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La Cisterna della Parata

la Redazione

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“Prima che il tempo cancelli le tracce, raccogliamo la storia e la cultura di Ponza e dei Ponzesi”: è il nostro motto, la nostra mission, la nostra ragion d’essere… e anche  la nostra fissazione!
Abbiamo in archivio un centinaio di scritti di archeologia e buona parte trattano degli impianti idrici realizzati dai Romani e di cisterne.

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Ci piace ricordare che il primo scritto sul tema [3], pubblicato a giugno 2011, era firmato da Ernesto Prudente; era tratto da Biografia di un paese, che abbiamo avuto l’onore di pubblicare integralmente in 6 puntate.

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Nel 2013, in occasione dell’apertura della Cisterna della Dragonara, esprimemmo plauso all’amministrazione Vigorelli che aveva portato a termine l’operazione.
A detta dello stesso Ernesto, la Cisterna della Dragonara era in buono stato; l’apertura al pubblico aveva richiesto la ripulitura, la messa in sicurezza, la realizzazione dell’impianto di illuminazione.
Lavori analoghi furono necessari per l’apertura della Cisterna del Comandante, avvenuta nel 2016.

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Ben altro impegno avrebbe richiesto il recupero della Cisterna della Parata.
Crediamo di aver ben documentato lo stato in cui versa.
Ci limitiamo a rimandare agli articoli, partendo da quelli più recenti.
Il 25 settembre 2016 Rita Bosso scriveva: “Oggi la cisterna versa in uno stato pietoso: è stata utilizzata come discarica, come terra di nessuno in cui costruire bagni e ambienti vari, estensioni delle abitazioni adiacenti di via Umberto. La cisterna di via Parata è, a rigore, l’unica da recuperare e, successivamente, rendere visitabile e fruibile; il recupero avrebbe un significato non solo in termini archeologici e storici ma anche in termini di legalità” (leggi qui) [6].
Le foto pubblicate il giorno successivo – e che corredano l’articolo di oggi – documentavano lo scempio.

Poche ore dopo Latina Oggi pubblicò un comunicato [7] del sindaco Vigorelli, corredato da altre foto; il sindaco dichiarava di essere entrato nella Cisterna ad agosto, di averne constatato lo stato di degrado e concludeva con un impegno: “Ci vorranno molti soldi. Proprio tanti soldi. Li troveremo. Riportare alla luce i segreti archeologici non è una spesa. E’ un investimento per il futuro di Ponza.”

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Dal febbraio 2017 la Cisterna figura tra i beni che possono beneficiare dell’Art Bonus [9]; all’iniziativa non è stata data alcuna pubblicità. Nel documento si quantifica in 200mila euro la spesa per il recupero: cifra impegnativa ma non stratosferica.
E’ evidente che non sono i costi a bloccare l’intervento di recupero, ma gli abusi commessi all’interno della Cisterna e documentati dalle foto.

Noi continuiamo a registrare che, al momento, nulla è stato fatto per il recupero del più importante bene archeologico di Ponza.
Raccogliamo la storia e la cultura di Ponza. Non è il tempo che cancella le tracce: sono gli abusi, le omissioni, i silenzi.

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