nelle mezze stagioni, fosse anche soltanto per farsi “una canna, ’nu speniéll’” con il mare davanti e la sua mole di lato; forse i cacciatori anche d’inverno…

[15]Foto di Salvo Galano

Ma mi chiedo… con la chiusura della stradina di accesso che sovrasta e taglia ’a scarrupata, col deterrente dei massi che l’hanno in parte resa inagibile, ormai abbandonata, in disuso, come faranno i giovani a serbarne la memoria? Come potrà la mole del Faro far “la guardia” ai loro ricordi, come è stato per noi?

L’abbiamo lasciato andare; tutte le Amministrazioni comunali che si sono succedute hanno omesso anche l’ordinaria manutenzione, spaventate dalle misure straordinarie da intraprendere, fuori dalla loro portata, e il risultato è l’abbandono di oggi… ossia che il Faro è lontano dagli occhi e dai pensieri di tutti.

Grazie Enzo, per ricordarcelo, di tanto in tanto.

 

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Le foto inviate da Biagio Vitiello