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Soli al comando, di Bruno Vespa

recensione di Silverio Lamonica

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Ho ricevuto una strenna natalizia molto gradita: l’ultima fatica di Bruno Vespa – Soli al Comando – RAI- ERI Mondadori, 1^ edizione ottobre 2017.

In poco meno di cinquecento pagine, il bravo giornalista televisivo riassume gesta, vita e “miracoli” dei vari protagonisti della scena politica mondiale nel corso dell’ultimo secolo: dagli anni ‘20 del Novecento ai nostri giorni.

E’ un lavoro di tutto rispetto perché l’autore, oltre ad utilizzare – come ovvio – i suoi innumerevoli “incontri ravvicinati” coi protagonisti della politica italiana e non solo, suoi contemporanei, ha sapientemente consultato una enorme quantità di testi autorevoli, specie per descrivere i protagonisti della prima metà del novecento, da Hitler e Mussolini a Stalin, Franco, Churchill, Mao… Un lavoro certosino e immane e che va gustato con la massima attenzione.

Ho letto qualcosa di simile, mesi fa, con il testo del prof. Emilio Iodice – Ritratti di Leadership da Cesare ai tempi moderni. Con la differenza che il docente universitario statunitense focalizza maggiormente il carattere dei vari protagonisti della storia, per ricavare una formula da applicare nella preparazione della futura classe dirigente, per cui spazia in un periodo assai ampio della storia, oltre due millenni. E la formula che ne trae è: il coraggio nel saper affrontare i vari problemi e le situazioni più disparate ed improvvise.

Nel nostro caso, invece, il grande giornalista italiano si sofferma sulle vicende degli ultimi cento anni della storia mondiale e italiana, anche se – in fondo – la molla che muove ciascun protagonista resta sempre il coraggio delle proprie azioni, nel bene e nel male, e la conseguente strategia nel portare avanti il proprio programma, costi quel che costi.

L’opera si divide sostanzialmente in due parti: la prima riguarda la politica internazionale dagli anni ’20 del secolo scorso fino ai nostri giorni, in cui vengono descritti anche l’ascesa al potere, i trionfi e la caduta di Benito Mussolini e si conclude con il premier nord coreano Kim Jon-un. La seconda parte tratta della politica italiana da Alcide de Gasperi fino a Beppe Grillo e Luigi di Maio.

Nella seconda parte, con molta passione viene descritta la figura di Aldo Moro; l’autore, tra l’altro, curò la telecronaca diretta (RAI) dei funerali dello statista assassinato.

Nella tarda mattinata di quel 9 maggio 1978 la tristissima notizia giunse anche a Ponza dove una delegazione della D.C. locale, capeggiata dall’attuale sindaco Ferraiuolo, allora segretario, con alcuni militanti tra cui Mario Assenso, Luciano Gazzotti, Mario Iozzi ed altri si recarono nella sede municipale comunicando al sindaco Mario Vitiello e a me vicesindaco, la triste notizia.
Dopo qualche minuto scendemmo e davanti al Monumento ai Caduti, in una piazza gremita, commemorammo la figura dell’illustre scomparso. L’allora segretario Ferraiuolo tenne un discorso dai toni molto pacati – come del resto è nelle sue corde – rivolgendosi direttamente al defunto e ne commemorò la figura soprattutto dal punto di vista umano: “Caro Aldo…”.
Per conto dell’Amministrazione comunale, toccò a me completare la cerimonia commemorativa. Dopo aver brevemente illustrato i meriti dello statista, non ultimo quello di voler cambiare in meglio la società italiana con il contributo del P.C.I. (di cui allora facevo parte) mi scagliai – con toni vibranti – contro gli assassini di Moro che definii volgari criminali comuni, che nulla avevano di politico, perché la dialettica politica avviene con la parola, non con le armi.

Vespa, con la sua ricerca molto meticolosa, porta alla luce particolari storici di rilievo non trascurabili. Io, ad esempio, ignoravo del tutto il passato da extraparlamentare di Gentiloni, attuale presidente del Consiglio: fu collaboratore della rivista “Guerra e Pace” di Luciana Castellina, la quale, appena seppe della nomina a primo ministro del suo ex collaboratore, osservò: “Gli volevo tanto bene. Da extraparlamentare era tanto bravo. Poi non so che cosa gli è capitato …” Ma di particolari assolutamente nuovi ce ne sono tanti altri e non intendo togliere al lettore il gusto di scoprirli.

Un ruolo non secondario, in questo volume, hanno le donne: mogli, compagne, amiche dei vari personaggi illustri; si pensi ad esempio ad Eleanor “la più amata first lady americana”, moglie del Presidente Roosevelt e al suo legame con la giornalista Lorena Hickok. Livia Danese, la discreta moglie di Adreotti, “la marescialla”, che fu al fianco del marito- pluriaccusato – fino alla fine e che dopo soli due anni lo seguì nella tomba. E poi Eleonora Chiaravalli, moglie di Aldo Moro e infine alle grandi protagoniste della politica: da Margareth Thatcher ad Angela Merkel a Nilde Iotti accomunate da una robusta e severa educazione giovanile che fu alla base dei loro futuri successi politici.

Di tanto in tanto nel volume appare il “lato frivolo” della donna: dalle “donnine” che di volta in volta venivano ricevute dal Duce a Palazzo Venezia, alle “olgettine” di Berlusconi, “suo errore imperdonabile, perché si trattava di giovani donne non selezionate propriamente tra i gruppi di preghiera della locale parrocchia” (scrive Vespa a pag. 424). Questi aspetti più o meno piccanti a carico delle donne, me li sarei risparmiati.

Comunque, a parte tale “neo”, c’è da dire che si tratta di un’opera molto consistente e documentata e che potrà rappresentare una fonte preziosa per studi e ricerche future.

Di Silverio Lamonica in condivisione con www.buongiornolatina.it [2]