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Su e giù per Ponza (3). La neve

di Francesco De Luca

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Il freddo, l’isolamento, l’età mi hanno impigrito, lo ammetto. Ma con la presenza della neve mi sono scrollato di dosso l’indolenza e sono andato in giro.

Della neve nemmeno l’ombra, visto il tempo intercorso, ma qualcosa ha lasciato. L’ho avvertito dalle parole: avevame fatto pure ‘u pupazzo ‘i neve. Cca, proprio cca, mmiezz’ a curteglia!

E’ stata una soddisfazione grande. Forse covava da tempo nell’intimo dell’archivio-desideri.

I disagi della neve sulle strade, nei condomini, nelle infrastrutture sociali non ci sono stati perché non avrebbero avuto alcun appiglio reale. Ci sono stati soltanto la meraviglia, l’allegria derivata, l’appagamento per un regalo inaspettato. La natura ci è amica, lo sappiamo bene, ma adesso si è rivelata la più cara fra tutte, quella ‘del cuore’. Ci ha portati in televisione, senza alcun merito da parte nostra.

Questo giudizio mi porta a dire che, in verità, i meriti che possono essere attribuiti alle scelte della comunità isolana sono pochi. Noi, a Ponza, si brilla più per le meraviglie che la natura ha donato a questo scoglio.

Questo argomento, però, non è molto condiviso. L’ho espresso ad alcuni amici in sosta nelle adiacenze della Chiesa a Le Forna. Non hanno gradito, hanno fuorviato il discorso e, quatti quatti, si sono defilati.

Di faccia c’era il fortino del Papa. Sta rovinosamente franando. E che dire della discesa di Cala Inferno? Quei gradini hanno scritto pagine di storia di Le Forna ed ora si aspetta che i crolli seppelliscano anche nella coscienza storica quello che le vicende hanno significato. Ci sono aspetti della nostra realtà che potrebbero portarci merito. Dovremmo tenerci di più.

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Il passato è meno forte del presente. Questo urge, si impone, fora il video. Come la neve a Ponza!